La prima regola del Fight Club è che non si parla del Fight Club.

Partiamo da questo presupposto. Quindi non stiamo parlando del Fight Club, ma di quel folle di Palahniuk (che chi scrive apprezza alla follia, per l’appunto). Il buon Chuck decide di dare un seguito alla sua opera massima, il libro che moltissimi conoscono per quel filmino che ne è stato tratto, girato da un tale, David Fincher, con quei due o tre attorucoli, sì, insomma, Brad Pitt, Edward Norton e Helena Bonham Carter. Dicevo: Palahniuk, coadiuvato ai disegni dal grande Cameron Stewart, dà vita al seguito del… beh, della storia di Sebastian (il protagonista senza nome del libro), nome di cui, peraltro, l’eventuale veridicità resta per tutti un interrogativo. Riprendiamo quindi la storia di Sebastian (o Tyler, se vi aggrada di più) e scopriamo che è sposato con Marla e che ha addirittura un pargoletto, apparentemente più figlio di Tyler che di Sebastian. Il nostro protagonista si cala una quantità indefinita di pillole al giorno per tenere a bada Tyler Durden e conduce una squallida e infelice vita mediocre. Insomma, quelle che Palahniuk stigmatizza da sempre. Sulla trama non vi dico di più, anche perché il rischio spoiler è altissimo, e le vicende partono subito violente e veloci, come piace a noi… e al buon Chuck.

Img. Fight 1

Sullo stile narrativo e grafico invece sì, che possiamo spendere due parole. La mano di Chuck Palahniuk in cabina di sceneggiatura si sente tutta: la ferocia delle frasi, il nichilismo dei personaggi, la forza negativa delle sue tipiche vicende c’è ancora tutta, viva e pulsante anche sotto forma di fumetto. Forse soprattutto in forma di fumetto, date le sperimentazioni visive, qui e là, sempre azzeccatissime. In più, Cameron e Dave Stewart, rispettivamente a disegni e colori, dipingono in sintonia con le sensazioni da pugno allo stomaco che Chuck vuole trasmetterci: disegni asciutti, secchi, colori freddi e stagnanti, tutto suggerisce quel disagio e quel male di vivere in modo artisticamente pregevole. Perciò: se conoscete e gradite Palahniuk non temete, vi sentirete a casa. Altrimenti… beh, sarete presto contagiati dal suo stile! Senza contare che la trama, incredibilmente coinvolgente, induce assuefazione. Non bisogna certo essere fan di Chuck per voler sapere come continua una certa storia, quando la si ama, no? No? Sì?

Fight Club 2

Il punto cruciale è proprio questo, che forse non c’entra con Fight Club, né con il terrorista Durden. Il punto è che a volte le storie più belle dovrebbero essere lasciate lì come sono. Finite.

Fight Club 2 si prende sulle spalle non una responsabilità qualunque. La responsabilità, enorme, di riesumare e portare avanti una delle storie più clamorose ed eccezionali degli ultimi 20 anni. Parliamoci chiaro, il fumetto parte bene eh, d’altronde c’è la mente di Palahniuk dietro. Ma quante sfide sono partite bene per poi finire male? Il rischio del “non ne valeva la pena“, di aver osato più per motivi commerciali che per ragioni narrative, nonostante tutte le premesse positive, resiste. Lo stesso dubbio che ci ha attanagliato all’uscita dei primi numeri del recente Dark Knight III milleriano, si ripresenta ora, con Fight Club 2. Ne saremo entusiasti? Ne rimarremo delusi o, forse ancora peggio, indifferenti? La cosa bella di quest’articolo è che, trattandosi di prime impressione, non abbiamo ancora una risposta. E neppure voi potete averla, al momento. Non ci resta che (non) fidarci, aspettare il prossimo Settembre, quando Bao pubblicherà il Volume per intero qui da noi, leggere questo dannato (in senso buono, dannato come ogni opera di Palahniuk) fumetto e darci la risposta da soli. Tyler Durden è veramente tornato? Oppure Chuck aveva bisogno di soldi? Ai posteri l’ardua sentenza.