Semaforo verde

Con la Formula Uno reale in pausa estiva, capita a fagiuolo l’arrivo di F1 2017 ad interrompere il digiuno da motori e a regalare agli appassionati della disciplina regina del motorsport un po’ di respiro, in attesa del ritorno di uno dei campionati più avvincenti degli ultimi anni. Codemasters prosegue l’ottimo lavoro dello scorso episodio arricchendolo di alcune novità, compresa la gradita ricomparsa delle vetture storiche, osando forse un po’ poco, ma confezionando nel complesso un ottimo prodotto. Andiamo a scoprirlo nel dettaglio.

Saliamo in macchina

Il livello tecnico è altissimo, forse il più alto che abbia mai offerto la serie Codemasters, e si apprezzava già nell’anteprima che vi abbiamo proposto qualche giorno fa, con il gioco che su PS4 Pro gira alla grandissima. Le monoposto sono tutte riprodotte egregiamente: unica pecca, ovviamente non imputabile al gioco in sè, è l’assenza degli sponsor sulle vetture storiche, che in quanto legati al mondo del tabacco non è stato possibile riprodurre, lasciando dunque ad alcune macchine la sensazione di essere un po’ “spoglie”. Ma, ripetiamo, non era possibile fare altrimenti. Anche l’impatto audio col gioco è molto buono: ottimo il rombo dei motori, buona la telecronaca del sempre brillante Carlo Vanzini, ma restiamo con le perplessità espresse già in sede di anteprima per il commento tecnico di Luca Filippi, che dietro al microfono non si sente proprio a suo agio.

Il modello di guida è invece buono e realistico e, se dovesse risultarvi troppo ostico, anche altamente personalizzabile, con l’attivazione di alcuni aiuti che contribuiranno a rendervi la vita più facile. Giocare senza controllo di trazione, frenata assistita e cambio automatico è veramente complicato, ad esempio, ma inserendo gli aiuti anche gradualmente, e con la giusta pratica, riuscirete a domare i bestioni da circa mille cavalli che popolano i circuiti di tutto il mondo.

Con i nuovi regolamenti 2017 inoltre, sono cambiate anche esteticamente le vetture, che ora hanno ruote più larghe, dimensioni più generose, più velocità e più tenuta di strada. Proprio per questo, sarete invogliati a correre ed affrontare le curve con più aggressività, ma se tentate di strafare, il gioco non perdona e il testa-coda (o peggio, l’impatto contro il muro) sarà sempre dietro l’angolo. Poco male se deciderete di utilizzare il flashback, presente anche in questa edizione.

Ci metterete comunque poco a prendere confidenza con i comandi e a decidere il livello di difficoltà, sia che siate aficionados della serie, sia che vi annoveriate tra i novizi del gioco, e una volta a proprio agio dietro il volante, è tempo di esplorare le varie possibilità che il gioco ha da offrire.

Born to Run

La modalità principe di F1 2017 è la Carriera, naturalmente, e chi ha già giocato all’edizione 2016 probabilmente sa già a cosa sta andando incontro. Creazione del personaggio con nome, avatar, casco, numero di gara e quant’altro, e via, verso il circus più famoso del mondo. Quest’anno le squadre non sono più divise a scaglioni, anche se il distacco tra le varie scuderie è netto, con le tre eccellenze che rispondono al nome di Mercedes, Ferrari e Red Bull, la “Terra di Mezzo” composta da Williams, Force India, Renault, Toro Rosso e Haas, e con McLaren e Sauber a fare da fanalini di coda, come d’altronde succede nel campionato vero e proprio. È possibile scegliere liberamente per quale team correre, ben consci che scegliendo una squadra rinomata, le aspettative nei vostri confronti saranno piuttosto alte e viceversa.

Come nella spietata controparte reale, il mondo della F1 è ben crudele anche qui, e sarete dunque in competizione con il vostro compagno di squadra o con i piloti delle scuderie del vostro livello, e finire troppo spesso dietro questi ultimi può lasciarvi senza sedile.

