Il sottogenere del teslapunk racconta di un mondo basato sulle tecnologie del geniale inventore Nikola Tesla

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ra le decine di -punk che immaginano ed estremizzano contesti e percorsi tecnologici (dei quali abbiamo fatto un elenco in una puntata del podcast Reading Wildlife) ce ne sono alcuni che hanno delle basi storiche più solide e che si può ipotizzare che avrebbero davvero potuto compiersi. Una di queste è il teslapunk, ovvero un’ambientazione che prevede lo sviluppo e la diffusione delle invenzioni di Nikola Tesla, scienziato ostracizzato nella sua epoca che con i decenni ha attirato sempre più interesse. Vediamo alcuni libri che si muovono proprio all’interno del teslapunk.

I misteri (e le paranoie) di Nikola Tesla

Nikola Tesla è stato uno scienziato e inventore attivo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, e il suo apporto ai progressi tecnologici in quel periodo è stato determinante. Oggi è un personaggio storico piuttosto conosciuto, perché la sua fama si è notevolmente accresciuta negli ultimi decenni, ma non si può dire che le sue capacità fossero state del tutto comprese dai suoi coevi. Nato in Serbia nel 1856, dopo gli studi in alcuni istituti eurpei si trasferì negli USA, dove lavorò dapprima per Thomas Edison, abbandonando poi il posto dopo uno screzio con il grande inventore (e ancor più grande imprenditore) americano. Questa faida con Edison è stata centrale nella vita di Tesla e ancora di più lo è nelle leggende che negli anni si sono generate sulla sua figura.

Tesla era indubbiamente un genio, capace di ricordare a memoria interi libri e dotato di un’immaginazine fuori dal comune, che gli permetteva di creare interi progetti ingegneristici contenuti interamente nella sua testa. Era anche estremamente paranoico, soprattutto negli stadi avanzati della sua carriera, e la convinzione che i suoi avversari (Edison stesso o i servizi segreti americani) volessero impossessarsi delle sue idee lo portò a distruggere molti dei suoi appunti. Inoltre il suo stile di vita frugale e il carattere schivo non lo rendevano un interlocutore facile da trattare. Raccontava anchedi avere frequenti visioni e di ricevere messaggi da voci incorporee, sintomi che oggi farebbero ricondurre a una diagnosi di psicosi ma che per i fanatici delle pesudoscienze (o gli appassionati di teslapunk) sono la prova che fosse in comunicazione con entità ultraterrene.

Nel corso della sua carriera si dedicò principalmente alla fisica applicata, e i suoi lavori più importanti riguardano la generazione e trasmissione dell’elettricità, le onde radio e altre tecnologie di cui non abbiamo tracce complete, proprio per la sua abitudine a distruggere le sue note. È proprio su queste invenzioni non ufficiali, di cui si conserva solo la memoria dei suoi discorsi, che si fondano molte delle speculazioni sui segreti che Tesla si è portato nella tomba, dalla teleforce al raggio della morte. Da alcuni viene addirittura fatto risalire a lui l’incidente di Tunguska del 1908, che sarebbe l’esito di un esperimento da lui condotto con alcune forze misteriose. Si capisce bene quindi come le invenzioni (vere o presunte) di Tesla si prestino bene a immaginare un passato e un presente diversi, fondati su un modo diverso e più profondo di utilizzare le forze della natura. È qui che si inserisce il teslapunk, con la domanda: cosa sarebbe successo se Tesla fosse diventato mainstream?

Corrente alternata e storia alternativa

Il lascito più storicamente rilevante del lavoro di Tesla è sicuramente la diffusione della corrente alternata, un modo di trasportare l’elettricità diverso da quello che negli stessi anni stava promuovendo Edison. Nonostante la feroce campagna di diffamazione (con il famoso assassinio pubblico dell’elefante Topsy), i vantaggi della corrente alternata erano tali da far prevalere in breve tempo l’invenzione di Tesla. Ma proprio su questa battaglia per l’elettricità si basano molte storie ascrivibili al teslapunk.

Ai primi del Novecento infatti la diffusione dell’elettricità innescò una vera e propria rivoluzione, andando a sostituire altri metodi di generazione di energia (e facendoci dimenticare per sempre un possibile continuum steampunk). Sulle meraviglie dell’elettricità anche molti scrittori dell’epoca iniziarono a fantasticare, come nel caso di L. Frank Baum, che nel 1901, dopo il successo de Il Mago di Oz, pubblicò La chiave universale, un romanzo per ragazzi (da poco ripubblicato da Edizioni Clichy) in cui il giovane protagonista appassionato di elettromeccanica si trova per caso a evocare un demone dell’elettricità che gli concede straordinari poteri per dimostrare le vere potenzialità di questa forza. La storia è portata avanti come un’avventura, leggera e carica d’azione, ma contiene anche un monito riguardo l’utilizzo irresponsabile delle nuove scoperte scientifiche.

