Cambiamenti

ATTENZIONE, spoiler grandi come Troll di Montagna! Non proseguite nella lettura se non siete in pari con Dragonero e se non avete già messo gli occhi sul numero 63!

Come si dice, “date a Cesare quel che è di Cesare a Dio quel che è di Dio”. Ora, senza scomodare insoliti paragoni con l’Altissimo, rendiamo merito a Luca Enoch e Stefano Vietti, deus ex machina e Massimo Fattor (ops!) di Dragonero, di aver mantenuto le promesse.

Ci avevano avvertito più di un anno fa, quando al Lucca Comics 2016 è uscito l’annuncio ufficiale della Saga delle Regine Nere: l’Erondár sarebbe completamente cambiato. E adesso, dopo Ceneri di un Impero possiamo finalmente tirare le somme di questa apocalisse che si è abbattuta sul mondo di Ian, Gmor, Sera, Alben e Myrva.

Certo, ai tempi della notizia potevamo pensare alla solita spacconata dell’autore che preannunciava grandi sconvolgimenti, inaspettati colpi di scena e morti eccellenti solo per rivitalizzare l’entusiasmo intorno al proprio lavoro. Quante ne abbiamo viste, di dichiarazioni del genere? Specialmente negli ultimi anni, dove sembra che l’industria dell’intrattenimento si sostenga ogni giorno grazie ad un costante hype orchestrato ad hoc che spesso si risolve in un nulla di fatto, un tranquillo e bonario “abbiamo scherzato”. E c’era da sospettarlo, onestamente. Anche perché in Bonelli non sono storicamente aperti ai radicali stravolgimenti. In fondo, Tex è immutato da almeno 40 anni e Dylan è rimasto a lungo cristallizzato nella parodia di se stesso. prima di venire ampiamente rimaneggiato. Dampyr si aggiorna di tanto in tanto, però si tratta solo di un lieve mutamento del suo status quo, non di un totale cataclisma. Julia, negli anni, non è cambiata molto e anche Martin Mystère, dopo la fase sperimentale delle prime due decadi, ha cominciato ad adagiarsi sugli allori. L’unica a rinnovarsi costantemente è stata Orfani, ma si trattava pur sempre di una serie pensata per farlo e con una data di scadenza prestabilita, non di una testata capace di durare potenzialmente all’infinito.

La sola, in effetti, che è possibile associare a Dragonero in questo senso è Nathan Never, che negli anni ha ospitato sulle sue pagine saghe estremamente distruttive, come quella di Alfa, la Guerra con le Staziono Orbitanti e soprattutto la Guerra dei Mondi, autentico masterpiece forse inarrivabile ancora oggi. Il collegamento non è casuale, dato che gran parte di quel conflitto fu gestito da Stefano Vietti, ormai autentico esperto in devastazioni e affini. Quindi, in attesa delle Regine Nere c’erano aspettative e qualche perplessità. Come sarebbe cambiata la serie? Davvero i due creatori non si sarebbero risparmiati uccisioni e stragi memorabili? Avrebbero avuto il coraggio di stravolgere tutto come promesso, dopo aver passato cinque anni a puntellare il loro meraviglioso e personale mondo fantastico?

Il risultato, sebbene lontano dalla disarmante ecatombe in stile Trono di Spade, ha sicuramente risposto alle curiosità dei lettori. Allora, andiamo a sviscerare gli aspetti più importanti della Saga appena conclusa.

1) La durata

Inizialmente girava voce che la guerra con le Regine Nere ci avrebbe tenuto compagnia per tutto il 2018. Alla fine del 2017, è stato invece confermato che sarebbe iniziata a gennaio per concludersi ad agosto. Quindi non dodici numeri ma otto, che diventano in realtà undici se consideriamo anche il “prequel” in due albi e lo speciale La muraglia dei Troll, strettamente collegato. Lo sforzo titanico di orchestrare una trama del genere per mesi, oltre al fatto che la produzione ha avuto inizio anni fa (come consuetudine dalle parti della Bonelli) risulta ancora più mastodontico se consideriamo che Enoch e Vietti hanno fatto tutto da soli, gestendo i vari momenti e spartendosi le storie con una bravura che ha francamente dell’incredibile.

