Cobra Kai: videogioco e nostalgia senza pietà

La nostalgia paga sempre e quella per gli anni ’80 ora più che mai: lo sa bene chi ha seguito Cobra Kai, serie distribuita da Netflix, seguito dell’iconica saga di Karate Kid. Dato il successo dello show che vede il ritorno di William Zabka e Ralph Macchio nei panni dei personaggi del film del 1984, l’uscita di un videogioco sembrava essere solo questione di tempo.

Ed ecco che lo studio brasiliano Flux Game Studio ha confezionato per noi questo titolo. Cosa aspettarsi? Un gioco intriso di nostalgia per quel decennio fatto di scaldamuscoli, keyboard e Ronnie Reagan alla Casa Bianca? In effetti no. Il videogioco di Cobra Kai non sembra voler ripercorrere la strada dell’omonima serie per quel che riguarda la strada della nostalgia canaglia. Eppure non è possibile fare un videogame dedicato a Karate Kid senza trovare un rifermento agli anni Ottanta. Cosa fare, allora?

Ecco la soluzione. Visto che di anni ’80 si parla, Flux Game sceglie di rispolverare un genere che proprio in quel decennio mosse i suoi primi passi. Il picchiaduro a scorrimento. Se volete ripassare la storia di questo tipo di videogame vi rimandiamo al nostro speciale a tema. Ma, nel frattempo, è il momento di scendere in campo e prepararci a calcare le strade di All Valley, pronti a far valere le nostra abilità nel karate.

Colpire per primi: o no?

Se di per sé la scelta di affidarsi a un genere decisamente vintage come il side-scrolling beat ‘em up appare coraggiosa, degno dio menzione è come gli sviluppatori abbiano scelto di rendere l’intera ambientazione. Chi ha visto Cobra Kai sa che la serie non risparmia qualche colpo basso allo spettatore. Spesso, al suo interno, sono trattate anche tematiche di razzismo, emarginazione e bullismo. Ma anche la disillusione dovuta alla crescita e all’invecchiamento, alla malattia. Alle aspirazione della gioventù frustrate. Quanto basta anche per mettere in dubbio la bontà dei due protagonisti della serie, Johnny e Daniel. Ecco perché trovarsi davanti a un’animazione in stile cartoon, con pugni infuocati e calci di ghiaccio, è una sorpresa.

Il videogioco di Cobra Kai non si prende troppo sul serio in questo. Di fronte all’impossibilità di replicare in maniera convincente degli scontri dotati di tecnica, punta sulla spettacolarità e sull’immediatezza del gameplay. E, obiettivamente, va benissimo così. Il gioco confezionato da Flux Games è esteticamente bellissimo, sia nelle cut-scene realizzate solo con degli storyboard, sia nelle sue animazioni, che vogliono essere molto vintage nelle loro grafiche (forse sono più anni 2000 che anni ’80, ma alla fine il risultato è più che apprezzabile).

La storia inizia con Demetri e Hawk convocati nell’ufficio del preside della loro scuola. Uno scenario non troppo difficile da immaginare, considerato il finale della seconda stagione dello show. I due iniziano quindi a ripercorrere, ognuno a modo proprio, i fatti che sono avvenuti in quelle ultime settimane, a iniziare da una rissa avvenuta alla sala giochi di All Vally, Golf N’ Stuff. Si svilupperà così una storia che ripercorrerà la rivalità tra le due scuole di karate della cittadina californiana. Ed è a questo punto che il gioco ci proporrà una scelta.

cobra kai videogioco

Potremo seguire le vicende nei panni del Cobra Kai, impersonando Johnny Lawrence e i suoi accoliti, oppure in quelli del Miyagi-Do Karate di Daniel-san e dei suoi allievi. La scelta non sarà puramente “estetica”. Optare per un dojo ci precluderà alcuni personaggi, ma allo stesso tempo renderà disponibili le caratteristiche di quella scuola di karate.

I Cobra Kai badano al sodo e fanno dell’attacco il loro punto di forza. Le loro combo saranno più potenti, cosa molto utile per i principianti che potranno così ottenere migliori ricompense, e gli attacchi speciali che eseguiranno prenderanno fuoco, scatenando grandissimi danni negli avversari. I Miyagi-Do avranno uno stile più tecnico e improntato alla difesa, rispecchiando la calma della propria scuola. I loro contrattacchi saranno più forti e i colpi speciali si trasformeranno in ghiaccio, cosa che evocherà anche pedane, muri e sbarramenti.

Insomma, se non vi è chiaro dai pugni fiammeggianti e dai calci polari, questo videogioco di Cobra Kai appare come una sorta di “racconto esagerato” delle gesta dei due dojo. In fondo non è proprio quello che si potrebbe aspettare da due ragazzini reclusi nell’ufficio del preside?

Colpire forte

A livello di gameplay Cobra Kai ce la mette tutta per portare il picchiaduro a scorrimento negli anni Venti del nuovo secolo. La scelta del gioco è quella, apprezzabile, di far ripercorrere agli utenti alcune delle ambientazioni più famose della saga. Oltre al già citato Golf n’ Stuff vedremo pure luoghi come il palazzetto di All Valley, i due dojo e molte altri luoghi divenuti icone della serie e dei film.

