Ni No Kuni: il fatto che sia disponibile su Netflix e che quindi non dobbiate pagarlo direttamente non significa che valga un’ora e mezzo del vostro tempo.

Il primo Ni No Kuni, sviluppato da Level-5 per Playstation 3 e DS, fu effettivamente una gradevole sorpresa. Un JRPG non entusiasmante, graziato però da una squisita direzione artistica e da un’ottima OST, realizzato con il supporto di Studio Ghibli che mise al servizio del team alcuni suoi membri. Il secondo titolo, invece, perdeva la collaborazione e contemporaneamente gli elementi migliori del primo: il gioco era piuttosto banale e oltremisura infantile, con pesanti problemi di bilanciamento e una direzione artistica altalenante. L’arrivo del film, ora disponibile su Netflix ma da diverso tempo uscito nei cinema Giapponesi, non ha portato con sé grandi aspettative.

In primo luogo, la critica giapponese ci ha già messo in guardia sulla qualità della pellicola, ma anche visti i precedenti sarebbe un po’ ingenuo aspettarsi chissà che filmone. In effetti così è, e Ni No Kuni è un anime che, nonostante le ottime musiche di Joe Hisaishi e la regia di un animatore veterano di Studio Ghibli, non ha veramente nulla da offrire, né sotto il profilo narrativo né sotto quello estetico e artistico.

La storia vede protagonisti due ragazzi che, come da tradizione della serie, si trovano teletrasportati in un altro mondo che fa da specchio al nostro. I due, Yu e Haru, sono entrambi innamorati della stessa ragazza, che nei primi minuti verrà attaccata e pugnalata nel nostro mondo da un assalitore misterioso.

Facciamo un passo indietro: nell’universo narrativo di Ni No Kuni esistono due mondi paralleli, il nostro e un altro, di stampo fantasy. In questi due mondi vivono due diverse versioni delle stesse persone, e gli eventi di uno si ripercuotono sull’altro. Il ferimento dell’amata dei nostri eroi significherà il ferimento anche del suo alter ego, una principessa. Inizierà così l’avventura di Yu e Haru, impegnati a salvare la bella in pericolo e contemporaneamente a intervenire in una guerra che interessa il suo regno.

La storia è piuttosto scontata, ma ok, ci si potrebbe passare sopra, se non fosse che il film non ha davvero niente di altro da offrire. I personaggi non sono neanche stereotipati, sono semplicemente vuoti e privi di spessore, gli avvenimenti sono estremamente lineari e privi di qualsiasi guizzo o colpo di scena, i dialoghi sono di una banalità spesso sconcertante e il finale piuttosto intuibile da circa metà film.

Non c’è approfondimento, non c’è background se non scialbe citazioni ai giochi, non ci sono personaggi da prendere a cuore: in definitiva la storia scivola via così, neanche senza accorgersene, perché purtroppo la noia si sente, così come il proprio sbuffare ad ogni battuta imbarazzante.

Non c’è granché neanche di Ni No Kuni: i maghi e il ruolo della magia, i famigli o quei pochi elementi distintivi dell’universo della serie Level-5 sono mancanti o accennati. Il film è un blando racconto fantasy, con una manichea rappresentazioni di buoni e cattivi, mossi entrambi da motivazioni francamente scontate.

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A tenere in piedi la baracca non c’è neanche un comparto tecnico degno di nota. I personaggi sono piatti, i fondali dimenticabili, le animazioni approssimative e tutti quegli elementi realizzati in CGI sembrano usciti da un prodotto di qualche anno fa. Non c’è neanche ispirazione nella realizzazione delle città o delle – pochissime -creaturine che vediamo popolare il mondo. E dire che i famigli di Ni No Kuni: La minaccia della Strega Cinerea sono adorabili.

Arrivati a questo punto credo sia evidente il giudizio su Ni No Kuni: la libreria Netflix contiene tantissimi film, serie tv e anime di qualità, perché dovreste guardare proprio questo pasticcio?

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.