Solamente una grande simbiosi umana e professionale poteva mettere in moto una simile macchina creativa. Un’affinità di intenti che risalta particolarmente nella scelta dei disegnatori e nella decisione di far disegnare a Giancarlo Olivares il primo e l’ultimo numero, così da chiudere il cerchio e costruire una solida linearità narrativa.
Una linearità che, da sempre, è uno dei pregi della serie e che qui probabilmente raggiunge la sua apoteosi, visto che l’intera Saga altri non è che un unico, immenso romanzo che potrebbe essere letto tutto d’un fiato senza spaesamenti di sorta. Una narrazione incredibilmente serrata, dunque, capace di far sospirare il lettore ad ogni pagina e che non possiede, stranamente, nessun momento vuoto o pensato per abbassare un attimo la tensione. Proprio questo, paradossalmente, è uno dei difetti principali dell’intera epopea.

Infatti durante i singoli mesi abbiamo avuto la sensazione (confermata da una rilettura in sequenza) che il solo modo di apprezzare pienamente la Saga sia quello di immergersi nei vari capitoli uno dopo l’altro. Si tratta, dunque, più di un binge-watching che di un lungo racconto stipato su più atti nel tempo, cosa che di sicuro valorizza l’intero lavoro e lo avvicina alle moderne serie televisive, ma che lo danneggia in considerazione dell’originale metodo di fruizione del fumetto bonelliano, basato soprattutto sulle edicole e sul ricambio dell’offerta ogni 30 giorni.

Se ci mettiamo anche che gli episodi più importanti sono arrivati in estate, proprio quando la distribuzione comincia ad essere carente e a saltare a volte per diverse settimane, ecco che il danno è completo. Anzi, si ha quasi il sospetto che per godersi la guerra come merita sia il caso di aspettare la riproposizione in volume, che probabilmente non tarderà a raggiungere le librerie. Non si tratta di una riflessione da poco. In un’epoca dove la multimedialità regna sovrana e dove il fumetto è abituato a passare stabilmente da un medium all’altro, questo aspetto deve essere tenuto costantemente in considerazione. Forse, qualcosa di diverso si poteva fare per rendere più strutturare meglio i vari episodi nel corso dell’anno.

2) Conseguenze

Dicevamo dei cambiamenti promessi dagli autori, molti dei quali avrebbero riguardato in primo luogo i personaggi principali e l’intero cast della serie. Ecco, in questo caso bisogna riconoscere ad Enoch e a Vietti di essere stati davvero senza pietà, come un George Martin dei bei tempi. Tutti, chi più e chi meno, hanno sofferto durante questa guerra e gli strascichi che si porteranno dietro saranno di sicuro al centro delle storie future. Concentriamoci un attimo sui nostri protagonisti.

Myrva

La tecnocrate più amata dell’Erondár ha scoperto un segreto sconcertante sulla sua natura, ovvero che anche lei, esattamente il fratello, possiede nelle vene sangue di drago. Come questo aspetto possa evolversi più avanti, non è dato sapere. Che la casata degli Aranill stia per fregiarsi di ben due Varliedarto?

Gmor

L’Orco dal palato fine e dall’inarrivabile talento culinario è forse quello che, in generale, se l’è cavata più a buon mercato. Non ha riportato ferite e ha conquistato gloria imperitura soccorrendo la famiglia reale, respingendo l’invasione di Solian e massacrando Troll nella Piana dei Ciclopi, anche se ha visto morire molti dei suoi simili. Probabilmente, il suo vero stravolgimento sarà soprattutto emotivo e legato al prossimo punto di questa lista.

Sera

Ecco, se dovessi indicare il player of the match di questo lunghissima partita, oltre al nostro Ian, sarebbe sicuramente lei. Sera è senza dubbio il personaggio che mi ha colpito di più in questi otto numeri, anche perché qui ha finalmente portato a compimento il lungo percorso di crescita che aveva iniziato ben 11 anni fa sulle pagine del Romanzo a Fumetti. L’abbiamo vista non solo tornare a casa dopo che era stata mandata via da Frondascura, ma abbiamo finalmente saputo da dove veniva la sua paura di uccidere e appreso qualcosa di più sul suo passato. Specialmente, è stata commovente la sua scelta di abbandonare la propria gente per combattere, unica tra gli Elfi Silvani, nelle file imperiali. Ed è un colpo al cuore il fatto che proprio lei, che aveva sacrificato tutto per i suoi compagni, abbia riportato le conseguenze fisiche più gravi, perdendo parte della gamba sinistra dopo aver ucciso in uno spettacolare scontro Yen Ail, la seconda delle Regine Nere.

