Un viaggio nell’universo della fantasia e dell’immaginazione

Ci troviamo di fronte al più classico dei manuali per l’esplorazione del tanto affascinante quanto rarefatto mondo del Popolo fatato. La Faglia delle Fate si presenta come un resoconto accuratamente illustrato di un regno isolato e nascosto, impenetrabile e al contempo onnipresente nella vita dell’Essere Umano. Un viaggio nell’universo della fantasia e dell’immaginazione, che ci fa tornare in mente ricordi d’infanzia che è bene spolverare di tanto in tanto: tutto questo e tanto altro nell’opera di scrittura e arte figurativa di Iris Compiet, edito in Italia da Moscabianca editore.

Se anche voi, come me, siete cresciuti con la fascinazione nei confronti di tutte quelle leggende riguardanti fate, folletti, troll e sirene, La Faglia delle Fate è il regalo perfetto che potete fare al vostro Io bambino. Sfogliando le pagine del manuale, arricchite da magistrali disegni a matita ed acquerello, vi torneranno alla mente tutte quelle sensazioni che certamente avete provato entrando in un bosco, quando eravate piccoli. Ricorderete immediatamente le emozioni che si provano da bambini quando si trova un fiore particolarmente articolato, con la mente vergine che inizia a viaggiare, cercando di scoprire quale volto si nasconda tra i petali. Vi torneranno in mente la meraviglia nello scoprire quante bellezze nasconde il giardino sotto casa, lo stupore della prima volta in cui vi è capitato di riconoscere in cielo l’arcobaleno. Prima di incominciare a leggere, è necessario che abbracciate la vostra ingenuità: il pregiudizio degli adulti infastidisce le fate.

Il popolo fatato, tra leggenda e cultura pop

Tra reminiscenze poetiche e qualche lacrimuccia nostalgica, attraverso il lavoro di Iris Compiet vi torneranno in mente anche tantissimi riferimenti propri della cultura pop con cui la mia generazione (e quella di tanti altri) è cresciuta. Quei toni luminosi di verde chiaro strizzano l’occhio alle incantevoli ambientazioni dei cartoni animati dello Studio Ghibli: La principessa Mononoke, Il mio vicino Totoro, Arrietty e il mondo segreto sotto al pavimento sono i tre titoli a cui potremmo pensare quando l’occhio ci cade sulle illustrazioni di Compiet. Immensi prati verdi, creaturine dispettose, tranquille immagini dominate dalla natura, proprie della cultura giapponese e qui ridimensionate al mondo Occidentale, vicino alle fiabesche brughiere irlandesi.

Ma le vibes del mondo fatato non si limitano ai cartoni animati e alle vecchie leggende. Cosa vi verrebbe in mente se vi citassi Le cronache di Spiderwick? Non ditemi che l’esserino fatato goloso di crackers al miele non vi dice proprio nulla! Ne rimarrei molto delusa… Io ci sono cresciuta evitando di entrare in un cerchio di funghi, osservando i movimenti delle foglie al vento per scoprirci un troll, soffiando i denti di leone per smascherare un viso di fata. Tutte le creature che il film del 2008 e la saga di libri da cui è tratto, scritta da Holly Black, hanno incollato nella nostra memoria di ragazzini tornano nel diario di viaggio di Compiet, approfondendo le loro origini, indagando i loro modi di vivere e di esistere nella coscienza collettiva occidentale.

L’altro grande tassello da aggiungere a questo puzzle, forse uno dei più noti al grande pubblico italiano, è quello scolpito da Elisabetta Gnone, autrice della fortunatissima saga di Fairy Oak, che ancora oggi trova spazio nelle librerie dei più piccoli lettori. Abiti dai colori terrosi, cappellini di foglie e scarpette di corteccia addobbano i personaggi fatati con cui, almeno una volta nella vita, ognuno di noi si è trovato ad avere a che fare da bambino. Quelle stesse fatine, protagoniste di mille avventure, compaiono in vesti più “realistiche” nelle illustrazioni della Faglia, che mira proprio a recuperare immaginari a cui siamo abituati da sempre, reinterpretandoli in una chiave che fa piacere a occhi di tutte le età.

