Lo Zelda secondo Runic Games

Hob è un ibrido particolare, si tratta di un puzzle-platform con elementi da action rpg, chiaramente influenzato stilisticamente, ma anche sul piano del gameplay, da opere come Zelda, Jorney, ma anche dai giochi di Fumito Ueda. Comincia così, senza troppi complimenti, esattamente come questa recensione. Un golem viene a chiamarci, la comunicazione è puramente gestuale, cominciamo a seguirlo incuriositi da quello che deve mostrarci (stiamo già controllando il misterioso protagonista in questa fase), arriviamo di fronte ad una misteriosa sostanza rosa che infetta la zona. Un fungo? Una materia aliena? Non lo sappiamo. Ma è ovvio che rappresenta una minaccia per l’ambiente, si percepisce subito. Veniamo infettati al braccio toccandola. Il golem corso in nostro aiuto non potrà che fare una sola cosa: amputarcelo. Ci svegliamo e scopriamo che l’arto mancante è stato rimpiazzato con quello del Golem che ci ha soccorso,  rendendoci simili ad una versione leggermente più “pucciosa” di Hellboy. Di puccioso però, in effetti non c’è molto in Hob, che nonostante lo stile fiabesco, colorato e cartoon, non mancherà di far trasparire una certa crudezza e drammaticità del suo contesto.

Oltre al nuovo braccio, avremo presto una spada e un territorio immenso davanti a noi. Da qui la libertà sarà totale nella misura in cui riuscirete a svelare nuovi percorsi per progredire nel vostro viaggio solitario, silenzioso e ambiguo  fino alla fine, oppure troverete la via per aree specificatamente pensate per raggiungere un nuovo upgrade dedicato alle vostre abilità, alla spada o al vostro braccio di golem. O ancora magari, in puro stile zeldiano, saranno nascosti dei frammenti che uniti vi daranno una tacca di barra energetica aggiuntiva o maggiore stamina.  Il cammino sarà inframezzato da combattimenti con la pericolosa fauna locale oppure con dei troll armati, e da l’esplorazione di torri in rovina, grotte elettrificate e molte altre location che compongono un lussureggiante e vibrante mondo stilizzato in un cell shading delizioso. Ottimo per nascondere i limiti di una realizzazione grafica piuttosto semplice e povera di vezzi (parliamo pure sempre di un indie), ma al contempo elevarne le qualità. La grafica di Hob infatti ha molta personalità e riesce a passare dal dettagli grazioso di strani animaletti intenti a vivacizzare la scena a strutture molto minimaliste, che nella loro essenzialità riescono comunque a trasmettere un certo stile. L’accompagnamento sonoro d’altro canto, segue la stessa elegante discrezione del comparto visivo.

Non è invadente e anzi lascia spesso da solo il giocatore, alle prese con l’ambiente, ma riesce comunque con sonorità centellinate a rendere significativi alcuni passaggi del gioco. Hob sfrutta una visuale isometrica che si rivela estremamente funzionale per i combattimenti, semplici ma impegnativi, che sfruttano tutte le innumerevoli abilità che potrete comprare con gli orb (come lo scudo) rilasciati dai nemici alla loro sconfitta, o che magari troverete in giro. Ma soprattutto, questa prospettiva sarà ancora più azzeccata per rendere godibile e leggibile quello che rappresenta il nucleo principale del gameplay, i puzzle ambientali. Come in Zelda, ogni nuova area che raggiungiamo, sia essa una avanzata o qualche zona lasciata indietro, richiede l’utilizzo di uno strumento specifico, che nel caso di Hob viene rappresentato da una nuova funzione del suo braccio meccanico. Potremmo infatti usarlo come lazzo per raggiungere zone sopraelevate, come martello per sfondare muri, come attivatore di teletrasporti, o come “interruttore” per la moltitudine di dispositivi mobili che compongono l’arzigogolata geologia del gioco, strutturata in maniera densa ma scorrevole, frutto di un level design veramente eccezionale, che vede in ogni sfida risolta un sodalizio riuscito tra sezioni platform e un brillante sfruttamento degli elementi ambientali in chiave enigmistica.

Per quanto la mappa -pur essendo aperta- risulta concentrata per quel che riguarda i suoi luoghi di interesse, molto spesso risulta dispersiva in termini “logistici”, e non ti fa capire benissimo se devi cercare di proseguire in una direzione piuttosto che in un’altra. Un problema causato proprio dall’ermetismo narrativo del gioco che forse vuole lasciare fin troppa libertà all’interpretazione del giocatore, anche per quel che riguarda l’esplorazione vera e propria. Un problema comunque arginato dal fatto che non vi ritroverete certo mai a percorrere chilometri di insulsa pianura. Inoltre, per quanto come abbiamo detto la prospettiva è calzante per il genere, la telecamera non è sempre immobile e anzi, si destreggia sovente cambiando il punto di vista per brevi tratti che rendono la “regia” degli eventi leggermente più vivace. Ma la telecamera in qualche spostamento può andare anche ad appiccicarsi a qualche albero, cespuglio o muro che ci rende ostica la visuale. Non succede spesso, ma non è certo piacevole, soprattutto quando comporta la morte per un passo falso.

Fortunatamente in pieno stile Bioshock, verremo rigenerati all’interno di alcune “capsule” non meglio identificabili sparse per tutta la mappa con generosità. E molto difficilmente dovremmo rifare da capo grosse porzioni di gioco, anche perché viene salvata qualsiasi azione utile compiuta fino al momento della morte (una feature estremamente apprezzata).

Hob non è un gioco semplicissimo, ma non è nemmeno frustrante, perché nonostante la sua natura prevalentemente “cervellotica”, il ritmo è sempre piuttosto sostenuto e i vari passaggi tra puzzle e platform sono sempre fluidi e relativamente veloci da superare. Insomma le 12 ore circa di gioco necessarie al completamento non potrebbero essere meglio riempite.

Verdetto

Hob è un titolo che abbiamo apprezzato molto, perché si tratta di un tipo di avventura per nulla autoguidata, ma impegnativa e densa di gameplay, come si faceva ai vecchi tempi. Si tratta di un’esperienza che lascia soddisfatti per i propri progressi, e offre delle dinamiche che mischiano in un cocktail squisito esplorazione, platform ed enigmi. Addirittura i combattimenti, per quanto siano senza dubbio l’aspetto più debole del gioco, risultano divertenti quando raggiungono la loro forma più estesa di complessità (quindi quelli contro i nemici più duri al netto di un upgrade quasi completo delle nostre varie skill offensive). Hob è quindi un titolo assolutamente consigliato, soprattutto considerato il suo prezzo di circa 20 euro. Non è un gioco “epico” in senso stretto e rimane fino alla fine pacato nelle dinamiche e nella narrazione (che di fatto va interpretata, non fornendoci dialoghi comprensibili), ma non potrà comunque fare a meno di rapirvi attraverso la sottile ma fondamentale connessione tra voi e le sfide proposte, stimolanti fino all’epilogo ed immerse in un universo magico e affascinante.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!