A Romics l’intervista a Daniele Caminati e Gabriele Anakin, di Eternal City Tattoo

Durante Romics 2021 abbiamo avuto l’occasione di intervistare Daniele Caminati e Gabriele Anakin di Eternal City Tattoo, una vera istituzione del tatuaggio a Roma ma importantissima e conosciuta anche a livello nazionale.

Daniele Caminati, uno dei fondatori di Eternal City Tattoo. Per la prima volta sei ospite ad un evento come Romics. Come ti sembra?

Un evento pazzesco. Io non ero mai venuto, perché a volte i tanti impegni di lavoro non ti portano ad approfondire alcune realtà che magari non conosci a fondo e verso cui inizialmente non hai entusiasmo, ma invece è una fiera pazzesca. L’idea di mettere stand dei tatuaggi è un’idea eccezionale, perché vedo gente talmente appassionata da girare per la fiera vestita dal proprio personaggio preferito, quindi figuriamoci se non hanno la voglia di tatuarselo addosso! Questo è un connubio pazzesco e sinceramente non capisco perché non l’abbiano fatto prima.

In effetti il mondo dei tatuaggi col mondo dei comics, dei fumetti, di anime e manga sono strettamente collegati. Immagino che anche tu, ai tuoi inizi, sei entrato in contatto con un fumetto o con qualcosa che ti ha spinto a intraprendere questa carriera.

Sicuramente il fumetto in questa era è uno dei canali artistici che avvicina di più al mondo del tatuaggio, quantomeno più di prima. Chi di noi non ha mai pensato di tatuarsi un fumetto, un cartone animato, o un videogioco di cui era appassionato da piccolo? Sono cose che ti legano alla tua adolescenza o infanzia e c’è sempre un ricordo importante. Quando ti tatui qualcosa che ti resta per tutta la vita addosso lo fai per ricordati un periodo particolare della tua vita.

Quando tatui un personaggio proveniente da opere di fantasia, come da fumetti e videogiochi, tu provi a mantenere lo stile dell’opera originale o ci metti del tuo. Come ti approcci?

C’è sempre un confronto col cliente. Molti rimangono sulla linea tradizionale e vogliono un tatuaggio identico a come è stato creato il personaggio, altri invece vogliono una rivisitazione o personalizzazione. È molto individuale. Sicuramente a livello tecnico cambia molto, perché da un disegno bidimensionale senza sfumatura, con una stesura del colore piatto a una creazione dei volumi che può uscire fuori con le ombre e i punti luce c’è molta differenza sia a livello di come si passa il colore che di resa nel tempo. Dipende dalla richiesta del cliente. Ad esempio, hai presente Sasuke? Quello è un disegno molto piatto, non ha sfumature, quindi chi si fa Sasuke è difficile che lo chieda tridimensionale, con le ombre, ed è giusto legarlo a un determinato periodo storico, con quella grafica e quel modo di disegnare i cartoni.

C’è un personaggio in particolare che hai tatuato e al quale sei affezionato?

Tornando al discorso precedente, ho fatto in entrambi i modi i Griffin. Perché sono iniziati in un modo e continuano in un altro. All’inizio era piatto e dopo è stato rivisitato e ora infatti è proposto sempre piatto ma con toni diversi, come fosse fatto a pantone. Girano anche sfumati, con i punti luce. Mi è capitato di farli in tutti i modi, soprattutto Stewie che è un personaggio molto irriverente o Peter. Poi ho fatto tanti tatuaggi su Dragon Ball, Cavalieri dello Zodiaco, Street Fighter.
Si passa dal pixelato come Metal Slug al super colorato. È un ambiente talmente vasto che se tatui da tanto probabilmente sei passato per ogni genere.

Voi avete anche una vostra accademia. Siccome hai così tanta esperienza, vuoi dirci cosa deve fare un ragazzo per avvicinarsi al mondo del tatuaggio?

Sicuramente deve avere la passione non solo del disegno ma del marchiarsi la pelle. Non può essere solo legato al saper disegnare o alla passione per i manga, i fumetti o altro. Devi avere l’attitudine ad avere dei tatuaggi addosso. Ora si trovano tatuatori che non hanno tatuaggi semplicemente perché vedono in questo mondo uno spiraglio di luce per quanto riguarda il proprio futuro lavorativo, ma come in tutti i campi artistici anche qui arrivi solo se ci metti tanta passione e sei legato radicalmente al concetto di tatuaggio. Questo è quello che insegniamo ai giovani che vengono alla nostra accademia, perché ci sentiamo in dovere di responsabilizzare chi vuole iniziare a fare questo percorso.
L’arte è sempre esistita, e il trasmettere qualcosa di proprio c’è sempre stato. Marchiare la propria pelle però è diverso dal dipingere, dallo scolpire o altro. La materia su cui vai a lavorare è viva, non sei una tela, ma incarni ciò che ti tatui, per cui il tatuaggio deve essere necessariamente legato ad un messaggio profondo che porta quello che si tatua.

Quanto serve il talento?

Il talento sicuramente ti dà una spinta in più a livello artistico ma è il concetto quello su cui devi puntare. Quindi è bene saper disegnare, ma la voglia e l’intento di trasmettere il significato di quello che stai facendo è più importante del talento. Il contenuto conta più della realizzazione.

L’Eternal City Tattoo è un’istituzione a Roma ma è molto importante pure a livello nazionale. Come è nata?

Eternal City nasce dalla passione di tre persone, cioè io, Massimo Disegnello e Francesco Cuomo, legati dall’amore per il calcio e per la Lazio, e questo ci ha unito e ci ha portato a creare uno studio tutti e tre insieme.
Poi pian piano ci siamo ingranditi, è entrato Andrea, che è della Roma ma è un amico e abbiamo avuto la voglia e la necessità di ampliarci e creare una rete artistica di contaminazione, con più punti di vista che ci hanno aiutano a creare sempre qualcosa di nuovo. Questo è stato importantissimo per diventare la realtà che siamo adesso, con stili diversi. Ognuno ha il suo filone e riesce a creare qualcosa di proprio.

L’intervista prosegue con Gabriele Anakin nel video qui sotto: