La lunga discesa dell’Inquisitore

Dopo averci riconsegnato una prima espansione decisamente ben fatta e appagante, Bioware continua la sua cavalcata nell’espansione del mondo di Dragon Age con The Descent (titolo decisamente più evocativo de “La Discesa”) con cui si aggiunge un ulteriore tassello al premiatissimo Dragon Age: Inquisition. Nonostante i fan scalpitino per scoprire i risvolti del finale del gioco, Bioware si dedica ad aggiornare il diario di avventure del nostro Inquisitore. Se con Le fauci di Hakkon avevamo avuto una nuova e variegata mappa da esplorare, con The Descent il percorso è diverso ma gdristicamente valido: un nuovo enorme (forse il più grande in assoluto per questo gioco) dungeon da esplorare! Glissare tutto immaginando un riciclone di idee sarebbe un errore, perché The Descent ci ha sorpreso decisamente in positivo anche in termini di prezzo, considerando che per circa 15 Euro ci si porta a casa un’avventura lunga (circa 5/7 ore di gioco), ricca di loot e, soprattutto, ostica!

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Contattati dai nani di Orzammar in difficoltà a causa di forti scosse telluriche, l’Inquisitore e i suoi compagni si adopereranno in un lungo viaggio nel sottosuolo in cui i temibili Prole Oscura prosperano tra thaig abbandonati e miniere di lyrium. L’incipit narrativo, di per sé per nulla stringato, sarà ovviamente il presupposto per un’avventura molto più ampia che ci porterà a compiere un’esplorazione “profonda” ma mai tediosa, grazie soprattutto all’abilità del team di caratterizzare il dungeon in modo sorprendente con delle scelte a metà tra l’eco dei fasti della serie (Eroe del Ferelden… avete presente?) e scenari del tutto inattesi ma ammalianti. Si passa quindi da caverne buie a rovine naniche, a ponti sospesi nel nulla di tolkeninana memoria, sino al “cuore” della missione su cui, ovviamente, non sveleremo nulla di più. Le premesse per un contenuto con tutti i crismi, dunque, ci sono tutte anche se purtroppo alcune delle più interessanti idee non vengono poi sublimate come si vorrebbe. Tra queste la presenza di un nuovo gruppo di nemici (che lascerà un po’ il tempo che trova) e dell’introduzione di un nuovo hub di gioco che, in modo del tutto simile al tavolo della guerra di Skyhold, ci permetterà di organizzare missioni in giro per il sottosuolo. Ma procediamo per ordine.

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Sbloccata l’apposita missione al Tavolo della Guerra, The Descent si collocherà come una missione delle Costa Tempestosa. Un lungo dungeon diviso in molti livelli sotterranei, ognuno dei quali con delle specifiche caratteristiche. I livelli, pur lineari, offrono comunque delle divagazioni esplorative interessanti, per lo più grazie a numerosi oggetti da reperire per lo sblocco di alcune stanze segrete, nonché ad un nuovo set di collezionabili (i boccali) la cui posizione non è sempre facile da reperire. La novità, comunque, è data certamente dal campo base della missione che offre la possibilità di interagire con un surrogato del nostro ben noto tavolo della guerra. Qui, nel cuore della terra, si potranno dunque assegnare ai nostri 3 fidi consigliere delle “spedizioni”, ossia delle missioni prive di timer per lo più atte a sbloccare delle nuove parti di dungeon. In pratica si fa in esplorazione, si trova una zona da marcare con il ben noto stendardo dell’Inquisitore, ed al suddetto tavolo delle spedizioni si sblocca la relativa missione che di norma permette la costruzione di ponti o strade verso zone precluse della mappa. Questa trovata, originariamente intrigante, si risolve però in ben poca ciccia poiché pare più una scusa per creare un corposo backtracking che un pretesto tattico come invece dovrebbe essere il già citato Tavolo della Guerra. Visto che il fulcro della missione è la collaborazione con i nani di Orzammar, tra le altre cose presenti come supporto anche nel nostro gruppo attraverso due nuovi NPG (la modellatrice Valta ed il tostissimo Luogotenente Renn), ci saremmo aspettati un buon numero di missioni presenti sul tavolo, atte magari a sbloccare qualche nuovo emissario o qualche nuova zona nanica. Invece tutto è molto limitato e forse un pochino inutile. Certo le soddisfazioni comunque non mancano, complice il loot unico presente nel dungeon che è, ad ora, quello più potente a disposizione dell’Inquisizione il che non è mai male.

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A chiudere il quadro c’è un graditissimo ritorno, quello dei già citati Prole Oscura, belligerante motore degli eventi del primo Dragon Age, e qui ancora una volta nelle vesti di coriacei e numerosi nemici, ora anche attrezzati con nuove tipologie di combattenti e dotati di equipaggiamenti di tutto punto. Bioware infatti non si è limitata a riciclare vecchi non morti, ma ha infarcito le fila della Legione dei Morti con nuovi modelli e nuovi nemici, dimostrando una certa qual cura che non sfigura affatto con la buona varietà a cui Inquisition ci ha abituati. Ma si è parlato di coriacità, ed infatti la sfida offerta da The Descent non va assolutamente presa alla leggera. Se le Fauci di Hakkon era, tutto sommato, un qualcosa di fruibile anche poco prima dell’end game, The Descent è invece un contenuto chiaramente rivolto al giocatore navigato che dovrà avere, come minimo, un livello 27 per poter procedere nella sua avventura sotterranea, e ciò senza comunque evitare di finire in combattimenti logoranti. Proprio certi combattimenti, alcuni dei quali addirittura con diverse “ondate” sono uno dei punti di forza dell’avventura che puntando solo brevemente sull’esplorazione (che comunque c’è, non preoccupatevi) offrirà alcuni scontri a dir poco impegnativi, fino all’escalation finale con quello che è, quasi certamente, nella top 3 dei boss più tosti del gioco.