Durante Etna Comics 2017, noi di Stay Nerd abbiamo avuto l’onore ed il grande piacere di sederci a parlare con David Lloyd, celebre fumettista inglese conosciuto soprattutto per aver illustrato V for Vendetta, uno dei capolavori del grandissimo sceneggiatore Alan Moore.
Lloyd è stato molto cordiale e disponibile, e ci ha rilasciato un’intervista assolutamente interessante e densa di spunti.

Non possiamo non iniziare col parlare di V per Vendetta, una delle graphic novel più famose di sempre. Cosa si prova come artista a vedere un proprio lavoro diventare iconico e duraturo?

Innanzitutto ci tengo a precisare che non sono un anarchico! Lo dico perché molti vedono nell’opera un messaggio anarchico, o comunque che promuove questo concetto. Personalmente ritengo che l’anarchia sia un sogno utopico e che non sia possibile basare una società su di essa sul lungo periodo. Il messaggio che vorrei comunicare è piuttosto legato all’individualismo, inteso come il poter contare sulla nostra forza di volontà, sul nostro senso di cosa è giusto e sbagliato e sostenere questa idea a tutti i costi. Non si deve seguire la massa perché si è spaventati o perché tutti lo stanno facendo. Questo è il messaggio insito nella mia opera.

Pensi che le persone abbiano capito questo messaggio?

In parte sì, d’altronde è il nucleo dell’opera e tutti comprendono cosa si prova ad essere perseguitati e depressi, quindi spero di sì. Quando crei un’opera di finzione o d’intrattenimento con un messaggio al suo interno puoi solo sperare che il messaggio venga compreso, ma parlando con tante persone nel corso degli anni, in molti mi hanno detto che gli ha cambiato la vita, sono rimasti colpiti e impressionati da quel messaggio. Il problema nel raccontare una storia è che devi essere capace di farlo, spiegarne il significato in modo appropriato: penso che io e Alan Moore abbiamo fatto del nostro meglio per trasmettere le nostre idee nel libro.

Alan Moore è sicuramente uno dei talenti più iconici del fumetto degli ultimi trent’anni, ma si dice anche che non sia una persona facile con cui lavorare.

Non so dove abbiate letto questa cosa, io non ho sentito alcuna storia riguardo le difficoltà nel lavorare con Alan. In tutta onestà l’unica cosa che ho sentito su di lui è che solitamente scrive delle sceneggiature molto intricate. Quando collaborai con Alan, era ancora agli albori della sua carriera e non aveva l’attuale capacità di scrivere queste storie complesse di cui tutti parlano. Non la descriverei comunque una persona difficile con cui lavorare.

Hai apprezzato la trasposizione cinematografica della tua opera?

Sì, penso abbiano realizzato davvero un bel lavoro, un bel film. La descrivo sempre come una versione alternativa di V: le sorelle Wachowski hanno fatto qualcosa che riflettesse il loro tempo politico, con il loro stile ed era giusto così, visto che hanno acquistato i diritti per farlo. Hanno fatto quel che volevano con il materiale a disposizione, ma il fulcro del messaggio di cui parlavamo prima è rimasto inalterato ed hanno svolto davvero un buon lavoro. Inoltre il film ha avuto una grande diffusione ed ha trasmesso il messaggio in maniera più efficace del libro, perché anche se la nostra opera è stata pubblicata in tutto il mondo, una trasposizione cinematografica riesce ad arrivare davvero ovunque e, quando una persona vede il film compra il libro. È una situazione in cui vincono tutti.

V è sostanzialmente un’idea dietro una maschera. Ma come hai realizzato la maschera? Perché se è vero che le fattezze sono ispirate a Guy Fawkes, la sua semplicità ed il suo essere stilizzata l’ha resa ancor più riconoscibile.

La stilizzazione è necessaria perché, quando disegni qualcosa, deve essere innanzitutto semplice e il fatto che rappresenti Guy Fawkes è un’ulteriore motivo: abbiamo davvero pochi documenti che ci parlano del suo aspetto quindi, con queste poche basi, ho dovuto realizzare qualcosa di stilizzato. Ciò lo rende anche semplice da disegnare ma non è necessariamente la soluzione migliore, sia chiaro. Io sono minimalista quindi per me i dettagli spesso sono irrilevanti. Per dire, pensate al ridicolo costume che indossa Judge Dredd… Non ho mai disegnato Dredd e non lo disegnerò mai, perché riuscire a riprodurre tutti quei dettagli lo reputo semplicemente uno spreco di tempo. Ad ogni modo la maschera di Fawkes è una versione stilizzata del suo volto; tutto qui.

