Stay Nerd ha avuto l’onore e il piacere di fare quattro chiacchiere con Alessandro Baronciani, autore di Come Svanire Completamente e de Le ragazze nello studio di Munari, quest’ultimo volume recentemente ripubblicato da BAO Publishing (originariamente edito da Black Velvet). Volete sapere com’è andata? Scopriamolo, nel resoconto della nostra intervista.

I tuoi racconti spesso vivono di momenti, e Le Ragazze nello Studio di Munari è stato ristampato molto tempo dopo la sua prima pubblicazione, quindi qual è il suo “momento”, adesso? Ha un valore o un significato diverso, rispetto alla sua prima uscita?

È strano ma direi che il suo momento è più adesso di quando è stato pubblicato la prima volta. Quando uscì, otto anni fa, posti come La Feltrinelli di Roma, dove ho appena fatto la presentazione, non avevano un angolo graphic novel così ampio; non esisteva! Al massimo trovavi i fumetti, Maus a fianco ad Asterix, nel reparto bambini. Non c’era mercato e Le Ragazze nello studio di Munari, in più aveva questi espedienti narrativi, con inserimenti cartotecnici, che rendeva il libro un prodotto “particolare” per cui, in un certo senso, per quanto non voglia dire che si tratta di un libro sperimentale, Le Ragazze nello Studio di Munari è rinato oggi in un ambiente più preparato! Otto anni fa la stessa parola graphic novel non era così popolare e i preordini si basavano sui numeri, ovviamente più contenuti, delle fumetterie. E poi possiamo dire che sia rinato anche perché è stato rimaneggiato per appianare alcuni dei problemi della prima edizione. Quindi questa è la vera “director’s cut”. Sì, una vera rinascita.

Hai detto che non vuoi definirlo un libro sperimentale, eppure tu sperimenti spesso, nella forma: in questo libro ci sono pagine in cartotecnica, pagine traslucide e così via, ma anche Come Svanire Completamente, per fare un altro esempio, è un’opera atipica.

Quando scrivi una storia, non ti fai problemi tipici. Non sai se verrà una storia atipica, di solito, hai una direzione da seguire. Tipo il vettore degli studi di fisica al liceo. Segui la direzione e raccogli cosa la storia ti propone. Il riscontro lo fanno i lettori, l’editor e i tipografi con cui mi trovo spesso a parlare e a chiedere come si stampa e come si fanno delle cose. Quando ho fatto Come Svanire Completamente pensavo di fare una storia frammentata, poi un lettore mi ha scritto “tu hai fatto un libro di ricordi”, perché in effetti i ricordi sono frammentati. Lì c’è stato un passo in avanti: tu puoi avere un’intuizione e portarla avanti con metodo e disciplina, ma il resto arriva dal responso finale delle persone che ti leggono.

Possiamo dire, quindi, che la tua è una sperimentazione naturale, non ricercata.

A me fa paura la parola “sperimentazione”, perché spesso viene usata per definire gli artisti e le ricerche lontane dai fruitori. Una volta ho visto una persona che dipingeva a passo di musica una tela sul classico treppiedi di legno bendata mettendo le mani in tazze di colore. Il risultato dell’operazione era una sorta di “oracolo dipinto” perché poi commentavano cercando di interpretare cosa aveva realizzato sulla tela. Una “sperimentazione” che, per chi guarda, rimane incomprensibile e che quindi conclude dicendo: “se è una cosa che non capisco è arte”. Da quel momento hai perso per sempre queste persone. Un sillogismo del genere è sbagliato: l’arte si deve capire, l’arte è semplice, e Munari è stato il primo a fare cose drammaticamente semplici: all’ingresso della mostra alla Rotonda della Besana a Milano, dieci anni fa – per esempio – era esposta un’enorme, veramente enorme tela grezza, di quelle di iuta tirata in un telaio, con una macchia gigante di olio al centro, e l’opera si intitolava “Olio su tela“. la didascalia ti faceva scoprire un passo in più, un passo in più in cui tu scopri il divertimento. L’arte non deve scoraggiarti, è comprensibile a più livelli. c’è sempre un ragionamento dietro e la sperimentazione non deve essere fine a se stessa, la gente deve poter capire. Mettere il dito nello spioncino del mio libro, quando la pagina diventa una porta dove tu guardi attraverso la protagonista del libro è sperimentale? A me sembra un gioco per bambini. Quindi sì, possiamo dire che i miei libri sono sperimentali, ma è una sperimentazione bambina.

