Orange Road: iconico anche a distanza di più di trent’anni

Luci stroboscopiche, capelli cotonati, abbigliamento appariscente e colorato, musica pop, synth e rock sulle cui note ballare fino a tarda notte. Tutto questo e molto di più fa da sfondo a Kimagure Orange Road, il manga più famoso di Izumi Matsumoto, qui in Italia conosciuto per la sua trasposizione animata dal titolo assurdo, tipico delle operazioni Mediaset: È quasi magia Johnny.

Nonostante da noi sia arrivato prima il suo anime, anche il manga di Orange Road ha saputo farsi strada nel cuore dei lettori italiani, che per fortuna non si sono lasciati ingannare dalle censure: l’opera di Matsumoto è un inno alla giovinezza e ai primi amori, quelli un po’ goffi ma proprio per questo i più romantici, da batticuore sia per i momenti più dolci che quelli un po’ piccanti (ma senza volgarità fine a sé stessa), ma concentrandosi in particolare sul punto di vista di un ragazzo decisamente alle prime armi nell’esperienza amorosa.

Orange Road: quando il protagonista non è davvero il protagonista

Per quelli di voi troppo giovani per conoscere Kimagure Orange Road, un rapido riassunto. Il cosiddetto Johnny in realtà si chiama Kyosuke Kasuga e, pur sembrando un normale liceale, nasconde invece un segreto: tutta la sua famiglia, lui compreso, è dotata di poteri ESP. Per quanto possibile, Kyosuke cerca di non usarli, tuttavia gli torneranno spesso utili dopo aver conosciuto Madoka Ayukawa. Con lei infatti avviene un incontro fatale, memorabile per la sua innocenza giovanile e il cui idillio viene smontato solo dalla presenza sempre più appiccicosa della sua migliore amica, Hikaru Hiyama detta Tinetta all’italiana (a Madoka andò meglio, ricevendo il nome Sabrina).

Il “triangolo amoroso” che si viene a creare è la costante di tutto il manga, assieme ai numerosi equivoci e fraintendimenti che porteranno Kyosuke ad allontanarsi e avvicinarsi costantemente a Madoka, così volubile ma al tempo stesso affascinante. D’altronde, Izumi Matsumoto si è ispirato ad alcune giovani stelle dell’epoca quali Phoebe Cates di Fuori di testa, film americano di quegli anni, e Naomi Kawashima, attrice e cantante con cui è evidente la somiglianza di Madoka, oseremmo dire non solo fisica.

Capricciosa Orange Road

La giovane, infatti, è senza ombra di dubbio il personaggio più approfondito psicologicamente di Orange Road: subisce uno sviluppo anche più accurato ed evidente di quello del protagonista, che rimane quasi fino alla fine un eterno indeciso. Nessuna ragazza di oggi riuscirebbe a prendersi anche solo una cotta per Kyosuke, Madoka invece ha fatto innamorare di sé migliaia di lettori e continua a mietere fan non solo per l’innegabile appeal, ma anche per il suo carattere deciso e risoluto, dietro il quale si cela un lato più tenero e femminile, nascosto a lungo dalla sua fama di teppista, insieme a diversi talenti tra cui la musica.

Non sarebbe da meno Hikaru, sua compagna di scorribande, che però ha deciso ben prima di Madoka di abbandonare quello stile di vita caotico per trovare l’amore. Eppure, Hikaru aka Tinetta rimane molto più invischiata nel rapporto confuso con Kyosuke, che cerca di conquistare a tutti i costi mettendo spesso da parte i propri sentimenti. Madoka, invece, è molto più sicura di sé e ha dei suoi interessi e impegni più maturi, come il suo lavoro all’ABCB, che le permettono di non farsi trascinare completamente da Kyosuke.

Il triangolo dunque non è esattamente la figura geometrica corretta per descrivere i rapporti fra i tre, poiché Kyosuke non nutre e non nutrirà mai un vero interesse per Hikaru: il ragazzo è palesemente interessato solo a Madoka e spesso non riesce a respingere Hikaru solo per timore di ferirla. Eppure è questo comportamento troppo premuroso che prolunga l’attesa per la fatidica confessione alla prescelta, facendo sì che anche Hikaru si illuda fino alla fine di avere una speranza col suo tesoruccio.

E infatti, se c’è da imputare un difetto a Orange Road, è sicuramente la sua ripetitività. La sua serializzazione è durata a lungo, nonostante la salute cagionevole dell’autore, proponendo però molto spesso situazioni già viste dove Kyosuke riesce sempre a cavarsela solo grazie ai suoi poteri ESP, elemento fantastico esaltato eccessivamente dalla sigla nostrana e di cui forse Matsumoto si scordava la maggior parte del tempo, preferendo concentrarsi sui momenti da batticuore e l’ambientazione che ancora oggi possiamo apprezzare con nostalgia.

Capricciosa Orange Road

L’amore: una strada in salita

I poteri ESP del ragazzo, insomma, servivano solo per risolvere particolari situazioni, che altrimenti sarebbero state ingestibili da dei semplici liceali. D’altronde, anche senza i poteri di Kyosuke, Orange Road si può definire in tutto e per tutto una commedia romantica: non deve essere realistica negli avvenimenti, poiché l’obiettivo dell’autore è di raccontare lo sviluppo di una storia d’amore fin dalla sua prima scintilla, per poi accumularne tante altre, quasi centellinando quei momenti speciali che vanno a costruire qualcosa che poi starà a ciascuno di noi identificare: affetto o amore?

Rileggere Orange Road oggi può essere difficile: dal 1989, quando giunse in Italia, a oggi abbiamo avuto modo di leggere moltissimi altri titoli del genere i quali, però, hanno sicuramente attinto a piene mani da opere come quella di Matsumoto, per stile narrativo e caratterizzazione dei personaggi. Non si può infatti non considerare Madoka un prototipo di tsundere, mentre Kyosuke è solo il primo di tanti protagonisti che cercano invano di tenere il piede in due scarpe (e anzi, nel genere Harem le cose si fanno ancor più complicate).

Se però si è disposti a collocare l’opera nel suo tempo, e dunque ad accettare quegli elementi che oggi ci appaiono banali, sarà facile apprezzarne la leggerezza e solarità e forse si riuscirà a provare quasi compassione per Kyosuke. In fondo, è così l’amore: come una scala in salita, in cima alla quale, dopo non poca fatica, ci sarà forse la persona che cerchiamo ad aspettarci.

Alessia Trombini
Torinese, classe '94, vive dal 2014 a Treviso e si è laureata all'università Ca' Foscari di Venezia in lingua e cultura giapponese, con la fatica e il sudore degni di un samurai. Entra in Stay Nerd nel luglio 2018 e dal 2019 è anche host del podcast di Stay Nerd "Japan Wildlife". Spende e spande nella sua fumetteria di fiducia ed è appassionata di giochi da tavolo, tra i quali non manca di provare anche quelli a tema Giappone.