A duecento anni dalla morte di Jane Austen, i suoi romanzi continuano a ispirare intere generazioni di lettori e scrittori, che reinterpretano la più classica delle storie d’amore aggiungendo omicidi, cosplay e zombie. Ma cosa possiamo ancora imparare da Elizabeth Bennet e Mr. Darcy?

Ci sono romanzi che diventano classici, e ci sono classici che diventano storia, fondendosi con gli archetipi della narrazione e divenendo pilastro di nuove avventure, più o meno vicine alla produzione originale. I sei romanzi di Jane Austen fanno parte, a due secoli dalla morte dell’autrice, di un immaginario collettivo che travalica i confini inglesi, e che ispira ancora oggi romanzi, film, ma anche eventi in cui la folta schiera delle janeite (ebbene sì, le fan di Jane Austen hanno un nome) può sfoggiare cappellini e crinoline.

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Dalla carta allo schermo

Sebbene la stessa Jane Austen sia stata protagonista al cinema, con il volto di Anne Hathaway, nel film Becoming Jane del 2007, maggiore successo hanno avuto le produzioni tratte, o liberamente ispirate, dai suoi romanzi. Tralasciando per un momento le trasposizioni, non possiamo non parlare di Austenland, commedia romantica del 2013, tratta dall’omonimo romanzo di Shannon Hale, in cui seguiamo le avventure di una single trentenne, ossessionata da Orgoglio e pregiudizio, che decide di passare le vacanze in una tenuta inglese dove tutto sembra essersi fermato all’epoca della Reggenza. La ragazza si impunterà di trovare, durante la permanenza, il suo Mr. Darcy, meglio se somigliante al Colin Firth storico interprete del bello scapolo nella trasposizione del 1995 targata BBC. Lo stesso Colin Firth che, a distanza di anni, ha assunto di nuovo il cognome Darcy, sostituendo però redingote e bastone da passeggio con dei maglioni di Natale brutti per il ruolo di Mark, oggetto amoroso di Bridget Jones nel film del 2001 Il diario di Bridget Jones, tratto dall’omonimo best-seller di Helen Fielding, la quale non ha mai fatto mistero di essersi ispirata proprio alla Austen per il suo romanzo di maggior successo.
C’è chi si è addirittura spinto oltre, intrecciando passato e presente, come succede in Lost in Austen, serie tv in quattro episodi del 2008 che immagina un varco spazio-temporale tra la nostra realtà è il mondo di Elizabeth Bennet. Del resto, gli intrecci amorosi delle eroine austeniane sembrano avere molta fortuna sullo schermo, e difficilmente passa più di una decade tra un adattamento e l’altro dei vari romanzi, quasi che ogni generazione di adolescenti si meriti i suoi Darcy, Wentworth, e Knightley, per non smettere mai di sognare un matrimonio come si deve. Perché questo è il lieto fine di ogni romanzo di Jane Austen: vissero tutti felici, contenti e sposati. Ma cosa succede dopo il matrimonio?

