Hey lascia entare Ascanio! È l’8 di gennaio!

Tradizione vuole che con l’Epifania le festività natalizie volgano al termine. È così in tutti i paesi aderenti alla cristianità… tranne che in Italia. Perché se è vero che dal 6 di gennaio di ogni anno la vita riprende il suo normale percorso, è altrettanto vero che nel nostro paese si resta in trepidante attesa del giorno 8, ormai festa nazionale ad opera di un culto, i cui proseliti non sciorinano preghiere o sermoni, ma si uniscono in coro inneggiando ad un unico profeta: Ascanio. Ascanio, la cui nazionalità si assoda italo-iraniana, è un personaggio misterioso e come il leggendario Prete Gianni, ha convertito un’intera nazione al proprio culto all’inno di “Esce ma non mi rosica”. Siete spiazzati? Andiamo per gradi.

 

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Shahram Shabpareh è un artista pop iraniano attivo dal 1965, con alle spalle oltre 20 album e ben 5 film come attore. Considerato un musicista eccezionale, nonché il più dotato batterista della storia dell’Iran, Shabpareh ha dalla sua diversi meriti nel suo paese d’origini, in primis quello di essere stato promotore della musica pop in Iran, in cui il suo lavoro è stato a dir poco seminale. Specie considerando che in Iran, sin dagli anni ’70, la musica è stata messa al bando attraverso le riforme della Repubblica Islamica d’Iran, il regime a stampo mussulmano instauratosi nel paese sin dalla rivoluzione islamica del ’79. Da allora Shabpareh è un esule, emigrato a Los Angeles per scappare dal regime e continuare la sua carriera da cantautore, seppur questo non abbia minimamente diminuito la sua popolarità, che è anzi da sempre in ascesa. Detto ciò, pur chiaro che ci siano diversi iraniani nel nostro paese, resta comunque un mistero sul come e perché la sua hit “Pariya” sia finita all’attenzione del misterioso account YouTube “celestinocamicia”, che nel 2008 si prestò in quello che viene definito, in assoluto, il primo video di musica “italianizzata” di YouTube Italia. Negli anni il fenomeno si è prestato a video innumerevoli, di volta in volta con il fenomeno concentrato sulla musica di uno specifico paese. Il processo è semplice ed esilarante: si prende un video musicale in una lingua straniera, e lo si sottotitola trovando delle assonanze tra le parole della canzone e le parole della nostra lingua. Gli esempi sono innumerevoli, e sono passati anche per la più popolare musica anglofona dove, logica vorrebbe, le barriere linguistiche non sono così estreme.

Nasce così nel 2008 “Esce ma non mi rosica”, che altro non è che l’italianizzazione del testo originale della succitata hit “Pariya” di Sabpareh, secondo il processo omofonico detto “mondegreen”, termine coniato dalla scrittrice Sylvia Wright nel 1954. In realtà tutti nella nostra vita abbiamo avuto a che fare con il problema del mondegreen, specie noi italiani da sempre in difficoltà con la lingua inglese. Avete presente quando sentite qualcuno che cerca di balbettare il testo della sua hit anglofona preferita storpiandone le parole in base alle poche conoscenze linguistiche che ha? Ecco, quello è un mondegreen. Il termine deriva dal medesimo errore che la stessa Wright compieva da bambina nel cantare le canzoni, tanto che canticchiando il testo della ballata scozzese “The Bonnie Earl O’ Moray”, non capendone un passaggio finì per inventarsi la figura di una ignota “Lady Mondegreen”, che in età adulta utilizzò poi per dare il nome alla sua teoria relativa questo bisticcio fonetico. La cosa funziona per il video, e in generale per ogni canzone italianizzata, perché con l’aggiunta dei sottotitoli l’effetto mondegreen non è intuito dall’ascoltatore. Non deriva, cioè, dalla mala interpretazione delle parole, come dovrebbe essere, ma è invece indotto dai sottotitoli, creati ad hoc per creare un effetto spiazzante ed esilarante. Tant’è che non sempre, specie con le più recenti italianizzazioni coreane (la moda del momento per quanto riguarda questo genere di video), si fa talvolta fatica a trovare una vera assonanza tra testo originale e sottotitoli, poiché ovviamente il creatore del video si sforza di creare un continuo effetto esilarante, che non sempre è possibile.

