Il cyberpunk, la tecno-controcultura che demolisce la corrente di pensiero mainstream e crea nuove iconografie visive

Mentre si aspetta l’uscita di Cyberpunk 2077 è meglio addentrarsi nel mondo della Rete e conoscere nel dettaglio questo universo socio-digitale. Non è mai semplice affrontare il mare magnum dell’estetica proteiforme del cyberpunk, tant’è che già definire il concetto diventa problematico, visto che ha alterato in maniera netta e distinta tutti gli anni ’90; sia dal punto di vista underground che più mainstream-popolare. Le coordinate sono sempre quelle d’altronde, nato a cavallo degli anni ’80 grazie alle tensioni sociali che sono sfociate nei romanzi come Neuromante di William Gibson o l’allucinato Dr. Adder di K. W. Jeter.

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Il tutto venne codificato ancor meglio in Mirrorshades a cura di Bruce Sterling, il cyberpunk è un collettivismo egocentrico (che paradossalmente sfocia in una sorta di isolamento individuale virtuale) generato da un futuro tecno-globalizzato che lotta in maniera “disorganizzata” contro le strutture politico-morali del tempo. Chirurgia estetica, musica, colori shocking, armi esotiche, multi-culturalismo, micro-criminalità imperante, ossessione della matrice digitale: tutto questo è un mero riassunto della sensibilità cyberpunk.

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Invece consiglio di recuperare alcuni titoli di saggistica per inquadrare questo eclettico movimento tech, senza pretese di esaustività.

Cyberpunk. Antologia di scritti politici

La mia bibbia personale per lo studio di questo fenomeno “virale” è certamente Cyberpunk. Antologia di scritti politici a cura di Raf Valvola Scelsi edito dalle mitiche edizioni Shake. Il libretto è un piccolo ma agguerrito sunto che presenta contenuti estremamente curati, tant’è che dopo un anno torno a consultarlo periodicamente. Come si evince dal titolo ci sono diversi contributi che toccano qualsiasi argomento, dalla matrice letteraria nata dal nucleo fantascientifico del Neuromante di Gibson, alla rivoluzione freak californiana dei primi hacker, fino ad accarezzare i grandi movimento socio-politici che hanno investito la nostra storia. L’unifico difetto del libro, difetto a posteriori, è che risente del peso di alcuni anni, e si è perso gran parte della potenza immaginifica degli anni 2000.

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Il cyberpunk di NOT Edizioni

Lavori più recenti, e secondo me a dir poco stimolanti dal punto di vista filosofico-sociale, sono i testi pubblicati da NOT Edizioni (Nero Editions). Per esempio Capitalismo & Candy Crush in cui Alfie Bown scrive una genetica dell’uomo tecno-addicted, mettendo in luce l’alto contatto dei fruitori con i videogames, le serie TV, la pop-music e l’integrazione critica di questi mondi in una realtà di convivenza post-realista.

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Simon Sellars invece sigla un poderoso volume dedicato allo scrittore Ballard. In Ballardismo applicato vengono shakerate tutte le suggestioni letterarie, sociali e futurologhe del grande autore di fantascienza e vengono innestate nello scenario contemporaneo, fino a scorgere una realtà cyperpunk simile a La mostra delle atrocità. Un saggio allucinatorio, psichedelico e estremamente dirompente permette al lettore non solo di conoscere Ballard ma tutta la natura proto-punk degli anni ’70 che tanto ha colonizzato i sistemi di pensiero post anni ’80, fino a oggi.

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Orgoglio tutto italiano invece è il testo Futurabilità di Franco Berardi detto il Bifo, il testo di Bifo è iperconnesso al futuro, che secondo lui nemmeno ha le basi di esistere, una lotta punk al realismo, una shitstorm filosofica che si erge a manifesto di un nuovo futurismo globale; una disamina avvelenata di un mondo ansiogeno e drogato di psicofarmaci psichedelici che hanno poco da invidiare a qualsiasi digitalizzazione del nostro cervello stressato.

Il cyperpunk del postumanesimo

Cyberpunk e postumanesimo sono soggetti a un processo ultra-osmotico che li lega visceralmente. Tra i saggi più interessanti letti tra 2019 e oggi segnalo l’agevole volume di Roberto Paura Il Cielo Sopra il Porto (citazione di Neuromante, “Il cielo sopra al porto aveva il colore di di un televisore sintonizzato su un canale morto” edito da Italian Institute for the future. Il libro di Paura è un compendio saggistico sulla speculative fiction (di natura introduttiva e tuttavia esaustivo), tra i capitoli finali c’è un interessantissimo spaccato sul cyberpunk fino alla post-human society grazie possiamo comprendere il ruolo di questo genere all’interno non solo della letteratura speculativa ma del nostro presente. 

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Meno “fantascientifico” ma forse più impattante è l’ormai famoso volume Adelphi Essere una macchina di Mark O’Connell, una squisita collezione di reportage giornalistici, esperienze biografiche e diari personali di un uomo che indaga i misteri delle scienze postumane e del loro impatto sul nostro mondo oltre alle teorizzazioni immaginarie già prodotte nei romanzi di fantascienza. Assolutamente un libro capitale non solo per interfacciarsi col cyberpunk “reale” ma con un futuro che bussa alle porte del presente.

