Alcuni giochi sono come il vino, più invecchiano, più diventano buoni.

Nonostante da queste parti non siamo grandi simpatizzanti delle remastered, bisogna dire che ci sono delle volte in cui non fa male riproporre un vecchio titolo sotto una nuova veste. È il caso di Odin Sphere, una perla uscita durante l’ultimo ciclo di vita di PS2, quando tutti erano già proiettati verso la next gen, che anche a causa di alcune limitazioni tecniche, non ha avuto la visibilità che si sarebbe meritata. Visibilità di cui grazie alle nuove versioni per PS4 e PS Vita speriamo che ora possa avere. Il gioco di Vanillaware, è sostanzialmente un action rpg immerso in un delizioso universo fantasy, che trae spunto da diverse mitologie letterarie, tra cui quella nordica, quella degli elfi e delle fate, del mondo degli spiriti, dei dragoni e della magia. Un mondo in cui prendono vita 5 favole per altrettanti protagonisti.

Odin-Sphere-Leifthrasir-720x340

Cominceremo la nostra storia con la Valchiria Gwendolyne, principessa del regno dei demoni, figlia del Re Odino che dovrà cercare dapprima l’affetto del padre conquistando il suo rispetto buttandosi in una difficile battaglia con un regno esterno, e poi rischiare la vita per un amore inaspettato. Questa storia si intreccerà con quella degli altri protagonisti, e ognuno contribuirà con la propria vicenda a tessere le trame di una storia che davvero mi ha stupito, per epica e poetica e per la maturità con cui dialoghi e avvenimenti sono trattati. Davvero non mi aspettavo un comparto narrativo cosi avvinghiante. Il che aiuta non poco visto che il gioco di per sé, nonostante funzioni su tutti i fronti ludici, soffre del classico difetto dei giochi Vanillaware, la ripetitività, che dopo la prima decina di ore, comincia a palesarsi. Ecco quindi che essere coinvolti in una storia che spinga a portare il gioco fino alla conclusione di tutti gli scenari, aiuta non poco.

Per quel che riguarda la struttura del titolo, siamo di fronte sostanzialmente ad un picchiaduro a scorrimento, in cui con un singolo tasto di attacco, avremmo a disposizione una pletora di mosse, tecniche e attacchi, che sicuramente non vi deluderanno sul fronte della varietà. Si prosegue quindi sbaragliando tutto ciò che si muove su schermo, scenario dopo scenario, stanza dopo stanza, in dungeon dallo scorrimento piuttosto lineare, che nascondono all’interno di ogni schermata varie vie di accesso ad altre porzioni di livello, le quali tutte insieme, mappa alla mano, rivelano livelli abbastanza articolati. Ma l’anima action è solo il 50% dell’esperienza di Odin Sphere, perché una vastissima componente “ruolistica” occuperà molto del vostro tempo. Spendiamo solo due parole veloci sull’albero delle abilità, più che altro perché non si discosta molto dall’utilizzo che se ne fa in decine e decine di altri titoli. Esso trova al suo interno abilità da sviluppare che si dividono in nuove mosse melee, attacchi magici e abilità passive. A loro volta ognuna di queste abilità sarà potenziabile di diversi livelli, va da sé che come da tradizione quindi, più giocate, più potenzierete il vostro PG. Ma le cose in Odin Sphere sono un po’ più complesse. Infatti quello che collezionerete nel gioco non sono punti esperienza ma Fonzoni, questa materia viene rilasciata dai nemici e da altri elementi del gioco come ad esempio alcune piante, e hanno più utilizzi. Potete quindi decidere sia di utilizzarli per sbloccare e livellare le abilità di cui sopra, oppure potete utilizzarli per far germogliare le molte tipologie di semi che trovere durante il gioco.

Odin-Sphere-1

A loro volta, i frutti nati da questi semi hanno più utilizzi, saranno fonte di punti esperienza veri e propri se ingeriti (favorendo quindi un classico level up che accresce i nostri attributi) oppure si potranno utilizzare come ingredienti per manicaretti preparati dal ristoratore errante o ancora per modificare o sviluppare le varie pozioni in vostro possesso. E si ragazzi, ci stanno pure le pozioni, l’alchimia e tutta una serie di sotto meccaniche che rendono il gameplay di Odin veramente figo e super strategico. Non voglio scendere in noiosi particolari ma il bello di questo gioco è proprio questo, la gestione degli item è assolutamente non unilaterale, ogni cosa ha parecchie funzioni diverse, e il fulcro sarà collezionare decine e decine di ampolle alchemiche in grado di fare praticamente di tutto, magie, effetti benefici alle vostre statistiche, trasformare i nemici in rospi, le monete in fonzoni e chi più ne a più ne metta.

