Kat vola ancora più in alto

Circa un anno fa ho recensito il porting da PS Vita di Gravity Rush. Trovai il titolo di Team Siren veramente ottimo, una perla che chiunque se la fosse persa nella sua versione originale, doveva assolutamente recuperare su PS4. Eppure era evidente come allo stesso tempo quell’universo creato da Keiichirō Toyama fosse sacrificato nelle console di nuova generazione, a causa delle “umili origini” che vedevano il progetto iniziale pensato esclusivamente per la portatile di Sony. Già allora però, il potenziale era evidente e mi aspettavo per questo un ottimo seguito, qualcosa che male che andasse, sarebbe stato un Gravity Rush uguale a sé stesso ma in gran spolvero, una grafica più graziosa, qualche caratteristica nuova… Sarei rimasto comunque soddisfatto considerata la materia di partenza e il fatto che non ritenessi la formula certamente stra abusata in due soli episodi (visto e considerato soprattutto il gameplay cosi peculiare). Invece Gravity Rush 2 ha superato ogni mia aspettativa, rivelandosi essere non solo un eccellente sequel, ma probabilmente anche uno dei giochi più belli che dovremmo ricordare di questo 2017 iniziato decisamente con il piede giusto.

Tutto comincia con il risveglio della nostra Kat sulla superficie di un agglomerato di isolette fluttuanti piuttosto diroccate, una specie di baraccopoli, in seguito agli eventi mostrati nell’anime che Sony ha messo in rete per fare da antefatto al prologo di Gravity Rush 2, e che si colloca tra il primo e il secondo episodio. Una prima oretta con il gioco piuttosto ordinaria, ci permette di prendere confidenza con i controlli e di fare la conoscenza dei Banga, una specie di tribù civilizzata che estrae materiali preziosi in alcune miniere per scopi commerciali, sotto la guida di Lisa, una donna tutto d’un pezzo ligia al dovere e poco propensa a slanci emotivi, che tuttavia prende Kat sotto la sua ala per permetterle di guadagnarsi da vivere lavorando insieme agli operai del gruppo. Lisa, è solo uno dei molti nuovi personaggi che incontreremo nell’avventura, a partire dall’adorabile Kat, dolce, gentile, altruista ma anche estremamente simpatica e spigliata, una protagonista al quale è davvero impossibile non affezionarsi. Ed è bello notare come con piglio leggero e a volte ricorrendo a qualche stereotipo proveniente dagli archetipi della narrazione giapponese, i personaggi che andremo ad incontrare sono tutti estremamente iconici, simpatici, e in definitiva, ottimamente caratterizzari, a volte anche con poche linee di dialogo. Ma andiamo con ordine. Dopo un lungo prologo, in cui potremmo familiarizzare con i poteri principali della shifter Kat che ci permette, per chi non lo sapesse, di alterare la gravità a piacimento, decidendo in quale direzione “precipitare”, raggiungeremo la città di Jirga Para Lhao, dove il gioco avrà realmente inizio e svelerà, in tutti i sensi, la sua grandezza.

Mondo sospeso

La nuova area di gioco infatti stupisce per quanto riesca a distaccarsi stilisticamente da Hekseville, abbandonando completamente le tinte simil europee più cupe che la caratterizzavano per darci qualcosa dalla verve completamente nuova. Jirga Para Lhao infatti è un agglomerato di isole molto più solari, colorate, dalle mille declinazioni architettoniche che richiamano paesaggi mediterranei, passando poi da lussureggianti quartieri residenziali a spezzati di metropoli piene di insegne e alti grattacieli, il tutto rivisitato in uno stile visionario e fantasy che potrebbe funzionare perfettamente in qualsiasi film di animazione dello Studio Ghibli. Inoltre l’ambiente non è affatto statico, ci sono moltissimi elementi su schermo che si muovono al vento o vengono spostati o distrutti al nostro passaggio, cosa che insieme ai numerosi passanti presenti in ogni area di gioco, rendono il mondo di Gravity Rush vivo e vivido. Addirittura vedrete grossi corpi nuvolosi inghiottire le isole dandovi una momentanea foschia. Jirga Para Lhao è molto più grande di Hekseville, si compone di isole a più livelli di altitudine e dona al gioco un respiro estremamente più ampio rispetto al primo capito. Senza contare che quello che potrete esplorare non compone nemmeno la totalità delle aree presenti nel gioco, con un sacco di luoghi aggiuntivi che vi verranno svelati man mano che proseguirete nell’avventura e che non mancheranno di stupirvi.

