Il compositore delle colonne sonore più belle del mondo dell’animazione

I film di Hayao Miyazaki, cofondatore dello Studio Ghibli, sono ormai diffusi ed apprezzati in tutto il mondo e rappresentano una delle più alte espressioni dell’animazione mondiale, sia per l’eccellente realizzazione tecnica, sia per la scrittura, per la realizzazione dei personaggi, per la capacità di affrontare temi molto disparati, per l’originalità e la grande creatività, ma anche per le colonne sonore di rara bellezza e qualità. Queste ultime sono frutto della collaborazione, iniziata sin dai tempi di Nausicaӓ Della Valle del Vento e mai interrotta, con Mamoru Fujisawa, in arte Joe Hisaishi, compositore musicale e polistrumentista che ha dedicato gran parte della sua carriera alla scrittura di soundtrack per produzioni animate, in particolare per i film del suo vecchio amico Miyazaki. E bisogna ammettere che le composizioni di Hisaishi sono, anche se prese da sole, un’opera d’arte dello stesso calibro dei film per cui sono prodotte e che lasciano in questi un’impronta fondamentale, perché capaci di dare una tonalità emotiva fortissima alle scene che accompagnano, mettendo in risalto le sensazioni o gli stati d’animo dei personaggi che Miyazaki vuole comunicarci con la sua animazione.

Mamoru nasce nel 1950 a Nagano, nel cuore del Giappone, e si avvicina sin da piccolo al mondo della musica iniziando a studiare violino. Innamoratosi di questo mondo, una volta cresciuto continua i suoi studi in una scuola di musica privata dove consegue il diploma in composizione musicale. Il suo primo lavoro è per il mondo dell’industria dell’animazione con la colonna sonora della serie Gyatorozu e di un altro paio di anime, ma il suo nome inizia a diffondersi solo dopo la sua prima esibizione pubblica, nel 1975, avendo ormai iniziato a sviluppare uno gusto per la musica orchestrale e minimalista, che caratterizzeranno tutta la sua produzione successiva. Conseguito un discreto successo e pubblicato il suo primo album (nel ’81), Mamoru Fujisawa crea il suo nome d’arte, Joe Hisaishi appunto, prendendo spunto da Quincy Jones, il producer di Michael Jackson, facendo una sorta del nome di trasposizione in giapponese.

La svolta arriva nel 1983, quando viene incaricato di scrivere un album per il già citato Nausicaӓ della Valle del Vento di Miyazaki, il quale rimane impressionato dal lavoro di Hisaishi. Tra i due si crea da subito un forte legame d’amicizia e inizia così una delle più durature e caratteristiche collaborazioni artistiche di questo ambiente, tanto che ogni film di Miyazaki da quel momento in poi avrà la colonna sonora firmata Hisaishi.

Ma cos’è che rende la sua musica così speciale e così perfettamente calzante ai film per cui è scritta? Innanzi tutto la fusione dello stile occidentale ed orientale le conferisce, anche per la conseguente scelta degli strumenti, una varietà di suoni e di atmosfere notevole che gli permette di trovare soluzioni sempre nuove e sempre adatte per ogni scena. Questo valorizza il suo già grande talento ed intuito musicale, che si traduce nella capacità di catalizzare determinate emozioni nello spettatore mentre assiste ad una sequenza, rendendo l’immedesimazione e l’impatto emotivo molto più profondo. Si pensi ad esempio alla traccia “The Demon God” del film Principessa Mononoke, che accompagna la scena iniziale della divinità-cinghiale corrotta che attacca il villaggio di Hashitaka, con il contrasto delle note basse dei fiati e le note alte, quasi stridenti dei violini che trasmette il senso del pericolo imminente, mentre le percussioni rimbombanti rendono il tutto più frenetico e movimentato. 