Odin-Sphere-Leifdrasir-5

Perché ogni formula che riuscirete a sviluppare, potrà ulteriormente trasformarsi in qualcosa di nuovo con l’ingrediente giusto, e questo può essere addirittura un equipaggiamento come un anello o una collana! Tutto è riciclabile a seconda del vostro stile di gioco per i più disparati usi, dalla crescita del vostro pg a quella di un variegato arsenale “alchemico” e questo rende ogni risorsa potenzialmente importante e sempre utile. Da questo punto di vista Odin Sphere vince su tutta la linea, e consolida insieme alla validissima componente action, un gameplay davvero riuscito, divertente e appagante. Reso più snello, fluido e intelligente anche grazie alle innumerevoli migliorie apportate alle interfacce in questa riedizione. Coroniamo questo idiliaco quadretto analitico parlando della grafica. Gli scenari di Odin Sphere, gli sprite, le animazioni, tutto è assolutamente delizioso, amaliante, di un livello artistico che veramente oggigiorno nel campo del 2D non ha eguali. Kamitani e Vanillaware in questo sono i numeri uno al mondo, la loro non è una “grafica”, è un’opera d’arte. E questo valeva per il titolo originale, per Muramasa: The Demon Blade, per Dragon’s Crown e vale tutt’ora e ancor di più per questa fantastica riedizione che ci regala tutta questa grazia visiva a 1080p e 60fps stabili, obiettivi molto lontani dagli standard di PS2 che infatti, svilivano non poco le potenzialità del gioco. L’accompagnamento sonoro dite? Beh se vi dico che semplicemente è degno della grafica e del gameplay che incornicia a livello acustico vi basta? Penso di si.

odin-sphere-leifthrasir-11-05-15-1

E allora dove sono i difetti di Odin Sphere. Beh, come già accennato, stanno tutti nel solito DNA di tutti i titoli di Vanillaware. Gli scenari sono pochini, per quanto bellissimi, e salvo qualche piccola variazione, li dovrete percorrere più volte con tutti i personaggi. I protagonisti sono diversi, ma non prendiamoci troppo in giro, vi accorgerete che salvo rari casi, si giocheranno tutti più o meno con lo steso stile, nonostante i moveset completamente diversi tra loro. Infine, il gioco è davvero troppo semplice, e credetemi, se non volete avere un po’ di sfida veramente solo dopo ore e ore e ore e ancora ore di gioco, vi consiglio caldamente di puntare subito sulla difficoltà più alta. A normal infatti, l’unica sfida è cercare di prendere il ranking S in tutti i combattimenti dei livelli, ma di certo non avrete difficoltà a proseguire visto che i nemici prenderanno ben poca iniziativa. Infine, bellissima storia a parte, vi accorgerete che assimilate nelle prime ore tutte le meccaniche, non farete altro che perpetuarle uguali a se stesse per decine e decine di ore, dandovi un nemmeno troppo velato senso di ripetitività, coadiuvato da un level design scarsamente interattivo e quasi completamente contemplativo (in pratica oltre a combattere, la struttura dei livelli propone ben poco altro da fare). Per fortuna che come detto il gameplay è piuttosto divertente e se veramente immersi nell’universo di Odin Sphere, può anche creare una sorta di “effetto dipendenza” grazie al quale non vi stancherete molto in fretta di giocare, nonostante i limiti citati.

maxresdefault

La versione PS Vita

La PS Vita è nata morta, e oramai ce ne siamo fatti tutti una ragione. Eppure ogni volta che un titolo esce sia su Playstation 4 che su Vita io ho il dubbio: perché non comprarlo per portatile? Magari il tipo di gioco si presta di più, magari la funzione stand by mi potrebbe risultare comoda, o magari devo semplicemente giustificare il fatto che per la laurea mi sono fatto regalare un fermacarte con i tasti. La soluzione è sempre l’acquisto su console maggiore, perché di solito i giochi girano meglio mentre le conversioni Vita escono un po’ così. Ecco, non è questo il caso, perché sotto il punto di vista tecnico la versione portatile non cede nulla a quella casalinga. Mantiene 60 fotogrammi fissi, senza incertezze. Gli sprites rimangono meravigliosi, e lo schermo OLED della piccola di casa Sony non fa che magnificare la palette cromatica scelta dai ragazzi di Vanillaware. I comandi sono ben mappati, e non si ha quella sensazione di avere in mano una versione più arrangiata dello stesso gioco per la mancanza dei tasti in più. Alcuni menù del gioco avrebbero sicuramente giovato dell’utilizzo del touch screen per facilitare alcune operazioni, e sarebbe stato un “di più” certamente ben accetto. L’unico difetto che ho riscontrato sono alcune scritte davvero davvero piccole, che si riescono a leggere un po’ a fatica. E’ un fatto davvero marginale, oltre ad essere limitato a pochissimi testi.

Ad ogni modo, come detto in apertura, la versione portable non ha nulla da invidiare a quella casalinga, offrendo la medesima esperienza. E costa pure meno.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!