I migliori matematici della storia: quando genio e follia si incontrano

Le menti eccelse e geniali sono sempre state accompagnate da un alone di stranezza ed eccentricità, talvolta semplicemente divertente e buffo, altre volte ben più spregevole e pericoloso, arrivando a creare nell’immaginario collettivo il binomio (discutibile) di genio e follia. Sicuramente di esempi a ragione di questa tesi ce ne sono a bizzeffe e in ogni campo: vedete per esempio Michelangelo, un genio nel suo campo, ma che era purtroppo tacciato dalla cattivissima abitudine di non avere nessun pensiero per la sua igiene personale: in pratica puzzava da fare schifo e non se ne curava. 

D’altronde, senza essere completamente folli, ricordiamo il fisico Von Neumann, che tanto ha contribuito allo sviluppo della bomba atomica durante il progetto Manhattan, allo sviluppo della logica, alle teorie dei computer e tanta altra di quella roba che non potete nemmeno immaginare. Il suo cervello era visto dai suoi contemporanei come qualcosa che travalicava ogni possibilità di comprensione, capace di risolvere complicatissimi calcoli tra numeri enormi e contestualmente tenere un adorabile discorso con un bambino di tre anni esprimendosi come lui.  

Lo stesso Tesla, fisico, ingegnere, inventore, idolo dei complottari di tutto il mondo e amore indiscusso di tutto il mondo steampunk, era un germofobo pauroso, a cui si aggiungevano manie e comportamenti ossessivi compulsivi, come la sua fissazione per il numero tre o il fatto che non toccasse per nessun motivo oggetti rotondeggianti. Insomma davvero ce n’è per tutti i gusti.

Matematici

Quel che vogliamo esplorare oggi, invece, è una particolare specie di esseri umani, del tutto diversi da quelli che normalmente siamo abituati a incontrare nella nostra vita quotidiana: i matematici. Personalità complesse, disturbi psichiatrici, piccole fissazioni, fino alla follia omicida, sono solo alcune delle particolarità che alcune tra le menti matematiche brillanti di questo mondo hanno sofferto e mostrato senza potersi difendere. Venite con noi in questo viaggio allucinante, tra momenti divertenti, sicuramente, ma preparatevi anche a guardare in faccia le brutture che una mente disturbata può fare a se stessa.

Matematici – Di triangoli, quadrati e fave…

Di sicuro voi tutti che state leggendo siete a conoscenza di uno dei teoremi tra i più insegnati della storia: quello di Pitagora. Chiunque tra noi ha passato parte della sua infanzia scolastica a disegnare quadrati sui lati del triangolo rettangolo, per cercare di capire quel maledetto, importantissimo teorema.  L’autore di questa e tante altre genialate geometriche-algebriche era il buon vecchio Pitagora, amato e odiato da tutti. Che ci sta a fare qua in mezzo? Era pazzo? Non proprio, sarebbe ingiusto definirlo folle, anche perché la maggior parte delle notizie che abbiamo di lui sono frammentarie, di seconda mano e filtrate dalla penna di persone che l’amavano troppo.

Quel che possiamo dire è che la sua Scuola (a metà tra una setta religiosa, una comunità scientifica e un partito politico) si svolgeva all’interno di un tempio e le lezioni erano più che altro dei sermoni, ben diverse da quelle che siamo abituati a seguire all’università o in classe.

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Alcune leggende narrano che Pitagora addirittura insegnasse nascosto dietro un drappo, senza farsi vedere dai suoi alunni, declamando le sue regole e i suoi dogmi alle menti vergini dei suoi discepoli. È una leggenda, quindi probabilmente non è mai accaduto, ma badate bene che la parte dei dogmi è VERISSIMA: la scuola pitagorica si basava su alcune regole di vita molto ‘discutibili’, se non completamente fuori di testa, come ad esempio quella in cui non si doveva attizzare il fuoco con il ferro, non si doveva lasciare la forma della pignatta tra i carboni, fino a quella più importante: stare lontani dalle FAVE! A ogni costo. E infatti, il buon Pitagora pur di non attraversare un campo di fave, preferì farsi raggiungere dai suoi inseguitori arrabbiatissimi e farsi uccidere senza tante cerimonie.