Cosa ne pensi del modo in cui gli hacker di Anonymous utilizzano la maschera creata per V?

In realtà un po’ tutti la usano, da semplici dimostranti politici al movimento Occupy; chiunque protesti per qualcosa nel mondo a volte la indossa, siano essi a Singapore o in Cina o da altre parti. Lo fanno per ciò che credono sia una buona ragione e il gruppo Anonymous fa quel che fa con buone intenzioni. Chiunque usi la maschera di V lo fa per testimoniare delle azioni a fin di bene e fintanto che la maschera viene usata in questo modo non ho obiezioni, anzi, lo trovo fantastico.

Probabilmente è la prima volta che le persone utilizzano qualcosa che deriva da un fumetto con delle motivazioni così importanti. Da questo punto di vista ti senti  in qualche modo un’icona?

Direi di no; penso di essere solo un artista che è stato fortunato a creare qualcosa che è uscito dalle sue pagine ed ha lasciato il segno nel mondo reale, e ne sono felice e orgoglioso.

In quanto autore che ha creato una sorta di rivoluzione, cosa pensi del ruolo dell’autore oggi, soprattutto in relazione alle maggiori possibilità di contatto con il pubblico grazie ai social media? Cosa dovrebbe fare e dire un autore?

Penso che un autore non dovrebbe curarsi troppo dei social media o esserne influenzato: ogni autore fa quel che fa principalmente per se stesso e questo principio deve valere sempre. Sicuramente i social media sono qualcosa di grandioso ma non devono rappresentare un qualcosa che modifichi il proprio modo di lavorare.

Il futuro descritto in V per Vendetta è distopico e spaventoso. Cosa pensi del fatto che ci stiamo pericolosamente avvicinando ad esso nella realtà dei fatti?

Non riesco ancora a vedere la situazione in modo così tragico, per quanto ci siano stati degli sviluppi pericolosi che hanno portato le persone ad essere attratte da personalità forti solo in apparenza, compiendo atti disperati. Tutto ciò è ovviamente terribile, ma non lo vedo ancora come un passo verso la distopia che ho realizzato.

V per Vendetta ha rappresentato anche una rivoluzione nel mondo del fumetto, coadiuvato pure da altre opere che hanno reso questo media molto più che un mondo fatto solo di supereroi. Ritieni che i tuoi lavori abbiano influenzato il modo di fare fumetto?

In realtà non credo di aver avuto un’influenza nel mondo del fumetto. Ci sono alcuni artisti che hanno realizzato opere più radicali, anche nell’ambito dei supereroi, ma di base tutto ruota sempre intorno a questi ultimi. Lo dimostra ampiamente il fatto che il mercato del fumetto sia dominato da due realtà ben precise, ovvero Marvel e DC, e che anche il mondo del cinema si stia piegando a questa idea. Ovviamente continuano ad esistere artisti che realizzano opere più eclettiche ma tutto ciò non ha comunque alcun effetto sull’industria.

Secondo te l’immobilità dell’industria del fumetto è una responsabilità del pubblico o dell’artista?

Nessuno dei due: è colpa delle compagnie che vogliono continuare a fare soldi, sia con i fumetti che con il cinema.

intervista a david lloyd

Se ci fosse la possibilità di realizzare un film su un’altra tua opera fumettistica, per esempio come ha fatto Frank Miller, quale sceglieresti?

Probabilmente la scelta ricadrebbe su Kickback, un libro che mi piacerebbe davvero riuscire a portare sul grande schermo. Non sarebbe un lavoro facile ma lo farei volentieri. Detto questo, però, non mi interessa molto il cinema in sé quanto le tecniche filmiche, grazie alle quali ho reso i miei lavori molto cinematografici ma, nella fattispecie, non penso mi concentrerei in modo fermo sulla cosa.

Puoi dirci qualcosa di più sul tuo nuovo progetto?

Si chiama Aces Weekly, ed è un magazine di fumetti la cui particolarità è che non viene stampato su carta. È un progetto interamente online, che sfrutta le nuove tecnologie per la diffusione dei lavori proposti, anche perché nel 21° secolo avviare un intero processo di stampa è, a mio avviso, solo una perdita di tempo e soldi. Ci si iscrive e ogni settimana si riceve un nuovo volume. Se volete potete trovare tutte le informazioni su acesweekly.co.uk.