Cosa c’è di più nerd di un anime? Ma un anime che parla di videogiochi ovviamente!

Ho visto Hi Score Girl e sono pressappoco impazzito di felicità. Perché direte voi? A pensarci le motivazioni sono semplici, talvolta banali, eppure le trovo così importanti. Forse perché la somma delle parti diventa davvero fondamentale a volte. Il primo motivo, spiega da solo già tantissime cose: sono videogiocatore. Ma non solo. Sono un videogiocatore nato nei primi anni ’80 e sebbene l’anime tratto dall’omonimo manga di Rensuke Oshikiri sia chiaramente rivolto a tutti, in particolar modo è riuscito a scaldare il mio piccolo cuoricino da nerdaccio attempato. Hi Score Girl infatti è l’anime a tema videogiochi che aspettavo (inconsciamente) da anni. Perché chi ama il calcio ha Capitan Tsubasa, chi la pesca ha Sampei, chi il cibo Food Wars. Ma una bella produzione che come contesto avesse il mondo dei videogiochi, a mia memoria, non c’è mai stata. Hi Score Girl in questo è davvero squisito. Harou Yaguchi è un ragazzino delle elementari nel Giappone dei primissimi anni ’90 estremamente appassionato e competente di videogiochi.

Frequenta le sale, è esperto di picchiaduro, ama il gaming casalingo quanto quello competitivo. Vive insomma il suo hobby a 360 gradi. Il bello sta proprio in questo, ci viene dato un scorcio di una delle epoche più belle del videogioco giapponese là dove è nato e si è sviluppato. Ogni puntata è la scusa ideale per mostrarci un nuovo cabinato, nominare un videogioco, spesso per noi occidentali poco conosciuto, elargire aneddoti non di rado contestualizzati alla narrazione, come quando una delle giovani protagoniste compra il Super Famicom (il nostro Super Nintendo) e Final Fight per attirare le attenzioni di Harou e giocare insieme, salvo poi scoprire che la conversione del picchiaduro Capcom sulla console a 16 bit non permetteva il multiplayer locale, rimanendo quindi, sostanzialmente, fregata.

La serie, seppur breve, ha un ritmo galoppante e offre uno scorcio in continua evoluzione sul videogioco (e ovviamente sui suoi protagonisti), visto che sebbene la storia parta negli ani ’90 si sviluppa successivamente fino all’avvento e al successo delle console 3D come PSX e Sega Saturn. Vivendo attraverso gli occhi del protagonista, le emozione dell’ascesa e discesa della grafica bidimensionale e del gioco arcade da sala.

Hi Score Girl

Quindi si: io che negli anni raccontati dall’anime, avevo esattamente l’età del nostro Harou e vivevo della stessa passione, mi sono sentito particolarmente vicino al contesto. Anche perché viene mostrato quello che potrei definire il mio primo videogioco, Space Gun in tutta la sua meravigliosa veste arcade. Nulla a che vedere con la mia misera conversione per Amiga a cui però sono sempre molto affezionato… Ma stiamo divagando.

Non escludo che anche i più giovani possano esserne ugualmente attratti da Hi Score Girl, anche solo per curiosità verso un lato, e un’epoca, del videogioco a molti sconosciuta. Anche perché Harou non è uno sprovveduto nel suo settore. Non è un videogiocatore occasionale ma un appassionato dal palato fine, che a scuola ti parla dei prodigi grafici del PC Engine, che conosce tecniche, strategie e mosse di ogni picchiaduro di Capcom, che è capace di fare discorsi da vero insider sull’industria videoludica.

Ovviamente l’intero universo videoludico è filtrato sempre attraverso gli occhi di un ragazzino appassionato che tramite il videogioco e le sue icone vive fantasie, emozioni e pensieri. Ma al di là del contorno, ho apprezzato Hi Score Girl perché racconta l’amore, tra incomprensioni e classici triangoli pericolosi, con un po’ di innocenza, in maniera leggera ma spontanea e veritiera. Un candore anch’esso appartenente alle più classiche produzioni nipponiche di qualche decennio fa, e che oggi giorno va a perdersi nel tentativo di rendere sofisticato e artificiosamente maturo qualcosa che non sempre lo richiede. Lo stile un po’ bizzarro ma originale e piacevole con cui la serie è confezionata, si fa in questo caso addirittura perdonare quella brutta abitudine di usare la computer grafica per realizzare gli anime odierni, non andando a sottrarre significato a chissà quali vezzi artistici.

Hi Score Girl

Peccato che proprio mentre ne vuoi di più, Hi Score Girl finisce. Alla serie mancava un epilogo soddisfacente fino a poco tempo fa, ma proprio ultimamente con tre episodi finali aggiunti recentemente anche su Netflix, si è riusciti a chiudere il cerchio sul primo arco narrativo che vedeva al centro degli eventi il triangolo amoroso tra Harou e le sue due spasimanti. Il manga però proseguiva parecchio ancora rispetto a questo punto, e quindi la conclusione della serie rimane totalmente aperta a nuovi sviluppi. Fortunatamente proprio di recente, è stata annunciata la seconda stagione, che arriverà però tra parecchio tempo. Tocca quindi accontentarsi e aspettare.

In ogni caso Hi Score Girl è qui, sta su Netflix bello comodo e pronto all’uso. Ogni amante di tutte queste belle cose, vecchio o meno, dovrebbe dargli una doverosa occhiata. Certo, nel primo caso, il sorrisino ebete nostalgico e pieno d’amore stampato in faccia per tutte le 12 puntate è abbastanza garantito. 

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!