Scopriamo Leigh Bardugo, autrice di romanzi fantasy young adult e nota per le opere del Grishaverse

leigh bardugo

l 2022 conta come ultimo gradino dell’ormai altissima scala di anni in cui l’uscita di libri per ragazzi è aumentata a dismisura. Lo young adult è oggi uno dei generi letterari più conosciuti e amati dal pubblico, che sta progressivamente (e fortunatamente) abbassando la sua media d’età; scrittrici e scrittori appartenenti ad ogni campo letterario si stanno pian piano avvicinando a questo immenso mondo, dominato per lo più dal fantasy, dal distopico, dal sentimentale e dalle tematiche Queer. È forse proprio grazie a questo sforzo da parte degli autori che stanno sorgendo sempre più ricche masse di giovani pronti a fare le file in libreria pur di accaparrarsi l’ultimo libro della loro saga preferita. Nel 2017 esce un articolo sulla Stampa che, dati alla mano, ci informa di un gravissimo calo della lettura in Italia: il 60% della popolazione non legge; in questa cifra grande parte era occupata dai giovanissimi (11-14 anni). Oggi l’Istat ci offre una fotografia molto diversa: nella stessa fascia d’età si riscontra il pubblico di lettori e lettrici (più lettrici che lettori, circa il 65%) più accaniti.

La progressiva rinascita della lettura tra adolescenti e new adult è merito anche di questo bacino enorme da cui attingere, diffusosi sempre più anche sui social, dove ormai spopolano intere community di lettori. Tanti sono gli autori e le autrici da scoprire in questo mare di pagine, ma oggi ci soffermeremo su una in particolare, che dal 2012 ingolosisce la grande maggioranza di young adult appassionati al genere fantasy: Leigh Bardugo, creatrice di un mondo che ha avvicinato i giovani alla lettura. Di origini israeliane, Bardugo è oggi una delle autrici statunitensi più nominate quando si parla di letteratura fantasy per ragazzi, anche qui in Italia. Dopo aver studiato alla Yale University, la sua carriera ha spaziato tra il giornalismo, il copywriting, il trucco cinematografico e il campo degli effetti speciali, fino ad approdare a quello della scrittura. Tanti sono i volumi che si possono trovare in libreria, se ci piacciono i fantasy da divorare in un sol boccone, quindi perché scegliere proprio uno dei suoi lavori?

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Il successo arriva con la trilogia di Tenebre e Ossa nel 2012 anno che apre i cancelli del Grishaverse, universo fantastico in cui poi verranno ambientate anche le opere successive. Della saga di Alina e Mal abbiamo già avuto occasione di parlare in passato, quindi parleremo dei sui passi successivi, che, credetemi, si sono rivelati veri e propri passi da gigante. Leigh Bardugo cresce nel tempo sia come artigiana della parola sia come tessitrice di trame: la sua tela diventa ogni volume più fitta, ogni capitolo più travolgente, rivelando una maturazione che raramente inciampa. Nel 2015 esce il primo volume di quella che sarà, a mio parere, una delle duologie più riuscite nel panorama del fantasy per ragazzi contemporaneo (un “per ragazzi” che va dai 12 anni al “quanto volete voi”, perché i limiti d’età che suggerisce quest’opera sono davvero scarsi): Sei di corvi e Il regno corrotto arrivano come dinamite nelle librerie, si insediano nel nostro cuore e non lo lasciano più.

La storia corale dei Bastardi del Barile è il pretesto per raccontare un universo letterario che rappresenta esattamente ciò di cui i giovani lettori d’oggi hanno bisogno: inclusività, profondità, varietà sono le parole chiave che Bardugo sceglie per narrare i suoi personaggi, che diventano, con il passare dei capitoli, parte di noi. Kaz, Jesper, Inej, Nina, Matthias e Wylan sono un gruppo di diciassettenni provenienti da situazioni personali molto complesse e diverse tra loro; tutti si ritrovano a nuotare nello stesso mare di pericoli e insidie che è la città di Ketterdam, dove il profitto e la reputazione sono le uniche cose che contano. Ognuno di loro ha davanti un futuro incerto e alle spalle un trauma da superare: le due prospettive si uniscono in un’avventura mozzafiato, perfettamente architettata, dove in palio ci sono le loro vite, la loro fama, le loro coscienze e 30 milioni di kruge.

