Il nuovo film di M. Night Shyamalan, Old, è sicuramente un’esperienza che mette a disagio, ma forse per i motivi sbagliati

Quello che è all’apparenza il film estivo per eccellenza, si trasforma ben presto in un incubo (volutamente o meno) per critica e pubblico. Old è un film angosciante, meravigliosamente trash e incredibilmente ingenuo nella sua costruzione. È, in sostanza, un film di Shyamalan.

M. Night Shyamalan è forse l’autore con la carriera più altalenante di Hollywood. A partire dalla fine degli anni ’90, il regista indiano sembrava ambire ad ereditare da Alfred Hitchcock l’epiteto di maestro della suspense, e forse per un breve periodo ce l’ha anche fatta. Con ottimi film come Il sesto senso, Unbreakable e The Village, Shyamalan aveva abituato il suo pubblico ad un tipo di cinema thriller che punta tutto sull’effetto sorpresa nel finale. Quello stravolgimento delle carte in tavola che è diventato, nel corso del tempo, il marchio più distintivo del cineasta.

Dal 2006 invece, anno di uscita di Lady in the water, Shyamalan ha iniziato a faticare a trovare il consenso tra la critica e il pubblico. I suoi successivi tre film si rivelano essere dei fiaschi totali, e finisce per perdere la stima da regista visionario che si era costruito all’interno dell’industria. Ma è con due film horror a basso budget, The Visit e Split, che Shy ritorna alla ribalta sul cinema di genere, adesso pronto per tanti nuovi racconti di paura.

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Sin dalla sua premessa, Old è senza ombra di dubbio un film “alla Shyamalan”. Un gruppo di persone in vacanza scopre una spiaggia nascosta e completamente isolata, e decide di passarci una giornata. Dopo poco tempo però, si accorgono che i bambini che sono con loro sono inspiegabilmente invecchiati di parecchi anni. Il panico generale è aumentato dal fatto che nessuno sembra essere in grado di lasciare la spiaggia, poiché ad ogni tentativo di fuga si sviene misteriosamente per ritrovarsi poi di nuovo sulle rive del mare. Presto si realizza che il tempo sulla spiaggia non scorre come dovrebbe, e che trovare una via d’uscita è d’obbligo se non si vuole morire di vecchiaia entro la fine della giornata.

Una premessa sicuramente interessante, che sembra essere uscita fuori da un classico episodio de Ai confini della realtà. Il problema di Old non è il soggetto, ma il modo in cui viene costruita la storia e le diverse scelta narrative che vengono intraprese. Mettiamo subito in chiaro che, una volta ingranata la storia, il film è un costante disagio per chi lo guarda; ma non ne è chiaro direttamente il motivo. Dialoghi ambigui e interpretazioni poco convincenti fanno, ad una prima vista, guardare con dubbio il film di Shyamalan. Si vanno a creare delle situazioni interessanti e coinvolgenti che vanno però ad alternarsi con altre più imbarazzanti e sconfortanti. Non si capisce se la forte sensazione di disagio è dovuta alla capacità del film di fare una buona narrazione horror, o se è l’assurdità della trama e della messinscena a infastidire la psiche di chi guarda.

Il problema principale di Old è il suo costante tentativo di giustificare narrativamente quello che sta avvenendo sulla misteriosa spiaggia. I personaggi si danno delle spiegazioni a cui però è molto facile trovare delle contraddizioni, rendendo la trama macchinosa e inutilmente articolata, quando da un taglio più metaforico e implicito ne avrebbe giovato parecchio. Il film sbaglia a cercare a tutti costi una spiegazione per quel che sta accadendo, e scade nel tragicomico una volta arrivati alla rivelazione finale, quasi completamente sconnessa dal fulcro centrale della storia.

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Shyamalan ha anche un forte problema per quanto riguarda lo sviluppo tematico del suo racconto (tratto, tra l’altro, dalla graphic novel francese Castello di sabbia). Il suo approccio al tema della vecchiaia, del tempo che passa e dello sguardo al passato è semplicistico e didascalico. Quando i personaggi non sono impegnati a comportarsi in maniera irrazionale, si esprimono attraverso aforismi fuori luogo e frasi atte solamente a ricordare allo spettatore la tematica centrale dell’opera. Un approccio alla materia fin troppo ingenua per un cineasta con ormai più di vent’anni di carriera alle spalle.

E nonostante tutti questi difetti, Old rimane un film con un suo fascino distintivo. È l’opera maldestra di un regista che non ha bene in chiaro la sua direzione autoriale; che alterna grandi prestigi cinematografici a ridicole raccolte di situazioni trash.
Sotto quasi tutti i punti di vista, Old non funziona come racconto. Come film dell’orrore invece, è innegabile non rimanere impressionati dalle vicende narrate. È impossibile uscire dalla sala senza esser rimasti perlomeno un po’ scossi, magari anche solo per l’imbarazzo provato in certe scene. Forse, se avesse osato di più col body horror (ce ne sono tutti i requisiti), diretto meglio gli attori sprecatissimi (tra cui i mitici Gabriel Garcia Bernal e Vicky Krieps), e in generale lasciato lo sviluppo tematico a un sottotesto più velato, avrebbe confezionato uno dei film più belli dell’anno. Ma purtroppo, non è stato così.