Il nuovo corso di Bungie riparte da Destiny 2: Ombre dal Profondo. Avrà fatto centro? Lo scopriremo presto…

La luce e l’oscurità (ne abbiamo già parlato) hanno da sempre rivestito un ruolo di primaria importanza nell’economia dell’universo di Destiny (e di conseguenza Destiny 2). Una perenne lotta tra il bene e il male, le cui molteplici forme, dimensioni e peculiarità hanno fatto da sfondo ad un susseguirsi senza sosta di avvenimenti più o meno rilevanti che fanno da premessa a Destiny 2: Ombre dal Profondo. E ancora una volta, inevitabilmente, il tutto parte (o forse riparte) ancora una volta da questo binomio, che rappresenta un po’ anche il nuovo corso dell’opera di Bungie.

E se New Light rappresenta un po’ una nuova speranza, Shadowkeep (appunto, Ombre dal Profondo) immedesima il vero e proprio nuovo corso della software house di Seattle, chiamata, ora più che mai, a risollevare con forza un brand pericolosamente scivolato nel lugubre tunnel del dimenticatoio. Non poteva, quindi, che chiamarsi così l’espansione in questione, un vero e proprio ago della bilancia, destinato ad immolarsi per salvaguardare la Torre e i suoi abitanti.

Vogliamo subito farvi un piccolo spoiler: l’espansione Ombre dal Profondo di Destiny 2, disponibile dal 1° ottobre per PlayStation 4, Xbox One e PC, ha già raggiunto un importante traguardo, ossia quello di riportare l’entusiasmo nella community, che si è sentita sempre più tradita dalla gestione e dalla diffusione dei contenuti di gioco finora approdati sui server nei primi anni di vita del titolo.

I picchi di utenza raggiunti nei primi giorni sono un segnale forte (grazie anche a New Light, ovviamente), ma questo non si sposa per forza con la patola “successo”, a cui ancora una volta Bungie si avvicina soltanto, lasciando una sensazione di incompletezza ancora piuttosto focale. Non vogliamo assolutamente dire che il gioco non vale la candela e, forse, ci si aspettava qualcosina in più.

Destiny 2 e le Ombre dal Profondo

Una delle parti più importanti di questo nuovo corso, rappresentata dall’espansione in questione, è chiaramente legata alla prestanza e alla rilevanza del comparto narrativo e qui, bisogna ammetterlo, Bungie non ha mancato il bersaglio. La storia che tesse i fili di questo nuovo impianto narrativo ha come protagonista una “vecchia gloria” del primo Destiny: Eris Morn.

In generale, si avverte fortemente già dalle prime battute quanto la software house abbia compiuto un piccolo passo indietro, rispolverando con sapienza ed intelligenza i contenuti narrativi del primo capitolo, forse messi da parte con troppa superficialità nel corso degli anni. Per chi non lo sapesse, la storia di Eris è forse una delle più drammatiche in assoluto: inviata in una missione di ricognizione, la donna si è trovata faccia a faccia con un’oscurità impossibile anche soltanto da immaginare, che di fatto ne ha devastato il corpo e soprattutto l’animo, nonché la Luce.

Eris, però, non ha mai gettato la spugna: continuando le proprie indagini, la donna ha scovato finalmente nuove informazioni circa le gigante Fortezza Scarlatta, maestosa e sita sul temibile terreno della Luna e, soprattutto, su tutto ciò che potrebbe trovarsi al suo interno. Non è un mistero che poi all’interno si nasconda una gigantesca nave Piramidale, che potenzialmente racchiude in sé l’essenza più nuda e cruda dell’Oscurità in persona.

Destiny Ombre dal Profondo

Quello che ci aspetterà all’interno di essa, però, è tutt’altro semplice che da descrivere. La forza oscura che attanaglia la struttura, infatti, non schiera delle vere e proprie nuove leve nel suo temibile roster, ma piuttosto gioca coi ricordi dei giocatori, rispolverando i vecchi nemici affrontati, una manciata tra quelli più temibili, sotto forma di Incubi, manifestazione onirica di quelli che sono i traumi vissuti dagli stessi Guardiani.