In questi due volumi non esistono ruoli bidimensionali, non esistono stereotipi; il punto di forza di ogni attore è la sua più grande debolezza, che pian piano verrà costruita e de-costruita in un gioco di riflessi mai scontato, mai umiliante, sempre incredibilmente d’impatto. La nostra società non fa che proporci, tramite social e televisione, impostati canoni fisici e psicologici. Sei di Corvi li smonta uno ad uno: il fat shaming del XXI secolo viene abbattuto dal personaggio di Nina, potente, delicata e affascinante nella forma e nello spirito; la mascolinità tossica presente nella metà dei protagonisti maschili degli young adult viene smantellata da Kaz, ragazzino geniale, con il terrore del contatto fisico e una gamba zoppicante; la sessualizzazione delle protagoniste femminili, in controcampo, viene spezzata da Inej, ragno e spettro della sua banda, capace di arrivare ovunque con le sue mosse da acrobata; Jesper ci viene presentato come un esuberante pistolero che vive con naturalezza le sue inclinazioni sessuali; infine Wylan ci propone la tematica della dislessia, disturbo dell’apprendimento protagonista di moltissimi casi di bullismo (il 50% degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento in Italia ha confermato di aver subito un comportamento offensivo da un altro compagno).

In Sei di Corvi, e in tutto il Grishaverse in generale, il sotto-testo della guerra al diverso è lampante: i Grisha, persone con abilità magiche, subiscono una vera e propria persecuzione, sono costretti a reprimere il loro talento, ridotti a schiavi da chi ha solo paura di qualcosa che non comprende… Vi ricorda qualcosa? Leigh Bardugo ci offre anche un ampissimo sguardo sulla presenza, all’interno delle varie trame, di etnie diverse, che si mescolano tra loro, creando un coacervo di tradizioni, usanze, lingue e culture diverse, che non fa altro che spezzare la visione miope di tutte quelle storie che tendono a rappresentare un solo modo di vivere: quello occidentale bianco. Tanti aspetti diversi di un grande, unico insieme che è quello del rispetto reciproco.

I personaggi di un libro possono davvero fare tanto contro un sistema deviato che persegue la politica dell’intolleranza? Assolutamente sì, se quel modo di scrivere diventa modello per sempre più libri, che pian piano entrano nelle case dei lettori, trascinando con sé tutto quel bagaglio di sensi ed esempi validi in una concezione del mondo più aperta, libera, svincolata dal pregiudizio e dall’odio tra diversi. È importante parlare di personaggi differenti perché è tramite le loro voci che tantissime persone si sentono finalmente rappresentate, integrate, normalizzate e svincolate in ultimo da quel ghetto psicologico in cui per molto tempo la cultura predominante e aggressiva le ha confinate. Ci fossero più personaggi come Nina, sia nei libri che nel mondo del cinema, magari il canone estetico oggi sarebbe diverso, meno violento nei confronti delle persone “non-conformi”; se evitassimo di rappresentare ogni volta la protagonista femminile come una Helena Gilbert, una Daphne Bridgerton o una Regina George e invece scegliessimo di raccontare le storie di una Kat Hernandez, di una Rebecca Bunch o di una Desna Simns, magari oggi il concetto di diversificazione del corpo femminile sarebbe radicato, non condannato. Da quando Martyl Streep non veniva scelta come attrice protagonista perché “non abbastanza sexy” e Kate Winslet non otteneva i ruoli principali perché “troppo in carne” non è cambiato poi molto, ma alcuni passi si stanno muovendo, sia sullo schermo che tra le pagine di un libro. E in Sei di Corvi l’esempio di Nina è uno tra i tantissimi altri.