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L’immaginario estetico fumettistico

Furono i fumetti connotare il cyberpunk di alcuni luoghi comuni, iconografie ormai canoniche e un’estetica immediatamente riconoscibile, ecco alcuni consigli.

Alita

Nato nel corso degli anni ’90 Alita è uno dei manga più famosi del genere fantascientifico e del cyberpunk. Nella metropoli distopica di Salem il cyberdoctor Ido ritrova i resti di un corpo robotico ormai a pezzi, ma il volto dalle sembianze femminili sembra ancora avere una scintilla di vita. Così pensando alla figlia ormai perduta Ido adotta i resti del rottame che poi ricomporrà dando forma alla nostra Alita. Il manga di Kishiro poi segue alcune trame, come l’innamoramento di Alita per il criminale Yugo, gli scontri con i cyber-criminali e le varie avventure da cacciatrice di taglie e le spericolate gare di motorball. Tutti questi elementi creano un affresco affascinante, dove distopia, agonismo sportivo, battaglie epiche e percorso di formazione dei personaggi prendono visibilmente vita.

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Robocop


Il fumetto di Robocop è stato pubblicato di recente in una sontuosa nuova edizione da Saldapress (con inclusi gli script di Frank Miller per la sceneggiatura del film sul poliziotto robotico) che consiglio caldamente. Gli illustratori Juan Josè Ryp e Korkut Oztkein fondono stili viscerali, virulenti e neo-noir per destrutturare l’immaginazione moderna e abortire un grottesco scenario tecno-urbano dove Robocop entra in scena falciando tutti con i suoi proiettili.

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Il futuro di Robocop trasuda di echi di Sin City e del Ritorno del Cavaliere Oscuro, eppure ha una sua potentissima aura personale che permette al lettore di immergersi profondamente nel tumulto dell’azione. Robocop non è il super uomo, non è il prototipo perfetto di una società avanzata, bensì è l’oltre-uomo, il trionfo del postumanesimo dove tecnologia e biologia umana convivono in un essere asservito ai codici binari che lo regolamentano ma piange lacrime salate per avere un cuore oppresso dal sistema che deve difendere.

Ghost in the shell

Spaesamento mnemonico e smarrimento dei vettori cognitivi, Ghost in the Shell è il manga cyberpunk più complesso e febbrile mai creato, un mix-up di tendenze, estetismi, sensibilità e denunce sociali che fanno da cassa di risonanza alla miserabile condizione umana che sembra essere un’ombra digitalizzata nel non-spazio interiore. Cyborg organici si muovono in scenari noir e fantascientifici in un Giappone futurista non troppo lontano dal nostro, questioni di etica e filosofia morale fanno da contraltare alla sessualizzazione robotica e ai feticismi di un capitalismo erotico, alle lotte intestine ad hackeraggi mortali. Un mondo stratificato e ben congegnato da da Masamune Shirow.

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The long tomorrow, il cyberpunk di Moebius

Famoso per le sue collaborazioni con Jodorswsky e per aver messo in scena il maestoso mondo esoterico e fantascientifico de L’Incal, il francese Moebius nel 1975 sigla un altro capolavoro,con la sceneggiatura di Dann O’Bannon, il breve The Long Tomorrow. A un buon intenditore si paleseranno subito dei sapori familiari, l’avventurosa space opera alla Star Wars, la cinica bellezza noir di Blade Runner e le turbe visionarie di Neuromante. Come ne L’Incal il protagonista è un investigatore che viene assoldato da una donna misteriosa e che lo strappa dai bassifondi cittadini, e proietta la storia all’interno di una cospirazione aliena senza esclusioni di colpi.

Il grande pregio dell’opera risiede tuttavia nelle tavole dove Moebius si cimenta in una virtuosa rappresentazione compulsiva dei plessi urbani con questi grattacieli che sfidano cieli alieni e leggi fisiche. Il viscido degrado che annebbia la vista dei lettori e degli abitanti è soltanto la materializzazione dei male che viene incarnato dalla società stessa, animata da bande criminali, robot e droidi che poi ispirarono George Lucas.

Transmetropolitan, il cyberpunk oltre la Terra

Spider Jerusalem è il pazzo protagonista (e giornalista) di Transmetropolitan nato dalle idee di Warren Ellis e disegnato da Darick Robertson. Unendo sesso, droga, blasfemia e dicendo addio a ogni sorta di pudore e autocensura i due fumettisti dichiarano guerra all’America (non ancora guidata da Trump). Transmetropolitan è una storia che travalica i limiti della razionalità, perché presenta un worldbuilding pazzesco e pittoresco con mille contaminazioni che possono ricordare Altered Carbon o The Expanse.

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Nel futuro l’umanità ha colonizzato Marte e usa Mercurio (ricoperto di pannelli solari) come batteria infinita per generare energia; così nascono anche i teletrasporti molecolari (citazione a Star Destination di Brester, precursore del cyberpunk). Inoltre chi ha la possibilità per farlo può ibernarsi in un sonno criogenico. Il tutto viene sospinto in un universo dove tutti i tabù sono collassati per far posto a un imperialismo capitalista che forse può essere demolito solo da una manciata di individui ancor più bastardi.