La tradizione del picchiaduro a scorrimento resta, con i nostri personaggi che dovranno avanzare lungo una mappa che prova a inserire un tocco di profondità grazie a una prospettiva 3D isometrica. Nel farlo troveremo lungo la via alcuni oggetti “calciabili” contro gli avversari. Ma anche armi vere e proprie: mazze, aste e altri oggetti contundenti destinati alle ossa dei nostri avversari. A questi si aggiungono ovviamente dei bonus che ci permetteranno di recuperare la salute. Un aspetto che aggiunge parecchia verve al gioco sono le interazioni con lo scenario. Nel momento in cui ci troveremo di fronte a un particolare oggetto potremo premere un tasto per interagire con esso e usarlo per mandare immediatamente KO il nostro avversario. Il tutto con alcune animazioni, capaci anche di suscitare una risata.

Come detto il videogioco di Cobra Kai sceglie di dare un tocco meno realistico alla vicenda, con gli attacchi speciali basati su ghiaccio e fuoco dei due dojo. Questo apre anche a una serie di attacchi speciali caricati, un po’ alla Street Fighter, un po’ alla Shaolin Soccer, in cui i nostri personaggi eseguiranno attacchi in linea e ad area che infliggeranno grandissimi danni agli avversari.

Proprio nel dosare i vari attacchi speciali si inserisce una delle caratteristiche del gioco, il “tag” dei personaggi. Nello svolgimento dei livelli sarà possibile anche utilizzare più membri dello stesso dojo. I giocatori avranno quindi la possibilità di cambiare il proprio karateka in base alle necessità e alla situazione. Il cambio del personaggio permetterà di mettere in moto alcune interessanti combinazioni per infliggere danni maggiori, ma darà anche l’occasione di far recuperare salute a un combattente ferito. 

Un’ultima menzione nel gameplay la merita il sistema di progressione. Nel corso dei livelli raccoglieremo dei gettoni dagli avversari sconfitti, che ci permetteranno di sbloccare all’interno dei due dojo nuove abilità, collezionabili e migliorie di vario tipo. A combo e danni maggiori corrisponderanno più gettoni, anche in base alle votazioni che otterremo nella lotta. Ogni livello sarà infatti diviso in aree, per ognuna delle quali otterremo una valutazione e dei bonus in base a essa.

Le abilità saranno di due tipi: da un lato quelle per il personaggio, destinate a un singolo membro della scuola di karate, dall’altro quelle del dojo, di cui potranno usufruire tutti i personaggi del Cobra Kai e del Miyagi-Do. Gli utenti potranno anche affrontare delle sfide nei dojo per ottenere maggiori ricompense, allenamenti improntati a padroneggiare alcune tecniche avanzate del gioco.

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Nessuna pietà

In generale Cobra Kai ci appare come un ottimo videogioco, davvero capace di rappresentare un picchiaduro side-scrolling nel 2020. Le partite multigiocatore in particolare sono uno degli aspetti più divertenti di questo gioco, colorato e caotico quanto basta.

Insomma, nella parte a scorrimento il videogioco di Cobra Kai sembra fare davvero bene il suo lavoro, pur con qualche piccola pecca dovuta alla prospettiva isometrica. Gli spostamenti “in profondità” in effetti appaiono ancor un po’ macchinosi, sopperiti tuttavia negli scontri multiplayer dalla presenza di più personaggi.

Quella che sembra essere l’unica vera pecca del gioco appare, al contrario, quando ci si trova di fronte agli scontri con i boss finali. Ogni livello avrà infatti un avversario più difficile da sconfiggere all’interno di un’arena. Il gioco manterrà anche qui la sua impostazione 2D/3D isometrica, che tuttavia renderà meno piacevole lo scontro con l’avversario di turno. Il risultato è che le boss fight appaiono più macchinose e perdono la fluidità che contraddistingue il resto del titolo. State eseguendo una combo con il vostro Cobra Kai preferito? Peccato, l’avversario ha fatto due passi a lato. Tempo sprecato. Difficile parlare di difetto, dato che la cosa si supera dopo un po’ di allenamento, ma per qualche giocatore può risultare frustrante. Con la conseguente tentazione di non avere nessuna pietà per il controller, colpendolo forte…

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Appare quindi evidente la difficoltà di abbandonare il side-scrolling in queste circostanze. Cosa che tuttavia, è bene ribadirlo, non sembra influenzare la qualità generale del titolo. Un altro punto debole del gioco sembra riguardare le musiche. Siamo consapevoli non fosse possibile inserire alcune delle canzoni che hanno reso iconico questo brand. Così come era evidente fosse difficile, per motivi di copyright, inserire qualche brano originale anni ’80. Ma le musiche dei livelli appaiono talvolta ripetitive, incapaci di rievocare lo stile del decennio di nascita del franchise. Forse si volevano ricordare le colonne sonore dei videogame del periodo, ma il risultato è altalenante. La tentazione di andare sulla schermata principale per eliminare la musica c’è.

Nonostante questo il videogioco di Cobra Kai si mantiene come un’ottima esperienza videoludica. Specie giocato in multiplayer, il titolo si rivela davvero capace di far passare qualche ora in allegria. Il tutto con pugni di fuoco e calci di ghiaccio.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.