O ancora al tema principale del Castello Errante di Howl, che suona mentre Sophie incontra Howl per la prima volta, trasmettendoci la sensazione di stupore e meraviglia della ragazza alla vista delle magie dello stregone con uno stupendo alternarsi di orchestra e pianoforte a ritmo di valzer ed infine alla mia personale preferita, “The Sixth Station”, la famosissima colonna sonora che accompagna il viaggio in treno di Chihiro nella Città IncantataIn questa scena, che segna il passaggio della ragazza nell’età adulta, che è quindi il cuore dell’intero film, non ci sono dialoghi, il silenzio è assoluto tranne che per le note del maestro Hisaishi che hanno perciò una responsabilità ed  un compito non da poco. Chihiro è sola con i suoi pensieri, così come lo è lo spettatore essendo questo un momento di respiro in mezzo al film, e questo momento di introspezione è accompagnato da questa canzone, in cui il pianoforte è protagonista, che grazie alla sua semplicità, essenzialità ed al suo tono malinconico ci fa sprofondare nello stato d’animo di Chihiro. Mentre su schermo osserviamo gli stessi paesaggi onirici e surreali, illuminati dalla luce crepuscolare che vede anche lei, il tempo sembra sospendersi su questi suoni e su queste immagini, mentre in realtà il treno procede inesorabile sui suoi binari. Davvero un’alchimia magica di musica ed animazione.

Sono senz’altro molte le ispirazioni di questo grande compositore, provenienti dai generi musicali più disparati, dalla classica, al jazz, alla musica pop giapponese. Per quanto riguarda la musica occidentale, Claude Debussy è sicuramente l’autore con cui il nostro Hisaishi ha più elementi in comune. Il pianista francese, infatti, era uno dei maggiori esponenti della corrente musicale detta impressionista, che si accomunava con la corrente pittorica omonima per il rifiuto dei canoni stilistici classici, utilizzati fino a quel momento da tutti i più grandi compositori, optando per un tipo di musica che si concentrasse più sul colore, sulle sensazioni da trasmettere piuttosto che sulla tecnica. In particolare quello che si ritrova anche in Hisaishi è la sensazione, piuttosto frequente, di incompiutezza, di sospensione durante l’ascolto di uno dei sui brani, dovuto alla voluta mancanza di conclusione delle scale e dell’impiego frequente di scale pentatoniche, frequentissime anche nel jazz. Tuttavia Hisaishi rimane un autore prettamente giapponese ed è proprio da qui che vengono le principali influenze, in particolare dal Gagaku e dallo Shomyo, due generi tradizionali, il primo veniva suonato nelle corti imperiali, il secondo era un tipo di canto dei monaci buddhisti.  La musica tradizionale giapponese è molto diversa da quella occidentale a partire dalla filosofia che sta alla base della composizione stessa, manca, infatti, di quello che in occidente sarebbe riconosciuto come il canone della tensione e risoluzione armonica che alle orecchie occidentali da un senso di compiutezza ed armonia, oltre ad avere un modo completamente diverso di costruire le scale musicali. Per questa ragione questo tipo di musica risulta per la nostra sensibilità incompiuta, in un certo senso, quasi eterea ed è principalmente questo che si ritrova in Hisaishi e che lo fa assomigliare a Debussy per molti versi. 

Spesso le colonne sonore sono solo un contorno dell’opera per cui sono scritte, che si tratti di film d’animazione o non, di videogiochi o altro, ma ci sono casi in cui le musiche composte per una qualche altra produzione ne sono una parte integrante, imprescindibile, ne sono una caratteristica principale. Diventano quindi qualcosa che si associa immediatamente al film in questione quando ci si ripensa e questo è sicuramente merito di chi sta dietro la composizione. Dobbiamo quindi tutti ringraziare il maestro Mamoru Fujisawa per aver contribuito nel corso degli anni alla creazione di opere senza le quali i film di Miyazaki non avrebbero avuto la stessa magia.

Simone Artini
Sono nato il 9 Luglio del 1998, ho studiato presso il liceo scientifico "N. Copernico" di Udine presso il quale mi sono diplomato con 94/100. Attualmente frequento l'Università degli Studi di Trieste dove studio Fisica. Nel tempo libero principalmente mi dedico alla lettura di libri e fumetti e suono il basso elettrico da autodidatta.