La prima prova del Dark Universe

Ormai il cinema seriale, grazie -o per colpa- dei cinecomics, è una realtà che dobbiamo accettare. Per Hollywood è una forma di business profittevole, e ogni major cerca di sfruttare la propria rosa di leggendarie licenze per fonderle insieme in un unico macro racconto da scaglionare in qualche modo attraverso vari film. Se Marvel e DC/Warner Bros hanno i supereroi, Universal può solo contare su storiche icone dell’horror, tra cui appunto, la Mummia, che fa da apripista al Dark Universe. Un logo, un intento, che ci viene messo davanti agli occhi sin da subito, prima dei titoli di testa, in modo che non si possa fraintendere: “cari spettatori state vedendo si un film, ma anche il primo tassello di qualcosa molto più grande.”

La Mummia si apre in una maniera che mi ha fatto sorridere, siamo su Stay Nerd quindi penso di potermi permettere il paragone: sembrava di trovarsi davanti al live action di Uncharted 3. Tom Cruise, militare indisciplinato cerca-tesori, cerca di fare pesantemente il verso a Nathan Drake (totalmente involontariamente, me ne rendo conto) con quella mezza via tra spavalderia brillante, coraggio e sense of humor. Quest’ultimo non esattamente nelle corde dell’attore americano, ma fortunatamente nemmeno cosi esibito nella pellicola. I primi momenti del film sono come la sezione del villaggio desertico del gioco, tra scontri a fuoco quasi immotivati, bombe a mano come se piovesse, morte e distruzione come nulla fosse. Tutto poi culmina con la scena dell’aereo che precipita e va bé, se fosse stata la trasposizione di Uncharted 3 probabilmente sarebbe stato un film migliore. In ogni caso questa parentesi è servita per farvi capire che La Mummia non comincia decisamente come un horror o qualcosa di simile, siamo dalle parti dell’omonima pellicola di Stephen Sommers, quindi un film di azione e avventura piuttosto frenetico. Fortunatamente, dopo questa prima parte la Mummia entra in scena, ed è la più bella Mummia che il cinema ricordi. Lei, Sofia Boutella, è bellissima, magnetica, stupenda, intensa e ha un fascino spaventoso nei panni  di Ahmanet, erede al trono del Faraone che in antichità ha veduto la propria umanità agli inferi per salire al potere, salvo poi essere imprigionata fino ai giorni nostri, in cui lo sconsiderato Nick Morton (Tom Cruise), la liberà involontariamente. Ahmanet stringerà un legame speciale con Nick, e quest’ultimo per tutto il film non farà che avere visioni ed allucinazioni che renderanno lo svolgimento degli eventi davvero blando. Infatti non ci sono troppi brillanti espedienti per unire i puntini degli eventi e la sceneggiatura è davvero ridotta all’osso. Il film è una quasi costante fuga e rincorsa che avviene senza tempi morti (e questo è un bene) perché di fatto non serve mai un vero motivo ai protagonisti per fermarsi e pensare al dà farsi, con la scusa  delle super percezioni di Nick che tanto lo porteranno sempre verso la strada giusta (e questo è un male). C’è da dire che visivamente il film è notevole e laddove il cervello non trova forse troppi stimoli, l’occhio rimane abbastanza appagato. La fotografia mantiene la giusta cupezza, l’azione rimane un po’ esagerata ma tutto sommato viene inframezzata da suggestivi e inquietanti sequenza horror che anche non riuscendo a far paura a causa di un mood veramente poco incline a creare qualsiasi tipo di suspance, sono realizzate molto bene. Gli effetti visivi con cui è realizzata Ahmanet e i suoi sgherri zombie, nonché la loro impronta stilistica, sono secondo me molto convincenti e tra gli elementi più riusciti e caratterizzanti del film. 

Quando però il film comincia quasi a coinvolgere, pur nella sua guasconeria macabra, e si vuole vedere come si sviluppa questa avventura dai toni dark, e come evolverà l’improbabile triangolo amoroso tra Ahmanet, Nick Morton e  Jenny Halsey (la biondissima spalla di Tom Cruise), inciampa clamorosamente su sé stesso, o forse si ricorda che effettivamente, deve dar spazio ad un macrocosmo narrativo molto più esteso di quello stava raccontando. Ecco quindi che si tagliano con l’accetta tutte quelle belle atmosfere rurali tra umidi vicoli londinesi, campagne e chiese che si sposavano perfettamente con il mood del film, e si intromette lui, il nostro Russel Crowe nelle vesti di Dr. Henry Jekyll, con i suoi spiegoni, le sue tecnologie, e il suo voler buttare cosi tanta carne sul fuoco che inevitabilmente, quando riverrete gettati nel contesto iniziale del film per chiudere i conti, tutto verrà un po’ smorzato e ridimensionato, e vi sembrerà di guardare un mondo fantastico dal buco della serratura, riducendo irrimediabilmente pathos e coinvolgimento. Il problema principale de La Mummia infatti è proprio quello di essere poco coeso a livello filmico, vuole raccontare una storia propria ma allo stesso tempo vuole essere “la prima puntata” di qualcos’altro, questo inevitabilmente comporta delle grosse rinunce e si ha la sensazione che alla nostra bellissima mummia non sia dedicato esattamente tutto il tempo che merita. C’è inoltre una palpabile incoerenza stilistica tra alcuni elementi del film ed altri, perché coesistono momenti crudi e seriosi con altri a base di scazzottate surreali e coreografie improbabili che lo avvicinano fin troppo a quei cinecomics supereroistici dei quali dovrebbe rappresentare un’alternativa, e  non una declinazione “in salsa monster”. Eppure ci sono alcune cose interessanti in questo film, c’è dell’emotività, un sentimentalismo giocato tra i protagonisti che rimane in superficie ma rende il rapporto tra le parti più intrigante, c’è un’ottima direzione artistica e delle scene d’azione che funzionano, per quanto la regia non faccia effettivamente niente di speciale. In effetti il regista Alex Kurtzman non ha dimestichezza con questo tipo di film (se non in veste di sceneggiatore) e si vede. Non che qualcosa nello specifico sia mal gestito, la messa in scena poi è per lo più buona, ma d’altro canto non si può certo dire che la camera segua l’azione con troppa personalità. 

Verdetto

La Mummia non è un film pessimo, anzi riesce essere anche piuttosto originale nella reinterpretazione del mito cinematografico, e intrattiene piacevolmente fino alla fine. Inoltre, apre in maniera piuttosto intrigante il sipario su questo Dark Universe mettendo non poca curiosità sugli sviluppi futuri. Sono quindi combattuto nel giudizio complessivo dell’opera. Potremmo dire che si tratta di un film mediocre alla fine, infarcito di fughe, combattimenti, e cliché appartenenti al genere azione/avventura ben imbastiti, ma visti e rivisti in mille altri film, con un Tom Cruise che da un lato funziona sempre per questo tipo produzioni, dall’altro ripropone sempre lo stesso personaggio. Allo stesso tempo lo considererei un buon episodio pilota per una serie dark fantasy di cui La Mummia rappresenta solo il prologo. Purtroppo, nonostante svariati particolari che ho apprezzato, il film non si regge molto sulle sue gambe a causa di questo, rimanendo una visione  comunque gradevole se cercate qualcosa di estremamente disimpegnato, ma nulla di trascendentale e assolutamente sorvolabile da quanti non siano interessati a farsi risucchiare dall’ennesimo universo condiviso che Hollywood ci propone.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!