Il futuro è Arancione

L’estate 2018 al cinema parla di distopia e di young adults. Con Darkest Minds (The Darkest Minds) di Jennifer Yuh Nelson, 20th Century Fox lancia un nuovo primo capitolo di una saga dal discreto potenziale, che parla direttamente al suo giovane pubblico, mettendo al centro della scena protagonisti adolescenti dalle grandi capacità. Il film sarà distribuito nelle sale italiane a partire dal 14 agosto.

Come si racconta anche nella serie letteraria che ispira il film, The Darkest Minds di Alexandra Bracken, in un futuro non molto lontano, un’epidemia ha ucciso la maggior parte dei bambini americani. I sopravvissuti, in compenso, hanno sviluppato una sorta di mutazione genetica che li rende molto speciali, con capacità e intelligenze al di sopra della media conosciuta. Di tutta risposta, però, gli adulti pensano bene di rinchiuderli in dei campi di lavoro, dove sono analizzati e classificati in base alle loro peculiarità.

Ogni superpotere corrisponde a un colore, così che – gradualmente – i ragazzi perdono di individualità e si identificano totalmente con le loro prerogative. Terrorizzati, maltrattati, separati con violenza dalle famiglie, questi adolescenti reclusi conservano tuttavia una forte vitalità e non perdono occasione per scatenare moti di ribellione.

Qui si colloca la triste storia personale della protagonista, Ruby (Amandla Stenberg), appartenente alla scala più alta di questa piramide metaumana, dai poteri misteriosi e estremamente sviluppati e associata al colore Arancione. La ragazza – strappata alla famiglia all’età di dieci anni – diventa adolescente in uno di questi campi di lavoro in cui riesce, per una sua scaltrezza, a passare inosservata per circa sei anni. Quando, però, la sua vera natura viene rivelata, Ruby è costretta a scappare: lungo la sua strada farà i conti col mondo esterno e con tutte le spinte antisistemiche che puntano a restituire la libertà ai ragazzi.

La scelta di Ruby, su quella che sarà la sua meta e sui suoi compagni di viaggio, porterà la ragazza in un viaggio di formazione, in cui acquisirà graduale consapevolezza di sé e imparerà il valore dell’amicizia e del prendersi cura dell’altro. Uno schema piuttosto noto, in cui la distopia è un espediente per amplificare il grande e sempre attuale tema dell’accettazione del diverso e della valorizzazione di una delle età più complesse dell’uomo: quella del passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

Ruby e i suoi amici – Liam (Harris Dickinson), Chubs (Skylan Brooks) e la piccola Zu (Miya Cech) – rappresentano, in un mondo in cui non ci si può fidare davvero di nessuno e tutti sono in lotta gli uni contro gli altri, l’ultimo baluardo di umanità pura, idealista, libera. Non per nulla, il loro percorso li metterà in contatto con realtà molto diverse fra loro, alla continua ricerca di un posto sicuro e dove la paura di tutto ciò che è in potenza e diverso non si trasformi in ferocia e segregazione.

I personaggi scopriranno, e il pubblico insieme a loro, un universo multisfaccettato, dove le apparenze ingannano in un continuo (da un certo momento in poi, soprattutto) turning point che precipita verso l’inevitabile finale aperto. Darkest Minds è un buon inizio per una saga che unisce sentimenti, formazione e tutto quell’apparato soprannaturale legato al racconto di poteri straordinari, valorizzato da una regia fresca, che ben conosce i trend estetici che piacciono alle nuove generazioni.

Allo stile tipico da cinema di tensione, che rende il costante pericolo a cui sono esposti i personaggi, la coreana Jennifer Yuh alterna sequenze leggere, sveltite da un accompagnamento musicale particolarmente adatto a restituire la persistenza della purezza giovanile e della voglia di divertirsi e stare bene anche in un mondo così oscurato dalla violenza. Leggiamo in questo senso la regia adottata per la bella scena nel centro commerciale, dove un saccheggio si trasforma in una sessione compulsiva di shopping, montata e commentata musicalmente in stile videoclip – ma non in senso necessariamente negativo.

Discreta la presenza di attori adulti, che in questo film hanno un ruolo decisamente marginale e quasi sempre tra l’ambiguo e l’antagonista; si fa notare, come sempre, la badass Gwendoline Christie (aka Brienne di Tarth), qui nel ruolo della cacciatrice di taglie Lady Jane, che ci regala un paio di scene action niente male, tra inseguimenti e colluttazioni corpo a corpo. Meno memorabile il ruolo di Mandy Moore (qui la dottoressa Cate), sebbene abbia una funzione-chiave nello scatenarsi degli eventi, così come passa in sordina la performance degli altri comprimari, il cui spessore – intuiamo – sarà approfondito nei capitoli successivi (in tutto sono quattro, almeno stando ai libri da cui i film sono tratti).

Meglio la riuscita dei protagonisti e della rappresentazione degli adolescenti, nucleo sociale attorno al quale ruota tutta la vicenda. Per quanto nessun spicchi particolarmente per intensità, sia Amandla Stenberg, sia Harris Dickinson hanno una resa efficace sullo schermo, complice anche il loro risvolto romantico che punta (e riesce) a creare una forte empatia col pubblico. Simpatici i comprimari (il personaggio di Chubbs è uno dei più riusciti, in assoluto), un po’ pacchiano l’antagonista che – per evitare spoiler – non commenteremo oltre.

Verdetto

In generale Darkest Minds ha tutte le carte per diventare una saga da seguire con interesse crescente. Questo primo capitolo assolve al compito di presentare contesto e personaggi, gettando le basi per degli sviluppi che potrebbero essere decisamente coinvolgenti. Si cede un po’ alla spettacolarizzazione in alcune scene, il che fa storcere leggermente il naso, ma senza che il resto del film ne sia particolarmente intaccato. Da guardare senza aspettarsi il nuovo cult per young adults, ma una storia ben raccontata con protagonisti accattivanti, trama ben costruita (quasi sempre) e una bella storia d’amore, che non guasta mai (troppo).

Se Darkest Minds vi stuzzica…

Allora vuol dire che sei un appassionato del genere distopico per ragazzi. Avrai già visto (ma, in caso contrario, recupera!) la saga di Hunger Games che ha reso famosa la star Jennifer Lawrence, a cui potrai aggiungere anche la serie di Maze Runner ispirata dai romanzi di James Dashner.

 

 

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.