Un viaggio nella Zona con Stalker

Gli amanti del videogaming su PC già dal titolo del film che andremo a trattare potrebbero avere una certa familiarità. La serie di S.T.A.L.K.E.R. della GSC Game World deve moltissimo alla pellicola Stalker di Andrej Tarkovskij, anche se le due opere differiscono profondamente. Tarkovskij è in un certo senso considerato un po’ il Kubrick est europeo, avendo nel curriculum capolavori incontrastati del calibro de “Lo Specchio”, ma soprattutto di quel gioiello della fantascienza di Solaris, considerato per l’appunto il 2001: Odissea nello Spazio sovietico. Ma Stalker è il mio preferito del regista e probabilmente uno dei miei film preferiti in assoluto. Prendete questo articolo dunque come un consiglio di un amico, non come una recensione. Non è mio interesse analizzare il film, la trama nella sua interezza e dargli un voto, è spiegare molto semplicemente perché si tratta di un capolavoro che merita di essere visto almeno una volta nella propria vita e lasciarvelo scoprire da soli. L’opera prende a sua volta spunto dal romanzo fantascientifico del 1972 “Picnic sul ciglio della strada” dei fratelli Strugackij, i quali hanno anche preso parte alla sceneggiatura della pellicola.

Stalker

La storia è questa: nell’est Europa si trova la cosiddetta “Zona”, un posto militarizzato e alieno al resto del mondo al quale è vietato l’accesso vista la sua pericolosità, poiché in questo luogo le leggi fisiche conosciute non funzionano. La Zona è un luogo rurale e silenzioso, che muta costantemente senza preavviso, e che necessita dunque di una guida esperta che possa evitare a chi vi si addentra di perdersi e vagare all’infinito, i cosiddetti Stalker per l’appunto. Ma perché qualcuno sano di mente dovrebbe entrare in un posto simile? All’interno di questo posto gira voce esista un edificio. E in questo edificio si può trovare una stanza, che permette a qualsiasi desiderio di esaudirsi. La pellicola tratta proprio di un viaggio all’interno della Zona da parte di due individui, o meglio un trattato sull’animo umano mascherato da viaggio di uno Scrittore e uno Scienziato alla ricerca di questa stanza dei desideri. Scrittore e Scienziato in maiuscolo perché è l’unico nome che verrà dato ai personaggi, accompagnati ad addentrarsi nella Zona da uno degli Stalker del luogo. Preciso perché non vorrei mai avervi sulla coscienza:  chi si aspetta esplosioni, azione, slow motion, spiegoni di tre quarti d’ora e musica orchestrale a caso mi dispiace, non è il film per voi. Stalker è un film enigmatico, come se il tempo all’interno della pellicola si dilatasse e distorcesse a causa della Zona. Le lunghe carrellate sul viaggio di questo improbabile trio che hanno come sfondo la  campagna di questa Europa orientale, deserta e spettrale entrano in netto contrasto con la reale pericolosità della Zona, piena di trappole invisibile e mortali che sfuggono alla logica umana, in grado di uccidere in un battito di ciglia se si fa un passo falso. Ma non vi sono reali spiegazioni sul perché esista un posto del genere al mondo, solo dicerie. Qualcosa di extraterrestre, radiazioni, qualcosa di superiore e divino?

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Da notare inoltre la fotografia del film: le scene iniziano con un freddo bianco e nero nella parte dedicata alla vita quotidiana prima e dopo il viaggio, per virare a tonalità seppia e a dei colori slavati nella camminata fino alla stanza dei desideri. L’uso del colore è preciso e quadrato in questo, come a distinguere la ripetitività della vita di tutti i giorni con il viaggio nella Zona. Altra cosa importante è l’uso del sonoro, il silenzio la fa da padrone, venendo rotto solo dai dialoghi filosofici sull’umanità dello Scienziato e dello Scrittore. Ma Stalker è un film quasi profetico a vederla bene. Un film del 1979 che riesce a ricreare l’atmosfera che si respira nelle zone limitrofe alla centrale di Chernobyl con le rovine di edifici, catorci arrugginiti, veicoli militari abbandonati e la desolazione di quei posti dimenticati dall’umanità, ma ben sette anni prima il disastro nucleare. Una vera e propria fotografia del futuro. Stalker è tutto questo, ma anche di più: il viaggio altro non è che una raffinata metafora della scoperta, della sete di conoscenza intrinseca nell’essere umano, un miscuglio di paura nel continuare un periglioso percorso e desiderio di scoprire cosa riserverà quel posto impregnato di oscura energia, la logica scientifica dello Scienziato, l’ideale filosofico dello Scrittore che si scontrano con il dogma della fede dello Stalker, questo personaggio apparentemente freddo ed enigmatico del quale vediamo qualche stralcio di vita quotidiana, la sua famiglia e in seguito a questo, il motivo che lo spinge ad essere una guida nella pericolosa Zona.

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Diversamente dal cinema odierno, così schizofrenico nel suo essere veloce, così idiota nel suo dare continue spiegazioni superflue per chi ha la soglia dell’attenzione che non supera i due minuti consecutivi è un film visivamente splendido, che intervalla scene di paesaggi così lente e desolanti da essere quasi terapeutiche a dialoghi sull’essere uomini in senso di specie. Un’Odissea straniante che lascia allo spettatore cogliere le sfumature della vicenda e trarre le proprie conclusioni a riguardo, fino all’ultima inaspettata scena. Molto semplicemente: l’essenza del cinema. Se volete provare qualcosa di diverso dal blockbuster americano, ve lo consiglio, così come consiglio le altre opere immense del regista.

Gianluca Boi
Recensore seriale, blogger, giocatore di ruolo decennale, hardcore gamer, groupie di Alan Moore. Amante dei Souls, di Castlevania e di Banjo-Kazooie e fanboy di Jet Set Radio. Ha visto Matrix almeno 42 volte, segue il wrestling ed è fissato con lo studio della musica tutta, con una piccola predilezione per gli Ulver, i Fair To Midland e le OST. Nasconde purtroppo un terribile segreto: non sa proprio come leggere gli orologi con le lancette (non scherzo).