Tutto sotto controllo

Inutile dire quanto tutto ciò che c’era di buon in Gravity Rush sia stato riproposto, torna infatti quel sistema sistema di viaggio, movimento, deambulazione, esplorazione, chiamatelo come volete, che rappresenta il focus di quello che rimane comunque a tutti gli effetti un action adventure: il controllo della gravità. Inutile discuterci tanto su, o si ama o si odia. A qualcuno potrà far girare la testa, potrà disorientare sovente, ma fa parte del gioco e personalmente lo trovo uno dei metodi di “spostamento” più divertenti, stimolanti e funzionali mai concepiti nel gaming moderno. Oltre al fatto che dona al level design tutto un altro sapore potendo girare e rigirare le superfici di gioco come si vuole, e potendo di fatto quindi sfruttare mille prospettive diverse dello stesso, controllare la gravità è divertente, immediato e molto evocativo, grazie allo splendido lavoro fatto sulle animazioni di Kat, ai suoni del vento, e alla bellezza strutturale a 360 gradi degli ambienti. Ma spostarvi con la gravità rimane anche il focus di un approccio all’azione frenetico e appagante, come nel primo capitolo, ma impreziosito in questo nuovo episodio da numerose novità. Innanzitutto il sistema di combattimento a terra, invero piuttosto basico (non aspettatevi  la profondità di Bayonetta) si compone ora di più attacchi rispetto al passato, permettendovi di variare  maggiormente nelle vostre combo, anche in base all’utilità dei nuovi colpi sboccabili. Tornano inoltre tutte le altre abilità di Kat, che consistono in calci gravitazionali in volo, schivate e contrattacchi, mosse speciali, scivolate, e tutta una rosa di tecniche apparentemente slegate tra loro (alcune possono essere più utili per un movimento nell’area più repentino, altre per risolvere certe specifiche situazioni e minacce) ma che in realtà non fanno che comporre lo scheletro di un sistema di gioco veloce e affascinante come un Sonic Adventure dei migliori tempi o un Night into dreams che si fonde con un Jet Set Radio (non a caso nomino molti titoli Sega dell’epoca d’oro, il cui spirito riecheggia potente in questo gioco, nonostante la celebre casa giapponese non c’entri nulla con il suo sviluppo) in cui tutto ciò che è a nostra disposizione può legarsi nelle maniere più disparate man mano che prendiamo confidenza con le meccaniche. Ma se fino ad ora potremmo pensare di trovarci davanti ad un Gravity Rush 1 sotto steroidi, con un ambiente di gioco semplicemente più grande e curato e un sistema di controllo uguale al passato ma rifinito, è in tutto ciò che sto per descrivervi che Gravity Rush 2 fa davvero il salto di qualità che lo erge di molto sopra il suo prequel, e sopra molti altri titoli.

Nuove prospettive

Gravity Rush 2 introduce moltissimi nuovi elementi. Dal punto di vista dell’upgrade del personaggio, quello più rilevante è la possibilità di avere 3 slot disponibili per altrettanti talismani che avranno i più disparati effetti su Kat: alcuni vi renderanno più resistenti, altri vi permetteranno di consumare meno energia per usare la gravità, altri ancora renderanno più efficaci specifici attacchi o abilità, inoltre ogni talismano può avere uno, due o tre attributi contemporaneamente, a seconda della sua rarità. Come si possono ottenere questi talismani? In molte maniere: alcuni li avrete al superamento di alcune side quest, altri seguendo la storia principale, e altri ancora, cercandoli in vari scavi minerari, luoghi che potrete raggiungere a vostra discrezione per “farmare” gemme, affrontare Nevi (mostri multiforma neri presenti sin dal primo capitolo e qui ribattezzati  “scarabei”) particolarmente potenti. La più grande innovazione del gameplay consiste però nei due nuovi stili di gravita presenti, quella lunare e quella “Giove”. Con la prima, avrete modo di ridurre la gravità rendendo Kat leggerissima e capace di compere balzi enormi, rimbalzare sui muri e avere nuovi attacchi che rinfrescano non poco la giocabilità, visto che in molte situazioni e missioni create ad hoc, vi verrà chiesto di sfruttare questo determinato potere o semplicemente, si rivelerà quello più utile per l’occasione. Lo stile Giove invece al contrario vi rende pesanti, permettendovi di scivolare più velocemente, ma anche realizzare attacchi devastanti.