Sconfiggerli, in un luogo in cui l’Alveare spinge forte per potersi rimpossessare del potere smarrito, non sarà mai semplice, ma sarà sicuramente molto affascinante. Inizia così, dunque, un viaggio alla scoperta di risposte, che in verità nemmeno stavolta arriveranno, alla ricerca – un po’ come è accaduto altre volte – di un potente manufatto in grado di plasmare oggetti quali vestiario e bocche da fuoco varie: il Criptoglifo.

Esplorare le oscure lande della Fortezza Scarlatta sarà comunque una grande fonte di ispirazione, giacché il colpo d’occhio narrativo risulta molto ispirato già dalle prime battute. Vedere, ad esempio, gli spettri della squadra di Eris, sterminata durante la missione incriminata, che le ruotano intorno, non dandole mai pace, è un colpo al cuore di non poco conto, ma è allo stesso tempo una manifestazione importante di ciò che si annida veramente nel cuore dell’Oscurità: un potere incomprensibile e senza limiti, capace di avvolgere – laddove volesse farlo – chiunque in qualunque modo possibile. Peccato però che, dopo aver portato a termine le varie missioni di “storia” (in verità relativamente brevi) la sensazione è sempre un po’ quella solita: abbiamo ancora una volta scalfito soltanto la dura scorza della verità e per saperne di più bisognerà temporeggiare ulteriormente.

Offerta ludica sorprendente… Nel bene e nel male!

La nuova (vecchia) destinazione lunare, ha portato in dote diverse attività aggiuntive, nonché un parziale restyling della formula ludica generale. Fondamentalmente, le novità vere e proprie sono rappresentate dal nuovo Assalto, ambientato appunto nella Fortezza Scarlatta, e dalla sapiente genesi di nuovi punti d’interesse, egregiamente creati ed inseriti all’interno di una location non del tutto nuova (la Luna), e dalla Caccia agli Incubi.

Se le prime due funzionano a dovere, però, non ci sentiamo di dire lo stesso della terza e ultima novità. La Caccia agli Incubi, infatti, si traduce troppo rapidamente in qualcosa di terribilmente inutile e riciclato, la cui aura di interesse e mistero sfuma velocemente. Per rendervi un’idea, queste non sono altro che la ripetizione di alcune missioni di storia, trasformate in mini assalti da affrontare a ripetizione una volta giunti nel tanto temuto (e amato) endgame che, giocoforza, rimane pressoché immutato.

Una volta raggiunto il nuovo soft cap, fissato a quota 900, che si raggiunge abbastanza facilmente affidandosi alle missioni di storia e alle immancabili Taglie, diventa poi necessario svolgere le immancabili attività settimanali, per proseguire alla ricerca del nuovo livello massimo di potere. Niente di veramente rivoluzionario, dunque, seppur i contenuti della Stagione dell’Intramontabile non sono ancora stati svelati completamente.

Destiny Ombre dal Profondo(5)

Il vero zoccolo duro è offerto comunque dall’introduzione dell’Artefatto e del livello stagionale, che vanno a rivalutare profondamente il progredire dei livelli “base” del nostro Guardiano, ergendosi in difesa di quella che è la volontà del giocatore di macinare ore ed ore di gioco e non ricevere in cambio un semplice engramma dell’Everversum.

I livelli da “coprire”, poi, sono ben cento, e garantiscono una quantità di ricompense tutt’altro che inutili, che si legano strettamente anche con l’evoluzione dell’Artefatto, conosciuto col nome di “Occhio del Guardiaporta”, di cui vi parlavamo poc’anzi. Quest’ultimo, potenziabile proprio progredendo con i livelli stagionali, garantisce al giocatore diversi bonus, compreso un potenziamento generale del livello di Potere raggiunto e altro ancora.

Particolare – e potenzialmente vincente – è anche la scelta di reintrodurre i parametri Intelletto, Disciplina e Forza (ancora una volta, già visti nel primo capitolo) con lo scopo di offrire ai giocatori una personalizzazione ruolistica maggiore e più sentita. Una sorta di, come la stessa Bungie le ha definite, Armature 2.0, il cui reale valore però è ancora tutto da dimostrare, soprattutto considerando all’eccessiva similitudine nei bonus di cui ogni pezzo di equipaggiamento è munito.