Coscienza ambientale e lacrime di nostalgia

Occhi di tutte le età, proprio così: le fate non sono solo oggetto per le menti dei più piccoli e questo l’autrice ci tiene immediatamente a metterlo in chiaro. Gli occhi dei bambini sono certamente più abituati a cogliere le sfumature magiche della natura del parco sotto casa, ma anche un adulto, sforzandosi un poco, può ritrovare in un albero, in un ruscello o in un cespuglio di more la bellezza dello stupore. Iris Compiet ci guida con un intento ben preciso: mostrare ai “grandi” quello che si perdono dietro la frenesia della vita quotidiana; se la routine ci spinge a mettere i paraocchi su ogni aspetto futile dell’esistenza, se allontana da noi ogni briciolo di fantasia, vale allora la pena fermarsi un secondo, riprendere fiato, dare spazio a qualcos’altro; qualcosa che, quando eravamo piccoli, ha saputo renderci le persone più spensierate del mondo. Che quella magia non sia solo frutto di una mente disallineata alla frenesia del pratico? Che sia possibile dedicarle ancora un briciolo della nostra fiducia? Dopo aver letto La Faglia delle Fate vi tornerà la voglia di passeggiare a piedi nudi in un prato, sentendovi esploratori alla ricerca di un mondo celato. Vorrete essere voi quell’eccezione capace di catturare la vista di un fauno, di un unicorno, di un folletto dispettoso. E se non riuscite a vedere nessuna di queste creature, vi basterà prestare attenzione agli alberi, al respiro del vento, al colore dei fiori: elementi vivi, parlanti, tangibili, che troppo spesso dimentichiamo di osservare e di ringraziare.

faglia fate

Un altro elemento necessario per capire l’opera di Compiet è la gratitudine. Quando si parla di Natura, è inevitabile parlare di gratitudine, rispetto, protezione. Che parole fastidiose, per noi esseri umani del XXI secolo! Noi, che crediamo di avere il controllo su ogni aspetto della realtà, che ci beiamo della potenza della nostra tecnologia, che ci vantiamo di come la nostra vita sia smart. E, immersi in questa corrente, ci dimentichiamo di ringraziare la Terra, deforestando, distruggendo, inquinando, calpestando. Ce ne dimentichiamo quando gettiamo una cicca per terra, quando immettiamo nell’atmosfera tutto lo schifo che producono le ciminiere, quando preferiamo le cose usa-e-getta alle cose che durano. Distruggiamo il Pianeta perché troppo di frequente dimentichiamo quanto esso sia vivo. Vivo come me che sto scrivendo e come te che stai leggendo. Quante fate avrà ucciso il nostro abuso di potere? Quanti unicorni avrà fatto estinguere? Forse nessuno, forse migliaia. Non lo sappiamo, ma sappiamo tutto quello che la scienza ci conferma ogni giorno.

Basta aprire un sito su internet per leggere una sconfinata lista di specie animali e vegetali in via d’estinzione, di paesaggi deturpati, di microcosmi devastati. Basta un click e tutto questo ci appare reale come un pugno nello stomaco. Se non vogliamo dare retta alla scienza, allora forse è bene farci commuovere dalla magia di questo libro. Se non vogliamo ascoltare la voce Pianeta Terra, potremmo imparare ad ascoltare quella degli Alberi e delle Silfidi… In fondo, non è la stessa cosa? Tendere l’orecchio può sembrare difficile, ma quando si riesce, distogliere l’attenzione è persino impossibile. Lasciamoci allora trascinare da questo inno alla bellezza della Natura, alla sua salvaguardia e alla salvaguardia del fanciullo nascosto in ognuno di noi: la fatica non è scontata, ma il risultato è prodigioso.

Breve bibliografia per appassionati

Lo stesso sentiero l’hanno intrapreso tantissimi autori e autrici: il popolo fatato compare in tantissime opere letterarie e viene affrontato in decine di modi diversi. Una grande fortuna hanno avuto la saga young adult della Corte di rose e spine di Sarah J. Maas e la trilogia del Principe crudele di Holly Black (stessa autrice di Le cronache di Spiderwick); stanno spopolando nelle librerie i volumi manualistici che indagano il mondo magico e la sua anatomia, come Creature Invisibili di Fabrizio Manticelli e Il codice delle creature estinte di E.B Hudspeth. La casa editrice che forse ha più a cuore il compito di mantenere vivo l’immaginario fatato occidentale, con tutte le leggende popolare ad esso connesse, è ABEditore, che, con i suoi volumetti dall’estetica inconfondibile, ha portato nelle nostre case titoli come L’altra metà delle fiabe, Favole e leggende del Giappone, Follettiana, Il racconto della vecchia balia e la collana dei MICROMONDI.

Martina Borgioni
Sono una studentessa della facoltà di Lettere Moderne all'Università di Roma Tre. Adoro scrivere e leggere di tutto, da Jane Eyre ai bigliettini nei biscotti della fortuna. Sono un'appassionata di narrativa fantasy e, come per i protagonisti di un fantasy, mi piace osservare il mondo attraverso una lente sempre diversa (spesso la più scomoda). Ho scritto per tanti blog, approdando infine qui: un tassello di vita in quella che spero sarà una grande avventura piena di parole.