I cartoni animati, quelli belli

Si parla spesso dei cari bei vecchi tempi, sventolando l’antica massima “si stava meglio quando si stava peggio”, e con l’esponenziale velocità del progresso attuale, ormai anche i trentenni sembrano parlare come i pensionati davanti ai cantieri. Anche quando si parla di giocattoli, gli ex bambini sembrano sentenziare sul fatto che i giovani d’oggi non sappiano più nemmeno giocare.
Parlando dei bei tempi passati, delle note nostalgiche tendono spesso a risuonare nei nostri ricordi, note che spesso hanno il suono di determinate sigle dei cartoni animati, prima fra tutte quella di He-man e i dominatori dell’universo. Come dimenticare l’eroe “svestito” di una mutanda di pelliccia mentre sfoggia il caschetto alla Carrà più virile della storia?
Nonostante le improbabili avventure che si vedevano sul piccolo schermo, i giocattoli andavano a ruba e adesso sono dei veri pezzi da collezione. He-Man non era solo, ma in compagnia di sua sorella She-Ra, ed avevano set di gioco fantasmagorici, anche se va detto che più dei protagonisti erano Skeletor e tutti i vari mostri ad essere davvero fichissimi.

Tuttavia, se ci si avvicina un po’ di più alla generazione anni ’90, un set di giochi che ci ha fatto girare la testa grazie anche alla serie animata è quello dei topi alieni più coatti della storia: parliamo dei Biker Mice, con le loro motociclette fiammanti armate di razzi “megafotonici”. Il cartone ovviamente era parecchio educativo, insegnandoci che tutto si può risolvere andando a manetta con la moto. Rammentiamo, con un po’ di sforzo, il proseguire delle puntate per infittire la trama, ma la verità è che l’unico ricordo vivido sono i topi antropomorfi con le antenne, ed erano dei veri propri sex symbol.
Altra icona intramontabile era la rockettara Jem. Chi non ricorda Jem e le Holograms? Ammettiamolo, quel cartone animato era imbarazzante, ma le bambole erano molto carine e oggi sono un pezzo da collezione parecchio prezioso.

I traumi, quelli belli

Abbandonando i cartoni studiatamente creati per il merchandising, vorremmo aprire una parentesi su una delle meteore che furono sulla cresta dell’onda verso la fine degli anni ’90: il tamagotchi. Il piccolo ovetto con lo schermo e i pulsantini che ospitava la minuscola intelligenza artificiale – appositamente creata per mettere ansia – era praticamente un must per tutti i ragazzini. Chiunque ha avuto a che fare con quei cosi infernali, ricorderà l’iniziale entusiasmo ogni volta che il piccolo esserino chiedeva le nostre attenzioni, ma dopo non molto tempo ogni bip ci faceva rivoltare lo stomaco. Oltre all’essere informe solo somigliante ad un pulcino, sono state create poi altre specie di pseudo-animaletti tutti condannati ad una terribile morte, visto che in pochissimi riuscivano a farli sopravvivere più di un giorno. Ovviamente c’erano personcine dallo stomaco un po’ più forte che preferivano ricorrere all’eutanasia tramite il tasto “reset”, non appena la dolce creatura iniziava a perdere colpi.
Chi ha vissuto quei tempi d’oro ricorderà bene le innumerevoli inchieste sulla “crudeltà” del giochino tascabile e degli allarmismi legati ad esso. Non è certo un caso che, infine, fu ritirato dal mercato occidentale, dopo aver venduto 40 milioni di unità in tutto il mondo.

giocattoli nostalgia

I luoghi comuni, quelli belli

La verità è che non esistono giocattoli migliori o peggiori rispetto al passato. Ogni giocattolo ha il suo tempo e spesso acquisisce bellezza solo invecchiando, perché ci ricorda i tempi in cui eravamo giovani ed ingenui e cose di cattivissimo gusto ci sembravano le più belle del mondo. Quanto all’idea che i ragazzini di oggi non sappiano giocare o non abbiano immaginazione, state tranquilli, è solo un luogo comune da parte di chi non ha molto a che fare con i bambini. Seppur sia vero che oggi esistono giochi ipertecnologici e si impara a giocare ai videogame sempre prima, i bambini sono sempre gli stessi e la voglia di immaginazione è più viva che mai. Se così non fosse, l’industria dei giocattoli prenderebbe una piega ben precisa. Invece, se avete notato bene, anche nell’ultimo Natale semplici bambole o trenini elettrici sono ancora richiesti: se regalate ad una bambina l’orsetto di peluche, non potrà fare a meno di abbracciarlo e portarlo con sé a dormire. Come tutte le cose, non esistono tempi migliori o peggiori, ma i ricordi che leghiamo ad essi, che tendono spesso a confondersi in una personale epoca d’oro e al desiderio di tornare bambini. C’è da scommettere che fra vent’anni nulla sarà cambiato, e gli orrendi giocattoli di oggi avranno un fascino vestito dei ricordi dei bambini del nostro tempo.

Erika Pezzato
Laureata in lettere, cinefila per vocazione e scrittrice a tempo perso. Appassionata di film cult, fumetti e videogiochi, con un amore spasmodico per la letteratura, in particolar modo per il genere fantastico. In costante attesa che uno stregone bussi all'uscio di casa per offrire una nuova avventura alla quale non si può rinunciare.