Tutto questo, e non poteva essere altrimenti, si sposa in maniera preziosa con la nuova interpretazione del sistema delle Taglie, ancor più utili e fondamentali ai fini della progressione. Oltre alle doverose attività settimanali e giornaliere, che garantiscono il drop di engrammmi potenti, necessari per aumentare di Potere, le Taglie garantiscono la velocizzazione del progresso stagionale, risultando così il modo migliore per arrivare più rapidamente possibile ai vertici. Per tal motivo, esse sono state profondamente rivisitate, ed ora è possibile acquistarne praticamente all’infinito (ovviamente con i Lumen) e giocare così, tendenzialmente, avendo sempre un preciso obiettivo da perseguire.

Va detto però, e in realtà l’abbiamo già fatto, che queste attività, seppur pregevoli, non riescono a rappresentare una rivoluzione tanto violenta quanto forse sarebbe stata necessaria, e probabilmente non rappresenterà nemmeno una motivazione validissima per riprendere a popolare la Torre. Quel che è certo, però, è che Bungie ha intrapreso una strada tendenzialmente vincente, seppur ancora lastricata – così come l’Inferno – da tante buone intenzioni, ma poca sostanza.

Un quadro generale ricco di spunti d’interesse, ma con tante incognite

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: Destiny 2: Ombre dal Profondo complessivamente funziona, specialmente per quelli che hanno saltato il primo capitolo della saga e vedono nella Luna una vera e propria genialata creativa e visiva. Il problema, però, è che tende eccessivamente ad abusare di situazioni, location e attività già viste e soprattutto abusate. Del resto, in PvP, le modifiche alla struttura generale sono pressoché nulle, e si basano sulle fortune di modalità come Gambit e sul Crogiolo, che non vengono quasi in alcun modo toccate.

Giunti all’endgame, quindi, lo spettro di ritrovarsi a vagare senza meta potrebbe ancora tornare a farci visita, ma da questo punto di vista ci sentiamo di affermare che è troppo presto per dirlo. Di fatto, non sappiamo ancora come il tutto verrà rimodellato nei prossimi mesi, e che impatto avrà sulla community il nuovo Raid, rigorosamente a tema Vex, che segna ancora una volta l’evoluzione di un brand che ha un disperato bisogno di qualcosa di veramente nuovo da apportare alla formula generale.

Destiny Ombre dal Profondo(15)

Quest’ultimo, che riesce sul fronte ludico a dare un ottimo apporto alla causa, con attività (disponibili anche in mathmaking) che offrono al giocatore buone ragioni per tornare settimanalmente sui server. Un raid tutto sommato in linea con la maggior parte dei suoi precedenti, che non riesce però a risultare veramente innovativo, limitandosi a rimanere soltanto un piccolo, importante, sia chiaro, tassello della Stagione dell’Intramontabile.

Va detto però che, complessivamente, i contenuti offerti hanno dato sicuramente nuova linfa alla produzione, ma chi si aspettava una svolta veramente epocale potrebbe rimanere deluso. Perché sì, noi fan di vecchia data abbiamo apprezzato il ritorno sulla Luna o la ricomparsa di boss storici come Crota, ma questa sorta di viaggio all’interno dei ricordi dei Guardiani più fedeli non può risultare la scelta più adeguata per risollevare con forza un brand imponente, ma con lacune enormi quasi quanto il Leviatano.

In conclusione…

Destiny 2: Ombre dal Profondo è un’espansione molto ricca sul piano narrativo, che segna il ritorno di Bungie nel raccontare una storia sapientemente imbastita con un piglio qualitativo imponente. Peccato però che il tutto si traduca rapidamente in un nulla di fatto, in cui ancora una volta i segreti più importanti vengono soltanto abbozzati e la cui comprensione rinviata. Sul fronte ludico, invece, ci è piaciuto tantissimo il nuovo corso strutturale dell’endgame, attraverso l’introduzione del percorso stagionale, che si sposa egregiamente con la nuova struttura delle Taglie che garantiscono, potenzialmente, ore infinite di gioco al giocatore.

Peccato che queste ore vengano minacciate da una sensazione di riciclo imponente, in cui le (poche) nuove attività non riescono a risultare sufficientemente rilevanti ad offrire al giocatore qualcosa di veramente esclusivo e rivoluzionario. Per questo ci sarà tempo: intanto, però, la strada intrapresa, seppur eccessivamente timida, potrebbe essere quella giusta!

Salvatore Cardone
Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.