A proposito di frammenti: qual è per te il valore aggiunto della frammentarietà, opposta alla narrazione lineare di una storia, tipica del cinema o del teatro?

Ad un festival sul giornalismo a Trieste a gennaio di quest’anno sono stato inondato di Tweet – di solito uso pochissimo Twitter – che parlavano di una conferenza del direttore del Sole 24 Ore dove veniva citato Come Svanire Completamente indicandolo come un esempio del lavoro del giornalista. Ricostruire una linearità nella storia in base alle informazioni frammentarie, sbagliate, inconcludenti che trova nella esplorazione. Lasciando stare il giornalismo succede tutti i giorni. Nella vita vera, se due persone vanno in discoteca insieme una sera e una si diverte, mentre l’altra no, ci raccontano due storie diverse, non una soltanto. Io penso che il non detto tra due persone sia molto più forte dell’esplicito, del raccontato. Ci sono delle storie che diventano banali nel momento in cui le racconti, ma che funzionano benissimo se restano nella testa, come se fosse una ragnatela in cui tutti i fili sono intrecciati, ma certi punti non si toccano mai. Questo è un modo per raccontare una storia, un po’ come una relazione che non è si è mai veramente concretizzata, ma che è reale. La tua amica delle superiori con cui hai sempre sperato di avere una storia, e ogni volta che ci esci c’è sempre quel non detto, quel avremmo potuto, ma poi non è mai successo. Anche questa è una storia, una storia frammentata dove devi cercare di completare, di unire i puntini, collegare gli indizi da solo. Come in un giallo, ma senza colpevole.

Ne Le Ragazze, per esempio, seguiamo i pensieri del protagonista, ma la sua comunicazione verbale dice tutt’altro. Il non detto è molto più forte delle parole espresse.

Le ragazze sono la componente sensuale, sono la comunicazione. Parlano al protagonista che però, è troppo perso dentro di sé. Il suo conflitto è introspettivo. È un appassionato e collezionista di Munari, ma è anche, guarda caso, il primo a non capirlo. Infatti non vuole cambiare. Al mio protagonista piace giocare, ed è serissimo nel gioco come lo sono i bambini ma non accetta i cambiamenti come i bambini si rifiutano di assaggiare del cibo che non hanno mai mangiato prima.

Sembra che la paura della sofferenza lo blocchi, ma la stessa sofferenza potrebbe con il tempo insegnare al protagonista che, se non ti esponi o non rischi, non scoprirai mai come sarebbero potute andare le cose.

Trovo decisamente troppo pessimista l’idea che abbiamo del cambiamento. Spesso viene considerato doloroso, catartico. E invece, secondo me, quando le cose cambiano non te ne accorgi neanche. Magari  un giorno scopri che ti piacciono i broccoli, ma non ti sei messo a riflettere sul tuo bisogno di cambiare un’abitudine alimentare. Quando ti poni la domanda, significa che hai un blocco. Ci accorgiamo sempre dopo che qualcosa è cambiato, qualcosa dentro di noi, e non sappiamo neanche quando e come è successo. Il cambiamento fa parte della vita. Pensa per esempio al diverso concetto di sacro che abbiamo in Occidente rispetto a quello orientale: in Giappone i luoghi di culto vengono ricostruiti più volte nel corso dei secoli, perché sono fatti di legno e quindi facilmente deteriorabili. Rimangono sacri e sono “antichi” anche se sono stati ricostruiti venti anni fa. Mentre per noi occidentali “sacro” sono le macerie, i resti di templi antichi, la colonna dorica che non serve più a sostenere niente. Tutto quello che parla di passato di finito è considerato importante.

Che progetti hai per il futuro?

Sto cercando di fare un altro libro, attorno al tema delle top model horror, ha a che vedere con la fotografia e la realtà, con una costruzione particolare. Le persone poi continuano a chiedermi se ci sarà una ristampa di Come Svanire Completamente; quel libro ha cambiato la percezione che ho di me stesso e delle persone che seguono il mio lavoro. Presto ci sarà un episodio natalizio, ma ho anche in progetto di fare un altro progetto finanziato allo stesso modo. Ho molte cose per la testa, se trovo un attimo di calma per metterle in ordine magari riesco a fare qualcosa!

Perfetto, è tutto. Grazie mille Alessandro per questa intervista e a presto!

Grazie a voi!