Matematici – Il Russo contro tutti

E dalla Grecia che fu, voliamo insieme in Russia, a San Pietroburgo, dove presso lo Steviov Institute lavora come semplice ricercatore una delle più grandi menti viventi della matematica mondiale, Grigori Perelman. Il suo nome è associato alla soluzione dei uno dei problemi di topologia più ostici e fastidiosi della matematica moderna: la Congettura di Poincaré. Correva l’anno 2002 quando lo scienziato russo ammise di aver trovato una soluzione a questo problema, e la comunità scientifica andò completamente in fibrillazione. Ci vorranno degli anni e un’équipe di matematici altrettanto bravi per dimostrare che la dimostrazione era giusta e questo valse il successo al giovane Perelman, tanto da arrivare a conferirgli il Millennium Prize, un premio in denaro (UN MILIONE di dollari) stanziato appositamente per la soluzione di questo problema.

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Perelman, in rotta di collisione con il sistema occidentale e le comunità scientifiche, rifiutò il premio (oltre al milione, rigettò la Medaglia Fields e il premio della Società europea di Matematica, due tra i traguardi più prestigiosi in ambito matematico), e decise di continuare la sua vita in povertà, quasi assoluta, nella sua amata Russia. Si trasferì in una casa popolare con la madre, ritirandosi dalla ricerca e dall’università, vivendo solo della sua pensione. Pochi mesi fa è stato ritratto da un blogger nella metro di San Pietroburgo, con gli abiti dimessi, le scarpe rotte, mentre  scribacchiava su alcuni foglietti di carta.

Non è un comportamento eccentrico, ma semplicemente uno dei modi più diretti e brutali di rifiutare certi compromessi accademici insopportabili: per sua stessa ammissione, Grigori non ha voluto i soldi perché in Russia possedere denaro richiama violenza. In ambito accademico non sopportava le malelingue e i litigi tra colleghi per cui, per una mente analitica e diretta come la sua, la risposta a tutte queste brutture era solo l’esilio.

Matematici – Con un gallo al guinzaglio

Perelman è solo uno degli esempi di matematici dissidenti, famosi per i loro gesti eclatanti. Un altro, altrettanto famoso, e per di più italico, è il prof Renato Caccioppoli, napoletano, figlio d’arte rivoluzionaria, visto che sua mamma e sua zia facevano Bakunin di cognome. Il suo estro si manifestò in tanti modi, tratteggiando un personaggio votato all’eccesso e attento alle situazioni sociali che lo circondavano. Nonostante l’agiatezza economica e il suo successo accademico (ha scritto e pubblicato decine e decine di articoli rivoluzionari in ambito matematico), decise di spogliarsi di tutto, e con le tasche vuote prese a girare per le vie di Napoli come un barbone. Fu arrestato per accattonaggioE quello fu solo l’inizio. 

La sua insofferenza per le regole si manifestò acre e devastante durante il periodo fascista, con tutti i suoi divieti assurdi e le imposizioni quasi campate in aria. È famoso l’aneddoto che descrive la divertente protesta a una legge tutta fascista che vietava agli uomini di portare cani di piccola taglia al guinzaglio, per non rovinarne la virilità… Renato prese allora a portare al guinzaglio per la centralissima via Chiaia a Napoli un galletto.

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Il suo antifascismo sfrenato misto alla sua spericolatezza, lo spinsero a sfidare direttamente il Direttorio. La sera prima della visita a Napoli di Hitler e Mussolini, convinse l’orchestrina di un bar a suonare la Marsilleise, mentre lui declamava un arroventato discorso antifascista. Riuscì a cavarsela solo grazie alla sua zia Bakunin, che gli fece risparmiare il carcere e convinse gli inquirenti a internarlo in una clinica psichiatrica, dove continuò a produrre ricerche matematiche. Caccioppoli non smise mai di essere antifascista e inseguì i suoi ideali di rivalsa sociale fin quando l’unica persona che poteva uccidere Caccioppoli pose fine alla sua vita: lui stesso.

Let’s Do Some Maths

Ora vi voglio presentare il più folle di tutti i folli matematici che ci siano mai stati, e questa volta è vero! Paul Erdős è un matematico ungherese, morto nel 1996, che vanta il maggior numero di miglia sotto la suola della scarpe, oltre a centinaia di collaborazioni, partecipazioni a convegni e articoli (oltre 1500!!) in decine di campi diversi, dalla teoria dei numeri al calcolo combinatorio fino alla statistica e al calcolo della probabilità. Paul Erdős è diventato famoso dal momento in cui ha iniziato a lavorare negli States e si è messo a percorrerli in lungo e in largo. Non riusciva a stare fermo per più di una settimana in un solo posto e tendeva a rimanere in presidi accademici il tempo di finire un convegno, presentare un lavoro per poi rimettersi in cammino.