Una piccola digressione dal Grishaverse va fatta per parlare brevemente di un altro romanzo di Leigh Bardugo, questa volta non diretto ad un pubblico young adult, ma ad un pubblico più maturo d’età (anche se queste distinzioni sono sempre molto opache). La nona casa è il primo volume di una saga (che, a quanto pare, sarà una trilogia) che Leigh Bardugo ha cominciato nel 2018; tra la produzione della serie TV di Tenebre e Ossa e altri impegni editoriali, solo poche settimane fa è riuscita a confermarci l’ultimazione del secondo volume, del quale a breve vedremo una cover reveal e sapremo il titolo. Si tratta di un romanzo sicuramente meno conosciuto rispetto a quelli del Grishaverse, ma che non ha nulla da invidiare dal punto di vista di contenuti e di stile di scrittura. La storia che ci viene proposta è quella di Alex Stern, una ragazza nata e cresciuta a Los Angeles in un ambiente povero, a contatto con la tossicodipendenza, che dopo un incidente riceve una proposta misteriosa: trasferirsi a New Haven, nel Connecticut, per lavorare a contatto con le società segrete dell’Università di Yale (fun fact: queste società segrete esistono veramente e Leigh Bardugo ne ha fatto parte). Imbracciato un bagaglio leggero, Alex cambia radicalmente la sua esistenza, tuffandosi in un ambiente pericoloso, sconosciuto, popolato da presenze inquietanti e da pomposi “figli di papà”, i quali hanno allungato troppo le mani verso l’oscuro mondo dell’occulto…

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I segni che ci fanno capire di avere davanti una storia intrinsecamente diversa sono ben visibili: una protagonista proveniente dai bassifondi dell’America, alle prese con droga e precedenti penali; nel libro verranno affrontati argomenti forti, come la prostituzione minorile, l’abuso di sostanze stupefacenti, la netta contrapposizione tra classe borghese e povertà, lo stupro, la violenza sessuale tramite internet. Un libro che si presenta come un thriller paranormale racchiude in sé una stratificazione di denuncia sociale difficile da trovare in volumi appartenenti a questo genere letterario. La nona casa non è un libro perfetto, ma è un ottimo trampolino di lancio per tematiche che, con maggiore frequenza e con maggiore cura, andrebbero affrontate; è un punto di inizio carico di possibilità: non ci resta che aspettare il secondo volume.

Eppure le occasioni per parlare di Leigh Bardugo non finiscono qui, perché il 15 marzo è uscito in Italia per Mondadori Il Re delle cicatrici primo volume della duologia di King of Scars, pubblicata in America nel 2019. I fan italiani del Grishaverse vengono finalmente saziati con la storia di Nikolai, personaggio già comparso nella trilogia di Tenebre e Ossa e di cui tutti si sono immediatamente innamorati. Presentatoci come “sovrano di Ravka, corsaro, soldato, secondogenito di un re disonorato”, Nikolai ha di fronte a sé l’arduo compito di salvare il suo regno, affiancato da due personaggi che abbiamo già avuto il piacere di conoscere: Zoya, suo generale, comparsa sia in Tenebre e Ossa che, brevemente, in Sei di Corvi, e Nina, adorata Bastarda del Barile, ora impegnata a combattere una guerra per proteggere il suo popolo. In un romanzo che ha tutti i presupposti per essere un immenso intrigo politico, Leigh Bardugo darà di nuovo voce al suo stile di scrittura penetrante e intimo, che trascina pagina dopo pagina in un mondo di magia, dolore e rinascita.

Martina Borgioni
Sono una studentessa della facoltà di Lettere Moderne all'Università di Roma Tre. Adoro scrivere e leggere di tutto, da Jane Eyre ai bigliettini nei biscotti della fortuna. Sono un'appassionata di narrativa fantasy e, come per i protagonisti di un fantasy, mi piace osservare il mondo attraverso una lente sempre diversa (spesso la più scomoda). Ho scritto per tanti blog, approdando infine qui: un tassello di vita in quella che spero sarà una grande avventura piena di parole.