Il lavoro paga

Due le novità principali: la prima è il modello di sviluppo della vettura, profondamente rivisitato ed ora molto simile ad uno “skill tree” in stile GDR. Per ottenere degli upgrade, fondamentali nel corso della stagione, bisognerà dapprima guadagnare i cosiddetti punti sviluppo, ottenibili durante le prove libere dei weekend. Nelle tre sessioni di prove infatti, il vostro team vi chiederà di prendere familiarità con il tracciato (passando attraverso delle porte disseminate lungo il percorso), di mettervi alla prova con la gestione delle gomme e il risparmio del carburante, e di effettuare delle simulazioni di qualifica e per il passo gara, oltre ad alcuni obiettivi bonus visibili nel menù perfettamente ricreato all’interno di un monitor nei box. Più test completate con successo, più obiettivi raggiungete, più punti sviluppo guadagnerete, da spendere poi in fabbrica in migliorie per la vettura.

Qui deciderete dove tentare di migliorare la vostra monoposto, secondo un modello che prende ispirazione dai punti di forza e punti deboli proprio delle macchine reali: la Ferrari ad esempio deficita un po’ nella velocità di punta e nella potenza del motore in generale, laddove eccelle nella bontà del telaio e dell’affidabilità. Starà a voi dunque decidere cosa migliorare, cercando al contempo di non lasciare troppo indietro altre caratteristiche, tenendo a mente che anche gli altri team nel corso della stagione miglioreranno e potranno dunque arrivare al vostro livello, se non superarvi addirittura (nel campionato cui stiamo partecipando, ad esempio, non è raro trovare la Williams di un sorprendente Lance Stroll a lottare per la pole).

 

Uno sguardo al passato

L’altra novità, anche se si tratta praticamente di un ritorno, sono le vetture classiche. F1 2017 offre un piacevole diversivo tra una gara e l’altra, invitandovi a tornei ed esibizioni a bordo di vetture storiche prese dal glorioso passato di questo sport. Ci sono le McLaren storiche dalla livrea bianca e rossa degli anni ’80 e ’90 (anche se la MP4/4 del 1988 è un bonus pre-order, e sarà disponibile per tutti solo più avanti), la Williams del 1992 che portò Nigel Mansell al titolo mondiale, la non troppo fortunata Ferrari del campionato 1995 di Berger e Alesi, di nuovo una Williams, quella vincente di Damon Hill, la McLaren mondiale di Mika Hakkinen. Si torna poi in casa nostra con due delle Ferrari iridate con Michael Schumacher, del 2002 e 2004 e quella dell’ultimo titolo piloti del Cavallino Rampante, di Kimi Raikkonen del 2007, che fa compagnia alle ultime generazioni di F1 aspirate, la Renault 2006 di Alonso, la McLaren 2008 di Hamilton e la Red Bull 2010 del primo titolo mondiale di Sebastian Vettel. Tutte dal caratteristico suono perfettamente riprodotto, che non mancherà di emozionare i nostalgici della Formula Uno, che non hanno mai particolarmente apprezzato il rombo dei motori turbo odierni.

A bordo di queste vetture sarà possibile cimentarsi in gare di sorpasso e competizioni vere e proprie: nulla di trascendentale, ma un piacevole intermezzo tra una gara e l’altra che tutto sommato diverte.

Fuori i secondi

Ad aggiungere carne al fuoco e longevità al titolo sono le varie modalità di contorno, dalle prove a tempo totalmente personalizzabili per quanto riguarda il meteo e l’ora del giorno (provate Monaco di notte, spettacolare), le gare singole (anch’esse personalizzabili per quanto riguarda durata, tempi e modalità delle prove libere e delle qualifiche, et cetera) e i campionati “arcade” di diverso tipo e disponibili sia per le vetture 2017 che per quelle classiche. Un po’ di pepe sarà messo anche dal multiplayer online e dalla modalità “evento”, scenari per cui bisognerà attendere l’apertura dei server, ancora offline. Tutte modalità, comunque, che dovrebbero contribuire ad offrire ai giocatori numerose ore di gioco rendendo il titolo nel complesso piuttosto corposo.

Verdetto:

F1 2017 intraprende la buona strada del suo predecessore, senza stravolgere nulla, ma aggiungendo piccole novità qua e là. Il nuovo sistema di sviluppo della vettura funziona, così come il ritorno delle monoposto storiche è più che gradito. Il sistema di guida è intuitivo e personalizzabile, il comparto tecnico è la solita certezza. Quello che manca al gioco è un pizzico di spinta in più: le modalità di contorno sono, appunto, contorno, mentre avremmo gradito un pochino di sostanza aggiuntiva. Sono dettagli, comunque, perché il gioco ha tutto ciò che serve per attirare gli appassionati della disciplina e dell’automobilismo in generale.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.