Questi 2 stili scongiurano la ripetitività dell’azione e insieme alle abilità base del personaggio, offrono un ventaglio di tecniche e possiblità veramente molto variegato, soprattutto se si considerano le decine e decine di situazioni che il gioco vi porrà davanti. Le missioni di Gravity Rush 2 infatti sono moltissime e non esagero quando dico che completare il gioco al 100% richiede lo stesso impegno in termini di tempo che vi richiederebbe un gdr, ovvero 40 o anche 50 ore. Le missioni della storia, più di venti, sono estremamente varie, e cercheranno nei limiti del possibile di offrirvi sfide e contesti sempre diversi, che si tratti di una mastodontica boss battle, oppure di raggiungere un obiettivo senza farvi notare, compiere rocambolesche fughe, ecc. È incredibile infatti come il titolo riesca a mantenere il divertimento alto anche dopo parecchie ore di gioco, grazie anche ad una trama concreta e sfaccettata, che si sviluppa in svariati atti dal taglio narrativo completamente diverso, portando sul piatto temi sociali, giochi di potere, misteri, rigirando le carte in tavola più volte fino al fatidico epilogo che coronerà una storia coesa, articolata e piuttosto coinvolgente, sempre raccontata però con quella velata e piacevole leggerezza tipica della serie. Merito della trama è anche quello di contestualizzare la presenza di una rosa di nemici più ampia rispetto al primo capitolo, che vedeva sostanzialmente i Navi, come unica minaccia. Qui abbiamo oltre alle famigerate creature, forze militari avverse, veicoli volanti, grossi mech ecc. che anche in questo caso, vivacizzano non poco l’azione. Anche le missioni secondarie sono numerose e molto varie, e laddove in generale, cercano di diversificarsi per lo più da tutto ciò che si è visto nel primo capitolo, chiedendovi di svolgere compiti banali ma quasi sempre divertenti, risultano solo in minima parte noiose, per lo più quando si tratta di proporvi attività piuttosto banali da fattorino o comunque non troppo stimolanti.

La difficoltà per tutte le tipologie di missioni risulta perfettamente bilanciata già alla difficoltà normale (ce ne sono tre disponibili) e sebbene nelle prime missioni -sia primarie che secondarie- potreste avere la sensazione di una sfida tarata verso il basso, vi basterà proseguire di poco per comprendere come in realtà le cose cominceranno a farsi realmente impegnative, per non avere troppi grattacapi dovrete quindi necessariamente conoscere e sfruttare tutte le abilità di Kat, potenziare regolarmente i vostri attributi grazie alla raccolta di gemme (o superando le missioni) e infine, scegliere i talismani adatti ad ogni esigenza. Questo è più che mai vero nelle sfide vere e proprie, prove di vario tipo che prevedono un premio di bronzo, argento e oro a seconda della vostra performance. Prendere l’oro (con conseguente ricompensa in gemme) non sarà affatto facile senza un impiego cosciente del sistema di controllo e delle caratteristiche sopracitate, una peculiarità che dà al titolo quella verve tipica da arcade giapponese “easy to learn hard to master” che di certo non può che conferirgli ulteriore spessore.

Condividere l’esperienza

Infine, sono state aggiunte alcune semplici ma piacevoli caratteristiche online. In Gravity Rush 2 gli sviluppatori, forse consci dell’enorme fascino e suggestione che è capace di creare questo mondo da loro creato, hanno puntato molto sul fattore “fotografia”, cosicché Kat riceverà presto una macchina fotografica con cui sbizzarrirsi per scattare molte polaroid con diversi filtri dell’ambiente circostante, o di specifici soggetti, qualora la missione in corso lo richiedesse. È possibile quindi creare il proprio album fotografico, un’attività molto più divertente di quello che immaginate grazie alle numerose possibilità di scatto e ai poteri di Kat che pongono come unico limite la vostra creatività artistica. Queste foto potranno essere condivise online e qualora un altro giocatore si dovesse imbattere in uno di questi scatti potrà valutarlo. Ricevere una valutazione comporterà l’ottenimento di una specifica valuta (Dusty Token) che una volta accumulata vi permetterà di sbloccare nuovi elementi, tra cui costumi o talismani. Inoltre sono state inserite le cacce al tesoro che sfruttano più o meno lo stesso meccanismo: sparsi per Jirga Para Lhao compariranno di tanto in tanto scrigni a forma di mela, contenenti gemme e talvolta talismani. Se ne trovate uno, potrete fare una foto alla zona circostante che fungerà da indizio ai giocatori che riceveranno tale foto. Se il giocatore troverà lo stesso scrigno grazie al vostro scatto, riceverete altri Dusty Token. Dulcis in fundo, i vostri record sulle sfide a tempo o a punteggio potranno essere inviate sulla rete allo stesso modo. Gli utenti che riceveranno tale sfida potranno accettarla o meno. Nel caso la vinciate, riceverete anche in questo caso un premio in Dusty Token. Insomma, niente di trascendentale, ma rimangono comunque contenuti che arricchiscono ulteriormente un pacchetto veramente generoso.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!