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Inoltre era un amicone di tutti. Immaginate di essere tranquilli a casa vostra a bervi una birra in santa pace dopo una giornata passata a scrivere formule matematiche sulle vostre lavagne, quando all’improvviso suona il campanello e vi trovate questo signorotto con la sua valigia, gli occhiali di corno e lo sguardo spiritato che vi dice: ‘Let’s do some Maths!’ Da quel momento avreste avuto per casa il prof Erdős, il tempo necessario a sviluppare una teoria o scrivere un articolo rivoluzionario con il VOSTRO nome sopra (oltre al suo) e poi via da capo, con la strada tra le gambe.

La follia di Paul Erdős non si limitava a questi comportamenti bizzarri e a questa sua assoluta assenza di senso del possesso – non aveva nulla e tutto ciò che gli apparteneva stava in uno zainetto e i premi vinti e i soldi raccolti li devolveva in beneficienza -, ma esulava in altri più criptici modi di fare e di dire. Ad esempio aveva rinominato gran parte delle cose che vedeva: gli Stai Uniti erano Samland (per via dello Zio Sam), le donne erano Bosses e gli uomini Slaves, e considerava Dio come ‘L’estremo Fascista’. Fu un attacco cardiaco a portarselo via mentre era a una conferenza, e sulla sua lapide c’è l’epitaffio, l’ultimo scherzo di uno dei matematici più assurdi di tutti i tempi: ‘Finalmente ho smesso di diventare sempre più scemo…’

The Ultimate Machine

Se Erdős era un pazzo scatenato per davvero, dal canto suo un grande genio e inventore coltivava un senso dell’umorismo decisamente singolare. Stiamo parlando di Claude Shannon, nato esattamente un secolo fa, famoso per aver introdotto la parola ‘bit’’ e aver posto le basi di quello che sarebbe diventato poi il nostro caro amato internet. La sua mente poliedrica era interessata a qualsiasi cosa, dai circuiti logici, alla creazione di un macchina informatica, fino alla teorie di computazione e informazione e agli scacchi.

Le rotelline dentro la sua testa non smettevano mani di girare vorticosamente, ma non solo per lo studio e il piacere della scoperta. Era un appassionatissimo giocoliere, tanto da aver inventato uno speciale uniciclo con cui a volte passeggiava per il MIT, spaventando gli studenti, Per rincarare la dose, spesso questi numeri circensi erano corroborati da esibizione da giocoliere. Questo suo vezzo e l’ossessione verso l’automazione lo spinsero a inventare una macchina capace di eseguire trucchi da giocoliere, il primo robot punkabbestia del mondo! 

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Il gioco d’azzardo è stata una sua passione, tanto da studiarlo cercando di capirlo e anticiparlo. Sono famose le sue spedizioni, insieme alla moglie e al collega del MIT Ed Thorp, nei casinò di Las Vegas per cercare di vincere a Black Jack, ‘contando le carte’, grazie a un metodo da loro stessi ideato. Inoltre aveva inventato un minicomputer portatile per calcolare le probabilità di vittoria alla roulette e con queste due tecniche riuscì a mettere in saccoccia una marea di denaro.

Il salto di qualità avvenne quando spostò queste conoscenze e teorie nel mercato azionario, guadagnando ancora di più! Nonostante fosse un personaggio alquanto schivo, era dotato di un senso dell’umorismo sottile e tagliente. Sulla sua scrivania faceva infatti bella mostra quella che lui chiamava The Ultimate Machine, una macchina inutile, secondo la definizione di Minsky: una scatola con un semplice interruttore che se attivato faceva comparire una mano che lo spegneva nuovamente. Lo stesso Arthur C. Clarke rimase sinistramente afascianto da una macchina che non faceva niente se non spegnersi…

Una mente meravigliosa

In una sequenza di matematici folli, non poteva mancare il nostro Russel Crowe dei numeri, John Nash, il professore di Harvard interpretato nella pellicola A Beautiful Mind. Sicuramente avrete visto il film, e saprete che il Prof. Nash era gravemente affetto da schizofrenia (con una Z, per favore, UNA SOLA Z).

