Dall’annuncio del titolo si sono lette congetture più o meno discutibili riguardo la scelta d’incentrare la presentazione di Gears 5 su una cut scene emotivamente molto forte per rispondere con colpi di narrazione a una concorrenza agguerritissima sotto questo punto di vista. Con forte rammarico ho notato quanto questa scelta abbia portato la critica internazionale ad imbattersi in un fraintendimento che ha dell’imbarazzante se si analizza il trailer con la chiave di lettura giusta. Negare la presenza di scene di questo tipo in tutta la serie di Gears equivale ad aver dimenticato le origini del titolo o a non averlo giocato proprio. Bastano due semplici esempi per mettere in discussione quanto è stato detto un po’ ovunque in questi giorni. ATTENZIONE SPOILER: il primo è legato proprio al capostipite Gears of War e alla estenuante ricerca di Maria, la moglie di Dom, una vicenda che ha lasciato il segno nel cuore di milioni di giocatori, forse è stata la prima volta che uno sparatutto è riuscito ad emozionare tanto il pubblico. Il secondo esempio riguarda la morte di Dom vista in Gears of War 3, il sacrificio di un comprimario tanto carismatico lasciò tutti a bocca aperta aprendo una voragine indelebile nel nostro cuore. Gears of War 4 si chiude proprio con una scena di questo tipo nella quale troviamo Keit Diaz dire addio alla madre condannata a morte certa dalle redivive locuste ed è proprio da questa struggente scena che vengono gettate le basi narrative per Gears 5, quello che vediamo nel trailer è esattamente in linea con il ritmo al quale la serie ci ha da sempre abituati.

Gears si tinge di rosa

Il trailer di presentazione ha mostrato diversi elementi interessanti di cui vale la pena parlare: innanzitutto ritroviamo un JD Fenix più maturo e provato da battaglie di cui non sappiamo nulla, il gioco sembra essere ambientato qualche anno dopo gli eventi di Gears of War 4, JD infatti mostra una vistosa cicatrice sul volto di cui era sprovvisto nell’ultimo capitolo accompagnata da un grosso problema al braccio destro che lo costringe a intervenire per placare il dolore attraverso un congegno di cui, anche qui, non sappiamo nulla. Quello che sembra certo però è il cambio di rotta riguardo il protagonista, i The Coalition non sono nuovi a queste pratiche di “svecchiamento” che hanno visto JD sostituire Marcus nel quarto capitolo in fin dei conti. Adesso sembra essere arrivata la volta di vestire i panni di Keit Diaz, scelta coerente strettamente legata agli eventi vissuti in Gears of War 4, è evidente quanto i rapporti interpersonali della squadra sembrano essere arrivati al limite ed è interessante questo conflitto interno venutosi a creare in termini ludicamente emotivi, la tensione è palpabile, quella stessa tensione che si respirava nei primi Gears of War.

Questa sensazione di avvertire richiami del passato mi ha pervaso per tutta la durata della presentazione, in special modo nelle scene di gameplay che vedono Keit combattere forsennatamente in un ambiente stretto, illuminato solo dagli spari del Lancer mentre una dozzina di locuste zombi la circondano senza lasciarle un’apparente via d’uscita, idem dicasi nella scena dove si vede uno stormo di creature volanti molto simili ai Kryll visti nei primi capitoli portare morte e distruzione sul campo di battaglia. I toni quindi sembrano più cupi rispetto a Gears of War 4, a quanto pare i The Coalition hanno ascoltato le critiche, spero ne abbiano fatto tesoro permeando il titolo di tutto questo.

Il giro del mondo.

Il trailer ha lasciato intravedere una varietà delle ambientazioni molto interessante: lande ghiacciate, foreste, deserto e il più classico ambiente urbano post apocalittico faranno da cornice all’intera vicenda e molto probabilmente verranno introdotti nuovi mezzi di locomozione e nuove dinamiche ambientali. Si sono intraviste nuove locuste, alcune delle quali forse neanche possono essere definite tali, ma anche sotto questo aspetto sembra che si sia puntato sul rinnovamento.

Come prima, più di prima?

Per il momento le sensazioni sono positive, sia dal punto di vista narrativo che ludico il titolo sembra essere molto solido, la scelta della nuova protagonista farà storcere il naso ai conservatori, ma personalmente questa mossa mi è sembrata la scelta più naturale e per certi versi coraggiosa che i The Coalition potevano fare. Sotto il punto di vista tecnico si sono visti dei passi in avanti ma non mi è sembrato tanto distante dal già maestoso quarto capitolo, riuscire a spremere ancora di più l’hardware One è comunque un’impresa pazzesca, questi sono i miracoli dell’ottimizzazione fatta bene. Le premesse per un buon Gears ci sono tutte, forse è la volta buona che i The Coalition riusciranno a trovare la quadra tra il vecchio e il nuovo restituendoci un prodotto con una forte identità e che riesca a soddisfare anche i giocatori di vecchia data, ancora in lutto per la dipartita di Epic Games.