Lost incontra Mad Max… nello spazio.

Drifter è la nuova serie sci-fi di Image Comics, creata da Ivan Brandon, che si occupa della sceneggiatura, e Nic Klein, ai disegni. La storia racconta di un astronauta che, in un futuro in cui l’Umanità si è diffusa come forza colonizzatrice dell’Universo, “naufraga” su un pianeta pressoché sconosciuto e assai ostile (chi ha detto “Tatooine”?). Il protagonista dovrà quindi lavorare duramente per sopravvivere e per capire cosa gli è accaduto veramente: nonostante per lui siano trascorsi appena pochi giorni, risulta che la sua nave si è schiantata sul pianeta un anno prima!

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Intrigante! Sì, anche troppo. Ma procediamo con ordine. Drifter è una serie bellissima, nel senso più estetico del termine. Le tavole sono realizzate con maestria e si lasciano ammirare con grazia, l’atmosfera cui contribuiscono è impeccabile. Niente da dire riguardo a ciò.

I problemi arrivano quando, leggendo il primo volume, ci rendiamo conto che i misteri continuano a generare, quasi casualmente, altri misteri. Non solo non ci viene data alcuna risposta, elemento comune a molte serie di ampio respiro (vedi Saga, su tutti), ma la nostra confusione iniziale, che riuscivamo a tradurre in intrigo, non stenta a diminuire, anzi aumenta. E l’intrigo diventa smarrimento.

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Considerato ancora una volta quanto bene è “affrescato” Drifter, non vi costerà un grande sacrificio tornare indietro e ricontrollare quanto successo qualche pagina prima. Ed è un bene, perché probabilmente dovrete farlo. Gli eventi si susseguono apparentemente senza legami di causalità reciproca, portando avanti storyline parallele, che però falliscono nel ricongiungersi o almeno tratteggiare una narrazione, unica e potente, di sfondo.

Si ha l’impressione che si stia seguendo una visione, quella dell’autore, che non è abbastanza chiara da sorreggere tanti personaggi e storie diverse con destrezza tipica di altri high-concept sci-fi (vedi, di nuovo, Saga su tutti). I repentini cambi di punto di vista, location e personaggio, mai segnalati da altro che dalle immagini, non aiutano. E i misteri che renderebbero più che affascinante la trama finiscono per aggiungersi al mucchio delle cose che “non si capiscono poi tanto bene”.

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Però… quanto è disegnato bene! Ve lo diciamo noi: tanto da farvi sopportare qualche mistero costruito fragilmente e da farvi rivalutare, dopotutto, il grande cliffhanger al termine del primo volume.