La sua prima manifestazione è raccontata in un simpatico (ad una prima occhiata) aneddoto: Nash entrò nella sala professori di Harvard con una copia del Times sotto il braccio. Guardò i presenti e affermò che nel primo articolo era presente un messaggio in codice mandato dagli alieni e che solo lui lo poteva decifrare. Il primo pensiero che fosse tutto uno scherzo pian piano si incrostò di sospetti che finirono per far ricoverare il Professore in una clinica psichiatrica. E quella fu solo la prima volta, la prima di tantissime altre volte. Nei periodi lucidità, John Nash contribuì a far avanzare la ricerca in quella che viene chiamata la Teoria dei Giochi e le sue applicazioni in campo economico che gli valse anche il premio Nobel. Non male, no?

30 kg di puro genio

Ora le cose cominciano a diventare sempre più oscure. Se finora abbiamo giocato con le personalità incredibili di geni e matematici, adesso la musica cambia, perché molti matematici hanno sofferto di malattie psichiatriche, serie e debilitanti. Abbiamo già conosciuto il Prof Nash e la sua schizofrenia, ma c’è un altro esempio, ben più drammatico e fatalista da tenere presente: Kurt Godel

godel

Mente austriaca, naturalizzata statunitense, Godel è famoso per i suoi teoremi di incompletezza, per l’ipotesi del continuo e per la sua conosciuta Prova Ontologica, in un misto di fredda dimostrazione scientifica che vira verso una matrice religiosa e quasi filosofica. Godel arrivò al termine della sua esistenza a soffrire di una grave forma di delirio in cui immaginava che tutti quelli che lo circondavano volessero avvelenarlo, eccetto sua moglie.

Per questo motivo, non accettava altro tipo se non quello preparato dalle mani della sua compagna. Come ben si sa il destino in questi casi ci mette sempre lo zampino e purtroppo la donna responsabile della nutrizione del matematico si ammalò, finendo in ospedale per diversi mesi. Intrappolato nel suo incubo, Kurt Godel smise di mangiare, non accettando cibo da nessuno. Pian piano, lentamente, in meno di sei mesi si ridusse a uno scheletro umano di 33 kg, febbricitante e delirante. Morì in maniera atroce.

La società industriale e il suo futuro

Chiudiamo con l’ultima personalità, la più travagliata, quella che più ha influito sull’esistenza degli esseri umani in generale, quella che in maniera più assurda, violenta e agghiacciante incarna l’idea di genio e follia: Theodor Kaczynski. Figlio di emigrati polacchi, nato a Chicago, Theodor è arrivato in cima al suo percorso di studi stupendo per la sua intelligenza e per la sua genialità nella risoluzioni di problemi matematici. Il suo professore e mentore disse di lui che ‘dire che è intelligente è troppo poco.’ A 25 anni, Kaczynski era già professore associato ad Harvard e si profilava davanti a lui una carriera folgorante. 

Purtroppo, pochi anni dopo, all’improvviso Theodor rassegnò le dimissioni e praticamente sparì dalla circolazione. Un suo alter ego cattivo e viscido stava emergendo dalle pieghe più oscure della sua mente superiore, un essere oscuro che averebbe fatto tremare l’America per anni, facendosi beffe delle autorità, rimanendo nascosto e impunito per anni. 

Theodore Kaczynski si era appena trasformato in Unabomber. Per chi di voi non lo conosce, Unabomber fu un terrorista, un pazzo omicida, politicamente orientato a sinistra, con idee tutte sue, personali, redatte in un lungo dattiloscritto da titolo de ‘La società Industriale e il suo Futuro’Si può non essere d’accordo con l’operato di Unabomber, si DEVE non essere d’accordo perché è pur sempre un pazzo omicida, ma la lucidità, la freddezza e la precisione con cui analizza la società degli anni 80 nascenti è quasi disturbante. La sua teoria dei tre obiettivi, l’analisi storica e psicologica della società e la sua idea di rivoluzione sono qualcosa con cui comunque dobbiamo confrontarci prima di poterla liquidare come fuffa. 

La sua mente brillante è incendiata da questo delirio, che lo riempie completamente fino a fargli commettere oltre una decina di attentati, con tre vittime e oltre venti feriti. Una sua bomba piazzata nella stiva di un aereo non è mai esplosa per un timer difettoso e a detta degli artificieri poteva distruggere l’intero velivolo. Questo è Unabomber, un fottuto genio idealizzato che ce l’ha a morte con la società in cui vive, odiando anche la scienza e la ricerca scientifica che fa a pezzi nel suo Manifesto.
E questo è l’ultimo drammatico esempio di come la linea tra genio e follia è estremamente sottile, e talvolta varcarla significa in qualche modo mettere piede all’inferno.

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.