Capcom rilancia una delle sue serie più classiche e centra il bersaglio.

Capcom si trova ultimamente in stato di grazia, e sembra tornata in gran spolvero a portare qualità e una forte impronta creativa ai suoi brand più importanti, dopo aver trascorso un periodo piuttosto buio nel periodo a cavallo tra la scorsa generazione e quella attuale. Una delle icone più importanti della serie, Mega Man, riuscì a salvarsi dalla mediocrità grazie al lavoro di Inti Creates, un piccolo ma talentuoso team che praticamente senza risorse, sviluppò 2 due tra i capitoli più belli: Mega Man 9 e 10. I giochi, per quanto riuscitissimi, utilizzavano però ancora il motore grafico a 8bit dei primi episodi, e più che un’evoluzione della saga, questi due capitoli rappresentavano una “operazione nostalgia”, riuscita, di qualità, ma pur sempre limitata da un punto di vista stilistico e creativo.

A quasi 10 anni di distanza Capcom ci propone un nuovo episodio della serie che vuole essere la vera evoluzione del brand. Mega Man 11 lo diciamo subito, è un ottimo prodotto proprio in quanto a capitolo della serie principale. I motivi sono presto detti. Allora, chiariamolo subito, quello a cui ci troviamo di fronte è un Mega Man dalla struttura classicissima. Una struttura che non poteva in nessun modo essere abbandonata: una serie di stage da scegliere liberamente in cui affrontare mid-boss e boss finale, che di norma è un’altra tipologia di Mega Man, sconfitto il quale ci rilascia il suo potenziamento, fornendoci di fatto una risorsa aggiuntiva nell’affrontare tutti i livelli successivi. La validità di questa formula, è oggi più che mai ancora evidente. Capire quali livelli affrontare per primi, facendo varie prove, per conquistare i migliori power up per quelli successivi, fa da sempre parte del gioco ed è una componente “strategica” imprescindibile. 

Il gioco si presenta graficamente molto bene. Diciamo chiaramente che per stile Mega Man 11 ha fatto quello che non è riuscito a Mighty No.9, titolo di Kenji Inafune che ne avrebbe dovuto raccogliere l’eredità: ovvero amalgamare bene una grafica poligonale con l’impianto 2D del gameplay. Se per quel che riguarda le animazioni siamo su livelli discreti ma comunque nulla che faccia gridare al miracolo, è nella palette cromatica, nella scelta dei colori e nell’enemy design che il gioco si distingue per gusto e carisma. Ogni livello ha la sua propria ricercata personalità che si basa su un elemento base che lo contraddistingue, che sia esso il fuoco, l’acido, l’elettricità o quant’altro, e ogni nemico che incontriamo è studiato per essere esteticamente sempre accattivante, originale, ma coerente con l’estetica “rotondeggiante” della serie. 

Sul piano della struttura di gioco il lavoro fatto è eccezionale per un semplice motivo, riesce a riproporre tutta la classicità del gameplay di Mega Man portando delle modifiche determinanti ma che non stravolgono il cuore della serie. Tutto ciò che di buono troviamo nei capitoli più riusciti qui viene riportato ai massimi livelli, come precisione dei comandi ed un ottimo bilanciamento tra le caratteristiche da shooter e quelle platform, coadiuvate sempre da un level design assolutamente brillante e soddisfacente. Due sostanziali novità però danno un boost inedito alle tipiche dinamiche di Mega Man.

Parliamo della possibilità di utilizzare due abilità che prescindono dalle trasformazioni acquisite dai boss e che si innestano quindi nelle opzioni base del robottino blu. Potremmo infatti per un breve periodo o colpire con proiettili più potenti oppure rallentare il tempo (o entrambe), stando sempre attenti a non surriscaldare il nostro eroe cybernetico, pena un cooldown estremamente più lungo per ripristinare le suddette caratteristiche. 

