Scontro fra titani low budget

Molto spesso un gioco indie riesce a elevarsi grazie ad un gameplay immediato e avvincente, proponendo nel frattempo soluzioni ingegnose. Purtroppo non è esattamente il caso di Mayan Death Robots, titolo per Xbox One che torna sul mercato con il sottotitolo Arena per festeggiare l’inclusione di una modalità online misteriosamente assente nell’ultima versione ma che potrebbe non essere abbastanza per risollevare un gioco che lascia il tempo che trova.

Mayan Death Robots: Arena basa la sua narrazione su un ipotetico programma TV spaziale dove varie razze aliene si sfidano in duello su vari pianeti e, nella nuova edizione del programma, è stata selezionata la Terra, più precisamente nell’epoca dei Maya. Il centroamerica diventa dunque lo scenario di battaglie 1 vs 1, con la costernazione delle popolazioni coinvolte.

Passando ai fatti, il gioco recupera parte delle meccaniche classiche di giochi come Worms calandole in un contesto competitivo: ai lati dello schermo ci saremo noi e il nostro sfidante, su due colonne di pietra che proteggono il nucleo di energia che andrà distrutto per poter portare a casa la vittoria. Come? Ovviamente mettendo a ferro e a fuoco l’avversario con missili, ragni-bomba e molto altro, in base all’arsenale a disposizione dei vari personaggi disponibili, tutte divinità fantascientifiche con le loro caratteristiche. Esattamente come nel titolo nato dalle menti di Team 17, avremo una manciata di secondi per calibrare il nostro colpo e cercare di andare a segno, con la classica parabola che ci permetterà di avere un’idea di dove andremo ad impattare, oppure correre ai ripari cercando di riparare la nostra base con dei blocchi di terra per cercare di arginare l’inevitabile.

Come se ciò non fosse abbastanza, ci sono ulteriori variabili che possono entrare in gioco durante la partita, ad esempio la ruota dei potenziamenti che, randomicamente, sceglierà un power up che verrà messo a disposizione di entrambi i personaggi e che imporrà cambi più o meno evidenti di strategia. Altro cambio di meccaniche lo porta il coinvolgimento dei Maya all’interno dell’area di gioco, ma anche conquistadores spagnoli, divinità terrestri ed un mare di eventi casuali che impattano sull’area di gioco inaspettati e di cui si dovrà tenere conto per la vittoria.

Nonostante le varie accortezze prese dal team di sviluppo, però, la campagna in single player si rivela estremamente monotona, vuoi per la mancanza di una storyline e l’assenza di un vero e proprio background dei personaggi, ma anche in virtù del fatto che giochi simili, da sempre, non riescono mai ad avere lo stesso traino della modalità multiplayer, il vero momento di godimento per questo gioco. In locale si rivela dannatamente divertente, complice un’azione di gioco con il giusto ritmo e ovviamente la compagnia sul divano di casa che, pur destinato a prendere sempre più polvere, continua ad essere motore di soddisfazioni epiche. L’aggiunta sopracitata dell’online permette inoltre al gioco di avere molto più respiro e linfa vitale, facendoci combattere con dei di tutto il mondo permettendo al titolo di essere avviato ben più di una manciata di volte anche in occasioni di partite mordi e fuggi.

Sul versante tecnico il gioco può considerarsi più che buono, soprattutto se pensiamo che Sileni Studios è in realtà composto da appena due persone: graficamente il gioco non mostra sbavature eccessive se non qualche difetto sugli sprites degli NPC che avrebbero gradito un piccolo restauro, tuttavia ci attestiamo su livelli decisamente accettabili, senza infamia e senza lode. A deludere semmai è il comparto audio, con musiche banali e senz’anima che non aggiungono davvero nulla all’azione su schermo e che, a nostro avviso, avrebbero meritato una maggiore cura per accompagnare al meglio le lotte su schermo.

Verdetto

Tirando le somme, Mayan Death Robots: Arena è un titolo consigliato esclusivamente a chi cerca un’esperienza semplice ma improntata sul multiplayer, grazie ad uno stile di gioco esaltante a più giocatori e che, complice anche il prezzo irrisorio di appena 7 euro, potrebbe essere un titolo da aggiungere in libreria ideale per passare una tranquilla serata di follia e devastazione divina.

 

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.