Ian

Il Romevarlo non è certo rimasto con le mani in mano, anche se è stato lontano dal grosso della guerra quasi fino alla fine. Oltre ad essere stato l’autentico spauracchio del nemico, ancor più dell’Imperatore, si è lanciato nell’epica impresa di rintracciare i Draghi dopo secoli e chiedere il loro aiuto, spingendosi là dove nessun Umano era mai giunto prima. Inoltre, ha finalmente purgato la sua spada dalle anime delle vittime e le ha dato un nuovo nome: “Endastridh“, la pacificatrice. Anche se, probabilmente, il peso più gravoso è stato quello emotivo, visto che sua madre Elara è morta di fronte a lui ed è stato costretto a fare visita a suo fratello Drev nella Città dei Morti, in uno degli episodi più struggenti della serie. Non solo: il nostro eroe si è anche ricoperto di onore e gloria, tant’è che ha ucciso la prima delle Regine e senza di lui l’Impero sarebbe caduto. Sarà interessante vedere come questa fama sarà gestita in futuro, visto che ormai Ian è autentica stella dell’Erondár.

Il cast

Dicevamo dei comprimari e qui, forse, possiamo assistere pienamente al salasso che Enoch e Vietti hanno inflitto alle loro creature. Infatti ci sono stati un sacco di morti eccellenti. A partire dal primo numero, abbiamo visto morire l’Imperatore Aithor e il figlio Nahim succedergli. Poi, in successione, il sindaco di Solian, Klavert, Morvana, la fedele seguace del consigliere Ausofer, oltre che la già menzionata Elara. Ma la vera mattanza l’abbiamo avuta nel Giorno degli Eroi, che passerà alla storia come la Battaglia dei Campi del Pelennor di Dragonero. Qui sono morti alcuni personaggi molto amati, come i gemelli Scout Jinza e Kyoden, il lupo Baryn, Yeraban Sarra, il giovane Sawel e il nano Antracite, a cui si è in seguito aggiunto anche il Generale Jarras. A rendere la loro fine tragica, però, è stato soprattutto il realismo con cui sono passati a miglior vita, prova della crudeltà “martiniana” degli autori.

dragonero

3) Un mondo nuovo

Ma la furia sanguinaria di Enoch e Vietti non si è fermata qui. Infatti nei mesi abbiamo visto crollare uno dopo l’altro molti dei luoghi più importanti dell’Impero, molti dei quali ammirati nel corso degli anni. La capitale Vàhlendàrt, è stata rasa al suolo, le truppe del Vallo sono state decimate; Roccabruna è caduta; Faucasepta è stata distrutta; Suhrendart è stata conquistata; le Città Libere sono state attaccate. Tuttavia, non tutta la distruzione viene per nuocere: il pretesto dell’Impero in fiamme infatti ci ha permesso di ampliare la nostra visione sull’intero continente. Abbiamo visto luoghi nuovi, come l’Enclave dei Grandi Laghi, la Città dei Morti e la Piana dei Ciclopi. Inoltre, la missione di Ian oltre la Cintura delle Tempeste ci ha concesso di dare finalmente uno sguardo al mondo oltre l’Erondár. Non a caso, in questi mesi è uscito l’Atlante di Dragonero e abbiamo fatto conoscenza della figura di Borge il Rosso, lo storico esploratore che si dice abbia visto terre sconosciute e lontane. L’impressione è che, nel futuro, il palcoscenico delle avventure dei nostri eroi sia destinato ad allargarsi sempre di più. Una scelta che possiamo solo approvare, visto che uno degli aspetti principali del fantasy è quello far conoscere al lettore realtà fantastiche e inimmaginabili. Però non dobbiamo dimenticarci del nostro amato continente, infatti dopo il passaggio delle Regine Nere sembra proprio un’altra terra ed è probabile che nell’avvenire sia destinata a cambiare ulteriormente, anche perché ancora non sappiamo che fine abbiano fatto le sementi sparpagliate dagli Elfi Neri.

Insomma, la serie di Dragonero si è completamente rinnovata, in ogni senso. E non vediamo l’ora di scoprire cosa succederà.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!