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Dallo schermo alla carta

Molte autrici contemporanee si sono interrogate sull’esistenza di una vita dopo l’ultimo capitolo di Orgoglio e Pregiudizio, dando inizio a una vera e propria corrente letteraria basata sui lavori di Jane Austen: se molte di queste opere non sono all’altezza dell’ironia e del gusto per l’intreccio degli originali, e si limitano a copiare meramente lo stile della Austen, aggiungendo giusto quel pizzico di sesso in più che piace ai lettori più smaliziati, navigando negli omaggi letterari alla Austen si possono trovare romanzi di ogni tipo: il più conosciuto è forse Orgoglio e pregiudizio e zombie, scritto da Seth Grahame-Smith, che è sbarcato al cinema lo scorso anno, senza particolare clamore, ma con spreco di teste fracassate e scene splatter da b-movie, e non possiamo poi non citare P.D.James, prolifica scrittrice di gialli e autrice della distopia I figli degli uomini, portata al cinema da Alfonso Cuarón nel 2006. Il suo Morte a Pemberley raccoglie l’eredità di Orgoglio e Pregiudizio, spolverando il romance di noir: sono passati infatti sei anni dal matrimonio di Elizaberth e Fitzwilliam, e un misterioso omicidio scuote la tranquillità della tenuta della famiglia Darcy. Per gli affezionati del romanzo, ritrovare i vecchi personaggi, per quanto invecchiati e imbolsiti, è una sorta di festa, tanto più che la James ha avuto molta accortezza nel mantenere coerenza narrativa con l’originale. Tentativo fuori dalle righe, ma ben riuscito è invece quello, più recente, di Jo Baker, che nel romanzo Longbourn House restituisce la voce alla servitù di casa Bennet lasciando a muoversi sullo sfondo le cinque sorelle, di cui già tanto sappiamo. Un interessante rovesciamento di prospettiva, che non si limita a scimmiottare i temi dell’originale, ma che regala una storia intensa e perfettamente godibile anche da chi, degli intrallazzi di Liz e Darcy ricorda poco o niente. Se invece vi sentite temerari, e pensate di aver già letto tutto il leggibile sul tema, vi segnaliamo Pride and Platypus: Mr. Darcy’s Dreadful Secret, versione paranormal del classico austeniano in cui i personaggi che tutti noi conosciamo sono rimpiazzati da mutaforma mannari. Purtroppo questo autentico capolavoro non è ancora stato tradotto in Italia, ma lo sforzo potrebbe valere l’impegno richiesto dalla lettura in inglese.

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Dalla carta alla vita vera

Come abbiamo detto all’inizio, i romanzi di Jane Austen sono usciti dalla letteratura per entrare nel campo della cultura generale. Pensate addirittura che nel 2010 l’università di Liverpool ha battezzato darcina in onore di Mr. Darcy una nuova proteina scoperta nell’urina di topo. Ok, detta così non suona molto lusinghiera, ma l’omaggio all’eroe della Austen è dovuto alla caratteristica principale di questa proteina: sembra infatti che uno specifico feromone contenuto nell’urina del maschio di topo sia in grado di attrarre sessualmente la femmina della specie, stimolando in essa la memoria olfattiva e portandola, in pratica, ad associare lo specifico odore di quel maschio al desiderio riproduttivo. L’equivalente roditorio del Paco Rabanne, in pratica.

Mr.Darcy resta infatti, a due secoli di distanza dalla sua creazione, il più famoso e anelato esemplare di scapolo in possesso di un solido patrimonio e per quanto Elizabeth Bennet sia una giovane intelligente e con un bel caratterino, la sua indomabilità si scioglie ben presto davanti alle lusinghe di Fitzwilliam, e alla sua dichiarazione di imperituro amore. La storia più vecchia del mondo.

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Cosa possiamo imparare ancora oggi, quindi, leggendo Jane Austen?
Per esempio a non agire soltanto ascoltando il cuore, ma a riflettere prima di agire e reagire, a chiudere la mente davanti a pregiudizi e voci di corridoio, a non giudicare una persona prima di averla realmente conosciuta. Insegnamenti banali, se volete, ma che travalicano i limiti di una letteratura “per femmine”, come ancora oggi viene definita la brillante (e spesso tutt’oggi incompresa) critica sociale della Austen, e continuano a risultare validi in ogni momento della nostra vita, che ci troviamo in un salotto della buona borghesia a mangiare tartine, sulla home di un social network, al bar con gli amici o durante un colloquio di lavoro: ascoltate Jane Austen, lasciate perdere l’orgoglio, mettete da parte il pregiudizio, ricordatevi che molto spesso le persone più importanti della vostra vita sono quelle che non avreste scelto mai. E occhio agli zombie, che non si sa mai.

Angela Bernardoni
Toscana emigrata a Torino, impara l'uso della locuzione "solo più" e si diploma in storytelling, realizzando il suo antico sogno di diventare una freelancer come il pifferaio di Hamelin. Si trova a suo agio ovunque ci sia qualcosa da leggere o da scrivere, o un cane da accarezzare. Amante dei dinosauri, divoratrice di mondi immaginari, resta in attesa dello sbarco su Marte, anche se ha paura di volare. Al momento vive a Parma, dove si lamenta del prosciutto troppo dolce e del pane troppo salato.