– “Appena nati, vedi, noi si piange perché ci si ritrova all’improvviso in questo palcoscenico di pazzi

“E se Sherlock Holmes vivesse a Roma?” si domanda Davide Bonelli, discendente della più grande dinastia a fumetti d’Italia, nell’editoriale che funge da prefazione e introduzione alla serie che, dal 23 maggio, ospiterà un nuovo, bizzarro eroe bonelliano. Anzi, forse “nuovo” non è l’aggettivo giusto per presentarlo, dato che il personaggio in questione ha già esordito, con tanto di comprimari e mortale nemesi, sul numero 28 della collana antologica Le Storie, ma di sicuro “bizzarro” (così come istrionico, insolito, teatrale…) gli calza a pennello. Se non sapete di chi stiamo parlando, preparatevi per essere subito interrogati sull’intera storia romana, dalla fondazione fino al crollo dell’impero!Ci riferiamo a Mercurio Loi, professore universitario con l’hobby dell’investigazione e la passione per i proverbi, ideato dall’inarrestabile penna di Alessandro Bilotta e disegnato per la prima volta da Matteo Mosca, a cui la SBE ha dedicato una testata tutta sua, pronta finalmente ad uscire dopo mesi di anticipazioni, incontri e presentazioni!

Mercurio Loi è scomparso. Da quattro mesi, non si hanno più sue notizie. Le persone a lui care e che gli stanno vicino, come il fidato servitore Ercole, il capitano Farnese e il colonnello Belforte, non hanno perso la speranza di ritrovarlo e continuano ad attendere fiduciosi il suo ritorno. Ma c’è qualcuno che ha deciso di non restare con le mani in mano e di rintracciare il professore. Si tratta di Ottone, giovane studente universitario che Loi ha preso sotto la sua ala in qualità di assistente. Il ragazzo è disposto a tutto pur di ritrovarlo, però dovrà fare attenzione a non cadere nella trappola che Tarcisio, acerrimo nemico del suo mentore, ha preparato per lui…

Chi è Mercurio Loi? Uno studioso, un investigatore, un perdigiorno, un intellettuale, un affiliato di una società segreta, uno storico, oppure…? Alessandro Bilotta, suo padre nonché autore delle storie, non ha dubbi: è un flâneur, un camminatore senza meta. Dal francese, flânerie (passeggiare) indica il concetto filosofico ed esistenziale del camminare privi di destinazione, del perdersi nelle vie della città lasciandosi trascinare da eventi inaspettati, da deviazioni improvvise, muoversi per il solo gusto di farlo e di scoprire realtà diverse, osservando tutto con lo sguardo di chi fissa qualcosa di mai visto prima. Poetica che sarà al centro della particolare visione della sua creatura, come ha dichiarato lo sceneggiatore romano nel corso delle interviste rilasciate. Concezione che ha ripetuto nell’introduzione precedente alla narrazione vera e propria, e che sembra rivolgersi direttamente a noi lettori del ventunesimo secolo, schiacciati da una modernità prevaricante che consuma il nostro tempo libero, impedendo alla sana arte del Dolce Far Niente di rivitalizzare delle vite sempre più frenetiche, sempre più stancanti. A vederlo così, il nostro Mercurio sembrerebbe la rappresentazione fisica di una pratica antica che l’uomo di oggi ha perso e che dovrebbe a tutti i costi recuperare, per salvaguardare la sua integrità mentale. Invece, è molto di più. È un detective stravagante dai rituali imprevedibili che da la sensazione di agire costantemente su un palcoscenico, davanti al quale si trova una platea che segue divertita ogni sua mossa. È un intellettuale pazzo (nel senso buono del termine) che si muove in un mondo di pazzi (nel senso negativo del termine), come può essere quello della Roma papalina datata 1826, dove i cospiratori delle sette vanno a spasso con criminali megalomani, pontifici che si comportano da regnanti e un variegato affresco di figure irreali e surreali. Però, attenzione (è bene precisarlo): nonostante sia ambientata in un preciso contesto storico, quello precedente ai grandi moti rivoluzionari europei, Mercurio Loi non è una serie storica e i temi, per quanto siano radicati nell’età in cui sono rappresentati, concedono interpretazioni più o meno velate sulla modernità. Questa è una differenza non da poco: il panorama bonelliano ha sempre avuto nelle testata ambientate in decenni precisi (e che raccontavano avvenienti di quell’epoca) un suo cavallo di battaglia, mentre il nuovo membro della scuderia agisce in tutt’altro contesto. Cosa che, peraltro, è perfettamente visibile nel primo albo, sia per quanto riguarda il lato testuale che il disegno. Abbiamo delle ambientazioni rare all’interno della narrativa (del fumetto e della prosa) che è quello della Roma ottecentesca, una città folle, piena di sfumature, bellissima e misteriosa come solo la capitale del futuro Regno d’Italia sa essere.

La metropoli è degnamente messa in scena dalle matite di Matteo Mosca, che dopo Le Storie battezza la prima uscita del personaggio e dai colori di Francesca Piscitelli. Oltre a questi dettagli che confermano la qualità del prodotto, ad aggiungere quel certo non so che ci pensa ancora una volta il magistrale Alessandro Bilotta, sceneggiatore tra i più abili a livello nazionale, che orchestra una trama avvincente, ritraendo protagonisti mai banali e di grande fascino. Ma la chicca, che alza ulteriormente lo spessore della serie, è composta dai continui, precisi e illuminanti riferimenti colti che l’autore inserisce, roba da mettere in difficoltà gli intellettuali di mezzo mondo (alla faccia di chi propugna l’incultura del fumetto) per quanto sono ricercati, perfettamente calati all’interno del contesto. Dunque, le intenzioni della casa editrice e del team creativo sono chiare: sbarcare in edicola con una testata che punti ad uno standard diverso, che faccia della cultura su carta e vignette il suo punto di forza, sia attraverso il suo protagonista che grazie alla realtà in cui agisce. Un lavoro promettente che mostra fin da subito l’obiettivo altissimo voluto dallo staff e dall’editore. Direzione confermata dalla scelta del copertinista: Manuele Fior, fumettista e illustratore pluripremiato e conosciuto oltre i confini nazionali. Se poi considerate che l’albo è uno spettacolo, pura goduria visiva e tattile, si capisce bene che in Bonelli hanno intenzione di giocare pesante e di fare di questa new entry qualcosa che non si è mai vista prima. In definitiva, potremmo quasi parlare di una “serialità d’autore“. L’unica discriminante sta proprio nello spessore qualitativo e culturale della testata, che rischia di trasformarsi in un prodotto esclusivo, cosa che potrebbe rivelarsi dannosa per un fumetto dal costo non esattamente basso (4 euro e 90). Starà alla bravura degli artisti e degli sceneggiatori riuscire a trovare la giusta alchimia per rendere Mercurio Loi un successo che possa deliziare lettori appartenenti a tutte le categorie. Di sicuro, è un progetto in cui vale la pena credere.

Verdetto

Mercurio Loi, nuovo eroe della scuderia Bonelli, approda in edicola con una testata tutta sua, a colori! Seguitelo attraverso le sue passeggiate notturne in una Roma fatta di cospiratori, carbonari, sette segrete e misteri!

 

 

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!