Anche se è certamente prematuro parlare di teslapunk per quest’opera, il tipo di prodigi tecnologici evocati sono quelli che ci si aspettava dall’utilizzo delle macchine di Tesla, e sia lui che Edison sono citati nel testo come semplici meccanici incapaci di comprendere il vero potere delle loro invenzioni. Per la verità anche altri testi dell’epoca immaginano uno sfruttamento pieno dell’elettricità capace di far avanzare vertiginosamente il progresso umano, fino al livello di poter sfidare i marziani invasori della Guerra dei Mondi, come nel romanzo Edison’s Conquest of Mars, una sorta di sequel non autorizzato del romanzo di H.G. Wells che aveva catturato l’immaginazione di tutti. Anche se l’eroe in questo caso è proprio il nemico Edison, si può dire che il tipo di invenzioni utilizzate per raggiungere prima la Luna, poi Marte e infine combattere i marziani sono del tutto aderenti ai principi del teslapunk.

Dalla radio alla teleforce

Ma oltre all’elettricità ci sono invenzioni ben più appetitose per gli scrittori teslapunk, a partire dalla radio, di cui l’inventore serbo si è conteso il brevetto proprio con Gugliemo Marconi (in una disputa che ancora oggi non è del tutto risolta). In realtà le onde radio non erano intese da Tesla solo come strumento di comunicazione, ma anche come mezzo di propagazione di altri tipi di forza, come la cosiddetta teleforce, una sorta di proiezione di energia in forma di raggi che (a quanto si dice) Tesla era in grado di concentrare per ottenere vari effetti, da più benevoli a quelli distruttivi. Nella sua forma più violenta la teleforce viene chiamata anche raggio della morte, un trope diffusissimo nella fantascienza classica e che ritroviamo come elemento chiave anche in alcune storie teslapunk, come la saga di Leviathan di Scott Westerfeld (che parte come dieselpunk vs biopunk ma integra anche elementi della tecnologia di Tesla nel finale) o il ciclo di Trainville di Alain Voudì, ambientato in un far west alternativo in cui si è diffuso l’utilizzo di energia nucleare ricavata dalle sabbie radioattive.

In entrambe queste saghe Nikola Tesla è presente anche come personaggio nella storia, un elemento piuttosto ricorrente nel teslapunk, che tende a mettere in scena anche il suo protagonista. Tesla infatti compare anche in The Prestige, il romanzo di Christopher Priest da cui è stato tratto anche il film di Christopher Nolan (in cui a interpretare l’inventore è David Bowie). In questo libro la tecnologia di Tesla è messa al servizio di due prestigiatori intenzionati a stupire il pubblico con trucchi sempre più incredibili, secondo il famoso principio per cui “una tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”.

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Forse è proprio questa legge del sense of wonder che sta alla base di tutto il fascino esercitato ancora oggi da Tesla e che ha dato origine al teslapunk. A differenza di altri -punk (come lo steampunk e a distanza di decenni anche il cyberpunk), il teslapunk ha una componete estetica meno forte, limitata per lo più sugli effetti “scariche di plasma”, ma non si concentra tanto sul design di costumi e veicoli, quanto sul possible futuro che Tesla avrebbe potuto costruire per noi, se ne avese avuto l’occasione. Nella nostra linea temporale, Nikola Tesla ha passato gli ultimi anni della sua vita a nutrire i piccioni di Central Park a New York, pressoché in stato di indigenza e dimenticato dai più. Per questo il teslapunk può essere una porta su un modo alternativo, forse migliore, in cui abbiamo dato a Tesla la considerazione e la fiducia che la sua mente geniale avrebbe meritato.

Andrea Viscusi
Nato sotto le esalazioni della nube di Chernobyl, laureato in statistica, consumatore di fantascienza e musica elettronica, autore sci-fi/weird/slipstream. Ha pubblicato una sessantina di racconti, tre raccolte personali, due romanzi e un libro illustrato sui mammiferi preistorici. Editor e writing coach, sul canale youtube STORY DOCTOR analizza la struttura narrativa dei film. Scrive sul blog UNKNOWN TO MILLIONS dal 2010 e ha fondato la rivista di speculative fiction SPECULARIA. Si definisce il maggior fan italiano di Futurama e nessuno l'ha mai smentito.