Tornando ad Ascanio: nel 2008 il video arriva su YouTube con una popolarità eccezionale, tuttavia ancora limitata alla piattaforma (siamo agli albori dei social del resto), e sarà grazie al Trio Medusa, ed al primo, vero, passaggio televisivo, che la canzone ed il suo ritornello entreranno nell’immaginario collettivo, quando i tre passeranno il video, ovviamente sottotitolato, attraverso il loro programma su Deejay Tv in cui, per altro, si divertivano proprio a mal interpretare le più disparate canzoni a portata di YouTube. La bellezza e la funzionalità stanno proprio nella semplicità con cui i sottotitoli sono stati aggiunti, senza il tentativo di forzare nessuno specifico aspetto parodistico. C’è da dire che la musica della canzone originale non richiede poi molto per essere parodiata, con il suo mix di pianola, tarantella e musica sudamericana, ricrea quell’effetto “bollywood” che da sempre la nostra cultura associa ad una certa ilarità. E dire che nel suo paese d’origine Pariya è tutt’altro che una parodia. Pubblicata nel 1986 nell’album Madresseh, è facilmente reperibile su Amazon, ed è presente in praticamente ogni collection dedicata alla musica iraniana in cui, com’è ovvio, la musica di Shahram Shabpareh è a dir poco inflazionata. E così quella che è una canzone che parla d’amore, e di rapporti di buon vicinato:

Amica dai bei capelli lunghi

che si veste di nero

alza le sopracciglia

con cui mi puoi schiaffeggiare

se un giorno venissi sulla terrazza per farti vedere in viso

coprirei il sole

se provasse a venir fuori

sei bella mio amore Parya

non andare fuori da sola

i vicini potrebvbero rapirti

i vicini potrebbero rapirti

Diventa un inno, e un invito, a far entrare un estraneo in casa nostra, Ascanio, proprio l’8 di gennaio. Un inno che è subito diventato un meme e che, ad esser onesti, è forse il meme più duraturo della storia italiana e, più che altro, praticamente l’unico meme italiano che abbia resistito per una decade nel nostro paese. Il processo memetico, ovvero la replicazione di un contenuto attraverso un numero esagerato di fruitori che particolarmente la apprezzano, tanto da decidere di copiarla o diffonderla, è infatti storicamente vincolata, nel nostro paese, alla trasformazione di meme stranieri, italianizzati per mere questioni linguistiche. L’italianizzazione dei meme su Chuck Norris, il passaggio di questi alla figura di Totti, o anche le più recenti reinterpretazioni del popolare “Sii come Bill”, altro non sono che riproposizioni di meme di successo estrapolate dai forum o, più recentemente, dai social. La potenza di Ascanio, invece, non è quella di essersi inventato il genere dei video mondegreen, ma quella di aver costruito attraverso essi un meme nazionale, praticamente il primo o quanto meno il più coriaceo e di successo. Un meme da un meme, che di per sé non è una rarità, ma è comunque un interessante caso di analisi del fenomeno dei contenuti virali, e della memetica in generale. Ascanio è insomma parte della rete italiana. Un culto che non conosce limiti e che se ne sta assopito per 364 giorni l’anno, esplodendo poi con una potenza invidiabile ogni 8 di gennaio, raccogliendo ogni anno nuovi proseliti grazie al passaggio del meme che avviene tra chi Ascanio lo conosceva già, e chi per pura ilarità impara a conoscerlo di anno in anno e lo lascia entrare in casa sua. Un processo di replicazione che può far scuola, ma più che altro un vero e proprio inno nazionale della rete italiana. A questo punto, come ogni 8 di gennaio, lasciate entrare Ascanio e contribuite a mantenere in vita il suo culto a base d’amore, condivisione, e improbabili mix musicali.