Se tutto ciò potrebbe far pensare ad un espediente per abbassare in qualche modo il livello di difficoltà di un titolo che tra i suoi lati conservativi presenta sicuramente la famigerata severità nel punire gli errori dei giocatori, in realtà non è così, almeno, lo è solo in parte. I livelli e i nemici di Mega Man 11 infatti sono spesso e volentieri strutturati proprio per farci usare queste due skills come ulteriore scelta strategica all’interno della sfida del livello. Mi spiego meglio. Mega Man 11 presenta nemici dai pattern di attacco velocissimi che spesso invitano il giocatore a rallentare il tempo per colpirli nella breve finestra in cui si scoprono. Stesso dicasi per il level design studiato per farci attraversare zone pericolose evitando elementi che cadono dal cielo con tempismo o per esempio, farci fuggire da tsunami di lava che incedono verso la nostra direzione. Certo, è possibile effettivamente sfruttare questi due nuovi poteri per facilitarsi le cose in situazioni più standard, ma in generale, rappresentano due interessanti nuovi strumenti inseriti nella formula per farci affrontare altrettanti nuovi ostacoli.

A renderci la vita più semplice, ci pensano piuttosto altri elementi. Ovviamente, più boss sconfiggete maggiori trasformazioni e attacchi avrete a vostra disposizione, seppur limitati nei colpi, e questo di per sé in maniera abbastanza istituzionale per la serie, rende più semplice attaccare i nemici su più fronti, con colpi che rimbalzano, colpiscono in verticalità, offrono difesa e quant’altro. Ma c’è di più questa volta. Per non rinunciare alla celebre difficoltà, marchio di fabbrica della serie, ma allo stesso tempo non scoraggiare troppo i giocatori di oggi non abituati a tale severità, è stata aggiunta la possibilità di comprare vari item (previo accumulo di bulloni/valuta recuperati in giro) per rendere più morbida la sfida, come serbatoi di energia di scorta, vite extra, volatili che ci recuperano se cadiamo nel vuoto ecc. Non è possibile abusare di questi strumenti perché il numero trasportabile di oggetti è limitato, ma tanto basta a permetterci di plasmare l’esperienza in base alle nostre esigenze (semmai non bastasse la difficoltà selezionabile). Una scelta davvero intelligente da parte di Capcom per rilanciare Mega Man anche tra i neofiti.

Per finire il gioco, considerati gli innumerevoli tentativi che dovrete fare nonostante tutti gli aiuti del caso, ci vogliono circa una decina di ore, ma se non foste ancora sazi, ci pensano una caterva di sfide curiose e originali a tenervi ancorati al pad ancora un po’, declinando i livelli affrontati in molti modi diversi, e richiedendovi di saltare il meno possibile, di finirli in tempi brevi, di attaccare poco, di scoppiare dei palloncini, recuperare oggetti piazzati lungo lo stage e chi più ne ha più ne metta.

Verdetto

Mega Man 11 rimane un gioco arcade piuttosto di nicchia adatto soprattutto a chi cerca esattamente quel tipo di prodotto old school. I fronzoli sono pochi, e nonostante sia stato confezionato con una veste accattivante e con tutta la cura del mondo per riproporre degnamente le meccaniche classiche, si tratta di un prodotto probabilmente non adatto a tutti i palati. Ciò non toglie che siamo di fronte ad un ottimo capitolo della saga, e scusate se è poco, visto che parliamo di uno dei migliori action-platform della storia dei videogiochi. Capcom è riuscita a modernizzare l’estetica del gioco e il gameplay senza stravolgere l’identità di questa storica e decennale saga, ma allo stesso tempo dandole un feeling nuovo. Inoltre è riuscita a mantenere alto il livello di sfida in maniera non artificiosa (leggasi senza barare ma grazie ad un sapiente level design) e contemporaneamente a venire incontro ai giocatori non hardcore fornendogli a loro discrezione qualche opzione in più di “sopravvivenza”. Non parliamo di un titolo perfetto in tutte le sue parti, qualche livello funziona leggermente meglio di qualcun’altro, ma tendenzialmente ci viene difficile pensare ad un miglior ritorno per Mega Man. Brava Capcom.

 

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!