“Li ucciderò tutti”

Quello che funzionava in John Wick, in modo tale da renderlo un film apprezzato sia dalla critica che dal pubblico, era la sua costante caccia all’adrenalina, il suo voler essere un action puro, che esaltava all’ennesima potenza tutti i cliché del genere, trasformandolo in un integratore energetico con un ottimo retrogusto.
Quello che non funziona in John Wick 2 è che non ha nulla di tutto questo. Un’ora e mezza di noia, ed un finale con qualche guizzo. Un bicchiere d’acqua con un po’ di zucchero, in pratica.

Dal 16 marzo comunque il film sarà presente nelle sale cinematografiche italiane.

John Wick è tornato. Sì, ma preferirebbe fare altro.

Il sicario John Wick vorrebbe godersi una meritata pensione, ma ha un debito col temibile Santino D’Antonio (Riccardo Scamarcio), il quale gli commissiona l’omicidio della sorella Gianna (Claudia Gerinisob) per assicurarsi il controllo di un’organizzazione malavitosa di respiro internazionale. Purtroppo John non può rifiutare, perché è legato a Santino da un patto di sangue, e così è costretto ad andare a Roma per pagare il suo debito.

Le basi, quindi, ci sono tutte. Cosa manca? Il resto. Ed il paragone col primo John Wick si fa impietoso, ogni minuto di più. I ritmi serrati, la narrazione fluida, il frenetico montaggio che caratterizzava il precedente film lascia il posto ad un gioco fatto di pistole che sparano a vuoto ed un furioso rimbalzarsi di situazioni e personaggi, che invece di coinvolgere lo spettatore lo confondono e lo allontanano.

Al di là di ciò, Chad Stahelski – stuntman di professione – le scene d’azione le sa girare perfettamente. In questo l’opera mantiene la consueta vitalità, i continui scontri risultano stilisticamente belli, e ci “gasiamo” tantissimo quando vediamo il nostro eroe diventare super con una naturalezza disarmante. Non ci stupiamo nel vederlo operare con una matita e renderla più pericolosa di una spada: siamo cresciuti con MacGyver che con oggetti simili ci disinnescava le bombe, per cui gli stereotipi dell’estremo ci esaltano e ci convincono.
C’è tanta violenza, c’è il sangue che resta tatuato per quasi 2 ore sul viso di John,  ed assistiamo ad un paio di scene davvero galvanizzanti all’interno della versione romana dell’Hotel Continental. La preparazione di John al lavoro che deve compiere, con la scelta delle armi e dei vestiti porta in alto il concetto di attesa, classico baluardo dei film dedicati alla vendetta. Siamo lì con lui, ed aspettiamo che accada qualcosa.
Il problema è che quel qualcosa sembra non accadere mai.
I già citati “duelli” sono notevoli nella forma, ma troppo ripetitivi e spesso troppo lunghi, e soprattutto non ci lasciano percepire quello stesso desiderio di vendetta che era il cuore pulsante del primo film e che qui diviene invece un tema forzato, in cui lo stesso protagonista non crede e del quale è una vittima intrappolata.

La voglia di John Wick di uscire dalla gabbia della rivalsa mal si sposa con le ambizioni adrenaliniche dell’opera, e quando il regista cerca di rimetterla in carreggiata è ormai troppo tardi.

La banalità concettuale dello script non si trasforma mai in ciò che dovrebbe, ovvero un vantaggio ai fini della scorrevolezza. È paradossale che un B-Movie di questo tipo, esclusivamente votato all’action, generi noia e monotonia, ma se vogliamo provare ad individuarne le colpe sappiamo su chi puntare il dito.

Innanzitutto verso il mare di personaggi che ruotano nel mondo di John Wick. È chiaro che il fulcro della storia sia Keanu Reeves, ed è altrettanto evidente quanto egli sia abile a sorreggere da solo il castello di carte che gli viene costruito addosso; ma i personaggi secondari rappresentano un punto debole da non sottovalutare.
Il villain principale è il nostro Scamarcio, che oltre a non sembrarci particolarmente credibile nel ruolo affidatogli, è davvero poco cazzuto e troppo fighetto per vestire i panni di un boss della malavita, e per giunta assolutamente marginale nella storia, nonostante (di nuovo un paradosso) sia lui ad accendere la miccia della narrazione. Un villain più autorevole e maggiormente partecipativo avrebbe regalato ulteriori emozioni e più stelle.

Anche i restanti gregari non sono certo memorabili, eccezion fatta per un favoloso simil-lottatore di sumo con cui avrà a che fare mister Wick. Gli altri sono pedine che non esaltano le azioni del protagonista, ma ne indeboliscono la solennità.
Inoltre non c’è una femme fatale, assenza gravissima. Se poteva (e forse doveva) andar bene per il primo John Wick, tutto incentrato sul suo desiderio di vendetta, qui – con un Keanu Reeves schiavo del suo ruolo – avrebbe senza dubbio aiutato e magari avremmo percepito lo stesso John meno annoiato e infastidito.
A rallegrarlo ci prova l’ex compagno di merende Lawrence Fishburne, e questo incontro ed il modo in cui si sviluppa non potranno che far entusiasmare i cinefili e gli amanti di Matrix; tuttavia resta una sottotrama al momento (ora capirete il perché) soltanto accennata.
Un aspetto interessante invece è la volontà di mostrarci qualcosa in più del Continental e del mondo che gli gira intorno. Conosciamo meglio qualche personaggio di spicco e ci sono tutte le premesse perché nel prossimo capitolo ci facciano comprendere ancora più meccaniche interne a questa particolare organizzazione.

Sì, ora avete capito, ci sarà un terzo capitolo. Prendendo tutto ciò che c’è di buono dal primo, e imparando dagli errori del secondo, magari potrebbe venir fuori qualcosa di positivo.

Verdetto:


John Wick 2 accantona buona parte di ciò che funzionava alla perfezione nel primo capitolo, per prendere una strada giocoforza più complicata e piena di insidie. Quel John Wick bramoso di vendetta lascia il posto ad un alter ego intrappolato in un ruolo dal quale vorrebbe uscire, costretto ad uccidere non più per i propri istinti ma per un debito di sangue. Tutto questo si riflette sull’opera, che diventa a tratti noiosa e con una narrazione fatta di continui stop e pistole che sparano a vuoto.

Gli scontri sono stilisticamente molto belli, ma c’è davvero poco di più. I personaggi secondari non aiutano; a partire dal villain Scamarcio che non sembra decisamente credibile nei panni di boss della malavita ed oltretutto viene lasciato ad un ruolo troppo marginale, nonostante sia l’uomo che accende la miccia della narrazione.
John Wick 2 insomma è un B-movie che si perde un po’ all’interno delle sue stesse regole, badando a volte più all’estetico che al sano concetto della caccia all’adrenalina, elemento così ben riuscito – invece – nel primo film.

 

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.