Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi trovai per un development hell ché la diritta via era smarrita…

Più di quattro anni e mezzo separano il debutto di Crackdown 3 dalla data del suo annuncio, risalente addirittura all’E3 del 2014. Si presentava senz’altro come un progetto molto ambizioso, coinvolgendo ben quattro team di sviluppo: Cloudgine e Reagent Games si sarebbero dovute occupare del cuore pulsante del gioco, mentre Sumo Digital e Ruffian Games (autori, questi ultimi, del controverso Crackdown 2) avrebbero implementato rispettivamente la campagna single player e il comparto multiplayer.

Il concetto “rivoluzionario” – si fa per dire: quasi vent’anni fa uscì un certo Red Faction… – alla base dell’esclusiva di Microsoft era quello di distruttibilità totale dello scenario, ottenuta grazie all’ausilio della tecnologia di cloud computing sviluppata da Cloudgine, lo studio di Dave Jones, creatore del primo Crackdown, che si era imposto come una delle esclusive di maggior successo dei primi anni di vita di Xbox 360. Senza soffermarsi sui dettagli tecnici, limitiamoci a descrivere il concetto di base, rifacendoci ad un’antica intervista a Phil Spencer: la macchina viene sgravata dall’onere di svolgere tutti i calcoli inerenti alla fisica (che avvengono in seno al cloud), dovendo solo occuparsi del rendering. Comodo, non trovate?

Previsto inizialmente per il 2016, purtroppo Crackdown 3 è presto scivolato nella selva oscura del development hell. Il primo scricchiolamento risale già al 2015, quando il gioco fu mostrato alla Gamescom, con la precisazione che la tanto sbandierata distruttibilità sarebbe stata appannaggio della modalità multigiocatore, con buona pace della campagna single player, che sarebbe rimasta ancorata agli stilemi della serie. Nei mesi, anzi, negli anni successivi il travaglio è proseguito fra silenzi e rinvii, fino all’ultimo, risalente allo scorso E3; in tale circostanza, peraltro, fu chiarito che l’unico team di sviluppo rimasto al lavoro sul progetto era Sumo Digital, stante l’acquisizione di Cloudgine da parte di Epic Games alcuni mesi prima.

Febbraio 2019. Sembra impossibile, ma Crackdown 3 è finalmente pronto. Peccato che non sia pure in forma smagliante, non mostrando grossi miglioramenti rispetto a quanto visto nella pre-alpha (!) del 2015. Limitandoci ora a considerazioni meramente tecniche, il gioco mostra tutte le classiche cicatrici lasciate dal development hell, rivelandosi piuttosto arretrato e limitato. E non stiamo parlando del tanto decantato multiplayer, in cui sarebbe pure accettabile rinunciare a qualcosina in termini di dettaglio, bensì della campagna: solo il frame rate, stabile nella stragrande maggioranza dei casi, si eleva al di sopra della mediocrità, che invece permea tutto il resto, modelli poligonali e texture in primis. Senza considerare le dimensioni non certo generose del mondo di gioco, ben al di sotto di quanto siamo abituati a vedere negli ultimi anni.

Crackdown 3

Ma lo sappiamo bene: i nostri lettori non sono così superficiali da soffermarsi più di tanto sulla grafica, per cui non ne facciamo una tragedia. Il problema è che il gameplay è afflitto dalla medesima vetustà, rivelandosi pressoché invariato rispetto a quello del primo Crackdown, uscito dodici anni fa.

Nei panni di un agente super speciale, il giocatore deve liberare New Providence dal controllo dell’organizzazione Terra Nova, che governa in modo dittatoriale la città. Per riuscire ad affrontare e sconfiggere il capo dell’organizzazione, sarà prima necessario liberarsi dei suoi luogotenenti, che costituiscono in gergo videoludico i boss del gioco. Tutto ciò senza una trama degna di tal nome, dal momento che non esistono missioni e cut scene vere e proprie: semplicemente, colpendo alcuni obiettivi strategici, si sbloccano le boss battle, che a loro volta ne sbloccano altre, e così via fino all’ultima.

Come sempre, il nostro alter ego si muove liberamente in un contesto open world (questa volta senza alcun tipo di limitazione iniziale) grazie ai veicoli e alle doti atletiche sovrumane, che consentono di spiccare balzi di decine di metri. Rispetto ai suoi predecessori, Crackdown 3 va addirittura ad incrementare questa caratteristica, prediligendo uno sviluppo verticale della città, di per sé non molto estesa, come abbiamo avuto modo di osservare sopra. Risultato: ho completato la campagna (in una decina scarsa di ore) senza mai sentire la necessità di salire su un’automobile; poco male, considerato il modello di guida abbastanza approssimativo. D’altronde, in auto non è possibile raggiungere i tetti degli edifici e i vicoli, disseminati di sfere di agilità e di sfere segrete, le quali vanno a migliorare rispettivamente l’agilità (non mi dire…, NdR) e tutti i parametri, che sono rimasti i soliti cinque: oltre alla succitata agilità, vi è la forza, l’abilità con gli esplosivi, quella con le armi da fuoco e la guida. Questa scelta di level design non è in sé e per sé deprecabile, ma finisce con l’avvicinare pericolosamente Crackdown 3 agli open world di Insomniac Games e, in particolare, proprio all’esclusiva Xbox One Sunset Overdrive: chiaro che nell’ambito di un paragone con quest’ultimo, l’opera di Sumo Digital ne esce con le ossa rotte.

Crackdown 3

Ciononostante, il gioco riesce sorprendentemente a intrattenere e, a tratti, a dispensare genuino divertimento “blastatorio” ed esplorativo; non è poco, considerate le premesse. Semplicemente, non valeva tutta l’attesa a cui ha obbligato la platea giocante, visto che non beneficia di tutti gli anni dedicati allo sviluppo, anzi, (nemmeno troppo) paradossalmente ne risente. Lo stesso discorso vale per la modalità multiplayer “Zona di demolizione”, mutatis mutandis: pur tacendo del ridimensionamento della distruttibilità rispetto a quanto promesso e mostrato anni fa, dopo tutto questo tempo non fa piacere ritrovarsi con un comparto multigiocatore embrionale, in cui non solo manca un sistema di progressione, ma latitano pure modalità e mappe (appena tre).

In conclusione, Crackdown 3 è intrinsecamente un gioco decente o discreto, a seconda dei gusti e dell’affezione che avete per la serie; se, invece, lo contestualizziamo nel panorama videoludico attuale e lo raffrontiamo con i proclami degli anni scorsi, non possiamo che considerarlo una promessa non mantenuta.

 

Se vi ha incuriosito Crackdown 3, vi consigliamo anche…

Se Crackdown 3 ha alimentato la vostra voglia di open world urbani, non possiamo che consigliarvi Sunset Overdrive, uscito su Xbox One, e Marvel’s Spider-Man per PlayStation 4, entrambi sviluppati da Insomniac Games.

Giovanni Ormesi
Scrivo di videogiochi (più o meno bene) dal 2008, dopo una decina abbondante di anni passati fra le pagine delle bellissime riviste cartacee, che purtroppo si sono perse con il tempo e con il progresso. Oltre ai videogame, sono anche un buon lettore, specialmente – per quanto attiene all'ambito nerd – di Dylan Dog. Nel bene e nel male.