“Sono una festa di cambiamenti, come chiunque altro”

Morte

In una caleidoscopica ricerca della propria identità, il parossistico viaggio di Bella Baxter è ben più di un semplice inno all’autodeterminazione di sé stessi. Non c’è contrapposizione di esperienze che sostenga tesi o antitesi, ma solo un costante evolversi della protagonista in un mutevole spazio idiosincratico alle emozioni.

Il sipario si alza e le maschere corrono.
Non c’è una meta, ma il flusso degli eventi è irrefrenabile. Dove ci sta portando?

Gioia

Poniamo il caso di dover abbandonare Londra per un istante e che, per assurdo, veniamo trasportati in un pittoresco caffè. Magari lo storico Café De Flore situato al 172 di boulevard Saint-Germain a Parigi, e qui, in barba allo scorrere del tempo, troviamo tre figure allo stesso tavolo, nate e cresciute in tempi inconciliabili, ma tutte caratterizzate dalla stessa passione. I tre, che non hanno la benché minima idea di cosa stiano facendo lì, una volta arrivato il cameriere, invece di un cordiale benvenuto ricevono un quesito, il più semplice e barbaro tra quelli posti nella storia umana:  ”Cos’è l’Io?”.

Per il primo convitato, un certo Johann Fichte, è il principio primo da cui tutto viene dedotto. Un fondamento che influenza la scienza in quanto manifestazione costante dell’azione del pensiero sul mondo.
Il secondo, un distinto dottore inglese di nome John Locke, sostiene che l’Io è indissolubilmente legato alla nostra coscienza, plasmata attraverso l’assimilazione empirica della realtà.
Per la nostra Bella, invece, è la scoperta costante di una infinita scala analitica incapace di poter essere catalogata in calce nella nostra anima.

Chi l’avrebbe detto che quest’ultima, la povera creatura di Lanthimos, nella sua perenne ricerca di “più luce”, si sarebbe ritrovata a dover  portare sulle spalle il peso delle elucubrazioni filosofiche di secoli di storia. Lei che tutto voleva fuorché dover vivere in un mondo incapace di poter assaporarne i colori. Lei, che solamente attraverso l’eccezionale capacità recitativa di Emma Stone, si ritrova come una marionetta priva di fili, intenta a ballare una sinfonia senza musica, tra terre inesplorate, città disarticolate e uomini incapaci di accettare la vita e osservare oltre il proprio sguardo.

Rabbia

Bella Baxter è un’esploratrice che non porta con sé la bandiera dell’autodeterminazione dell’Io, del femminismo, del socialismo. Bella Baxter è di più, è una donna che vuole scoprire ed essere. Una ragazza che vuole insufflare nel proprio petto, guardando il paesaggio di Lisbona, interrogando gli avventori dei bordelli parigini o semplicemente decidendo come vivere.

Povere creature! è un’opera etimologicamente complessa, che non può essere scomposta. Ogni elemento è parte dell’insieme che, a sua volta, dona valore e definisce ogni singolo frame.

Le giroscopiche inquadrature di Lanthimos sono un afflato che si muove tra i capelli di Bella, i suoi amanti e le sue danze. Le sue notti di passione e l’instancabile discesa nei baratri della sua mente. I grandangoli e le scenografie, volte a trasportarci in un mondo onirico, ci mettono davanti un’opera che si plasma su contaminazioni provenienti da ogni dove.
C’è rivoluzione, c’è estetismo, c’è classicismo.

Amore

Bella si muove libera spezzando le catene sociali che la intrappolano, dimostrando agli uomini, incapaci di reggere lo sguardo dinnanzi a una donna libera di scegliere chi e come essere, che la vita che percorre è plasmata dalla scoperta costante delle proprie emozioni. Un turpe viaggio estatico dove il Nirvana si manifesta attraverso l’innocente brutalità del compiacimento personale, dove l’unico modo per ascendere non è altro che riuscire a porre costantemente l’anima come obiettivo finale da raggiungere. Un’utopia romantica che balena nella mente di Bella indipendentemente da chi le sia vicino o da dove si trovi. Come una novella John Keats che, colpito d’un tratto, iniziò frettolosamente a scrivere la sua Ode all’Autunno, anche lei diviene stagione. Un’ultima amica del sole al suo culmine. Una sognante amante della luna al suo perire.

Bella va avanti per la sua strada tagliando i rapporti con Dio, fugge da Godwin lasciandogli un amore intatto come vestigia. Allontana nel marcescente mondo serafico Duncan Wedderburn, perdona Max e punisce Alfred.

Vita

Bella cammina e viaggia, studia e ama, odia e impara, si innalza e vede il mondo da vette che solo chi si libera dalle storture della società può riuscire a toccare.
Le povere creature di Lanthimos, tra grandangoli, coreografie, colori, emozioni e sesso, completano un viaggio alla scoperta della forza e dei limiti di anima, corpo e mente. Pedine di una scacchiera dove l’anarchia regna sovrana e i pedoni si muovono liberamente senza curarsi delle torri che potrebbero mangiarli. Un’opera d’arte dove la cornice è parte stessa del dipinto.
Un’opera dove nulla è importante.
Un’opera dove tutto è importante.
Un’opera che è e non può non essere.
Una creatura che è libera.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.