Mario + Rabbids Sparks of Hope è la conferma della bravura della divisione italian di Ubisoft, libera di creare un gioco ancor più valido del precedente

mario rabbids sparks hope

un Davide Soliani diverso quello che parla di Mario + Rabbids Sparks of Hope alla stampa durante le fasi finali di pubblicazione del titolo. Sono passati cinque anni dalle lacrime all’E3 2017 e alla commercializzazione di Mario + Rabbids Kingdom Battle, una delle scommesse vinte più ambiziose di Ubisoft e nate in seno alla divisione italiana. Anni in cui il team ha fatto tesoro di opinioni, ma soprattutto di una più ampia libertà creativa che risulta evidente Switch alla mano e con esiti assolutamente positivi.

Sin dalle prime fasi è possibile apprezzare un sistema di gioco totalmente rinnovato che offre enorme libertà al giocatore, grazie alla promozione di Beep-o, l’aiuto robot del precedente episodio, che dismette le vesti da puntatore permettendo a ogni personaggio di girare liberamente le piuttosto vaste aree di gioco. Aree peraltro ricche di obiettivi secondari decisamente più interessanti rispetto al passato, alcuni dei quali sbloccabili solo dopo aver compiuto la missione principale o determinati poteri in ottica backtracking o endgame in base alle preferenze del giocatore.

Ma è il fulcro del gameplay quello che riserva maggiori soddisfazioni. Mario + Rabbids era uno strategico a turni dove i personaggi aveva una limitata possibilità di movimento e portata delle armi. Rispetto al prequel, in Sparks of Hope quasi ogni aspetto è stato stravolto e ridisegnato per offrire un’esperienza tattica nettamente di livello e capace di rivaleggiare anche con altri titoli dello stesso tipo. Un primo esempio sono le armi di Mario e compagine, realizzate seguendo un’idea di specializzazione e dunque effetti unici: le rinnovate pistole del nostro idraulico, ad esempio, permettono di sparare due colpi ad un singolo avversario o due, mentre Rabbid Peach (indubbiamente il mio personaggio preferito, n.d.r.) ha in serbo per i suoi nemici un trittico di razzi da lanciare nell’aria e far atterrare sul nemico, permettendo di aggirare eventuali protezioni. È stato poi introdotto un sistema di 30 livelli affiancato da un albero delle abilità, dove sarà possibile potenziare alcune statistiche dei nostri eroi con l’impiego di Abilità-Prisma: grazie ad un livellamento condiviso, ogni eroe raggiungerà il medesimo livello, perciò non ci si ritroverà mai a combattere battaglie impari.

Altra interessante aggiunta di gameplay di Mario + Rabbids Sparks of Hope sono gli Spark, buffi esseri nati dalla fusione degli onnipresenti Rabbids con i Luma di Super Mario Galaxy. Questi sono il perno su cui ruota il titolo del gioco e la trama: la nuova avventura nasce infatti dal caos portato nella galassia da Cursa, bramosa di potere e di mettere le mani su questi curiosi esseri, affidando a Mario, Luigi, Peach e le controparti Rabbids il destino dell’intero universo. Gli Spark sono pertanto impiegabili in battaglia come alleati passivi, garantendo dei bonus passivi come resistenze di vario tipo, ma anche delle azioni eseguibili sul campo che vanno dal potenziamento degli attacchi a stratagemmi tattici come attirare su un preciso personaggio tutti i nemici sul campo di battaglia, magari per colpire successivamente con un danno ad area importante.

Personalmente sono rimasto soddisfatto delle ore spese sul gioco, soprattutto perché non sono solito giocare molti titoli tattici soprattutto a causa di una barriera d’accesso spesso e mal volentieri poco scalabile. Questa motivazione mi ha permesso di adorare il precedente capitolo e di amare letteralmente questo nuovo episodio, anche grazie ad una pletora di opzioni di combattimento che permettono ulteriori bilanciamenti all’esperienza.

mario rabbids sparks hope

Oggettivamente il menu di opzioni di Mario + Rabbids Kingdom Battle era assai scarno in termini di gestione dell’esperienza di gioco: in Sparks of Hope le possibilità di personalizzare sono invece nettamente più ampie. Dalla possibilità di impostare un livello di difficoltà rilassata, normale o esigente, è possibile settare tutta una serie di parametri come l’aggressività dei nemici, il ripristino della salute dei nostri eroi e la compilazione automatica o manuale dell’albero delle abilità, arrivando fino all’opzione Invulnerabilità.
Questo senza menzionare tutta una serie di rifiniture che hanno migliorato la cosiddetta quality of life del gioco tutto. Anche sul fronte tecnico è possibile ammirare netti passi avanti in termini di dettagli nelle ambientazioni e nei personaggi, sebbene ci siano sempre una discreta quantità di salti di frame e problematiche prestazionali legate a doppio filo a Nintendo Switch, che comincia ad accusare sempre più spesso la sua vecchiaia tecnologica con i suoi 5 anni e mezzo di età.

Un accenno finale alle composizioni di Grant Kirkhope, elemento che lo stesso Soliani ha voluto caricare di importanza nell’intervista linkata a inizio articolo: non è sempre facile riuscire a mantenere un filo conduttore in opere che si allontanano dalla strada maestra, eppure il lavoro finale denota quanto si desideri omaggiare Nintendo e alcune atmosfere della serie di Super Mario.

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Nonostante i sei universi creati ad hoc per il gioco abbiano delle connessioni pressoché nulle al di là di un citazionismo mai eccessivo con l’universo Nintendo, Mario + Rabbids Sparks of Hope è un autentico canto di libertà, quasi una reazione di pancia e di orgoglio dopo aver dimostrato di avere le carte in regola per realizzate un titolo solido e divertente. Un’opera che non ha paura di stravolgersi pur mantenendo un’identità sempre riconoscibile per il bene dell’evoluzione di gioco, al punto da riuscire a smarcare quel difetto tipico dei sequel che è l’assenza di effetto sorpresa, quel sense of wonder che non sempre si riesce a mantenere integro una volta che si sa quello che ci aspetta.
E invece Davide Soliani e il suo team ce l’hanno fatta, un’altra volta.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.