Come eravamo

Gioco ai videogiochi di calcio da quando ho memoria. Quando ho iniziato a giocare io, spesso non c’erano nemmeno 11 calciatori in campo (World Cup ’90, il primo che mi viene in mente), e quando le cose cominciarono ad evolversi, i fattori “di contorno” come la personalizzazione dei giocatori erano minimi, quando non assenti.
Nello storico SWOS, ad esempio, il calciatore poteva essere nero, biondo o bruno: non poteva essere rasato a zero, o non poteva avere i capelli di un colore diverso, né portare la barba. In altri titoli di calcio, in campo c’erano semplicemente 11 cloni.

Oggi siamo nel 2018, e di strada questi giochi ne hanno fatta. Ora se i calciatori non sono riprodotti con gli stessi scarpini originali, o se non è presente il loro identico taglio di capelli, la loro barba o i loro tatuaggi, tendiamo a storcere il naso.

Questa lunga e doverosa premessa, per farvi capire quanto la simulazione calcistica si sia evoluta nel corso degli anni. Eppure qualcosa che nel tempo è rimasta uguale, in questo panorama, c’è: la questione delle licenze di Pro Evolution Soccer.

Ve lo dico da subito, questo sarà il punto focale della recensione, e tanto per fugare ogni dubbio aggiungo un’altra cosa: PES 2019 è un gioco straordinario.

Un fuoriclasse assoluto

Siamo di fronte al miglior capitolo della oltre ventennale saga calcistica di Konami, e graficamente parlando, al gioco di calcio visivamente più appagante mai creato. Su questo ci sono veramente poche discussioni.

Il motore grafico, già ottimo, con l’aggiunta di un nuovo sistema di illuminazione, mostra i muscoli fin dal primo momento: dalle cutscene immediatamente prima della partita, all’ingresso in campo, fino al match vero e proprio, il gioco è una meraviglia per gli occhi e risulta pulito, brillante e… beh, bello, come mai prima d’ora.

Sensazioni che restano anche quando l’arbitro fischia l’inizio della partita: il gameplay di PES 2019 è solido, appagante, divertente, come un titolo del genere dovrebbe essere.
Quest’anno sembra davvero di star giocando a calcio, e si è ben lontani dalle velocità frenetiche del suo storico rivale targato EA Sports.

Dal tiki-taka alla sciabolata morbida

I tocchi di palla devono essere precisi e ragionati, si deve quasi giocare a scacchi con l’avversario, tentando di imbrigliarlo in un giropalla efficace quanto basta per fargli scoprire il fianco e tentare l’affondo.
Il sistema dei passaggi è praticamente perfetto, e la soddisfazione che si ha nel mandare a rete un proprio compagno con un preciso lancio in profondità, o nell’effettuare un cambio di gioco da una fascia all’altra per tentare di mischiare un po’ le carte in tavola, è impagabile.

Questo avviene grazie allo splendido lavoro sul comparto tecnico del gioco, eseguito da Konami: il sistema “first touch” non è la solita cosa buttata lì durante la promozione del gioco per far vedere che c’è qualcosa di nuovo, ma è risolutivo e si vede. I tocchi di prima sono più precisi ed efficaci, così come tutto il sistema di controllo palla, finte e quant’altro, che è stato ridefinito, e che vi consigliamo di affrontare in un tutorial per capire al meglio come muovere i primi passi all’interno del gioco.

L’I.A. si muove ancora meglio che in passato, ed i giocatori della propria squadra spesso riescono a muoversi come farebbero le loro controparti reali. Con le dovute e comprensibili eccezioni, le sovrapposizioni sulla fascia, o i tentativi di smarcarsi dei vostri compagni di squadra, faranno felici gli amanti della tattica.

Non va

Detto delle meraviglie visive, il comparto audio non è invece altrettanto soddisfacente: al di là di un non perfetto bilanciamento dei volumi (comunque risolvibile manualmente), la telecronaca dell’ormai rodato Fabio Caressa è ripetitiva fin da subito. Il fatto che ci sia “una leggera brezza che probabilmente farà piacere ai calciatori in campo”, mi ha dato la nausea dopo le prime tre partite, ed in generale ci sono alcuni errori tecnici, come ad esempio parlare di “qualificazione in tasca” durante una partita di campionato, che minano la credibilità del commento.

Ci sono dunque delle imperfezioni, sensazioni negative più che altro, che rovinano un po’ la festa. I colpi di testa ad esempio, sembrano essere stati abbastanza trascurati. Non danno quasi mai la sensazione di potenza, e spesso sono semplicemente inefficaci: pochi i gol che si ottengono da calcio d’angolo o crossando dalla fascia, e questo è veramente inspiegabile.

Altri problemi storici di PES (ma anche FIFA non ne è esente) sono arbitri e portieri: per quanto riguarda i primi, sembra che qualche miglioramento ci sia stato, anche se siamo ancora lontani dal poterli definire soddisfacenti. Fischiano poco e ammoniscono tanto, come da standard della serie, e la cosa risulta anche poco realistica.

Sui portieri pare sia stato fatto un buon lavoro, e sono decisamente meno fessi che in passato, nonostante spesso si noti una tendenza al rimanere ancorati alla propria linea di porta, e soprattutto vanno piuttosto in difficoltà nelle azioni concitate nell’area piccola, ad esempio, o sui retropassaggi, dove danno una sensazione di insicurezza mica da poco.

Superati questi piccoli problemi, lo scoglio di PES 2019 resta quello di cui vi avevo parlato all’inizio della recensione: le licenze.

“Abbiamo perso la Champions, ma abbiamo aggiunto il campionato danese!”

La perdita della licenza ufficiale UEFA Champions League pesa come un macigno, perché non è stata adeguatamente rimpiazzate. Avremmo potuto gustarci una Serie A finalmente completa, e invece manca la Juventus e la Serie B è stata completamente cancellata.
Avremmo potuto avere qualche licenza in più per la Premier League ad esempio, o per la Liga Spagnola, e invece nisba, siamo sempre di fronte ai soliti bizzarri nomi inventati.

Durante la campagna promozionale del gioco si parlava di otto campionati aggiunti: bene, alzino la mano quelli a cui freghi qualcosa del campionato scozzese, russo, argentino, danese, svizzero o turco, giusto per citarne qualcuno.

Questa situazione nel 2018 è francamente imbarazzante. La premessa con cui ho iniziato questa recensione stava a significare che va bene che la nostalgia sembri continuare ad andare di moda, ma che bisogna avere rispetto anche per il progresso, e soprattutto per il mercato.

Perché non so voi, ma io sono stufo di dovermi sorbire ogni anno un gioco incompleto, di dover smanettare in Rete per trovare il file opzioni che più mi aggrada, sentendo comunque di “modificare” il gioco, di giocare contro squadre dalle maglie e dai nomi improponibili.

Abbiamo ironizzato tanto quest’estate sulla possibilità di vedere un FIFA Battle Royale, che alla fine succederà, e il gioco di EA avrà la sua modalità Survival! E se da un lato abbiamo un colosso che pur di mantenere la sua posizione di dominio le tenta tutte, dall’altro c’è un titolo che parte in svantaggio, e che comunque non riesce a fornire una soluzione accettabile agli utenti, da ormai troppi anni.

Ed è un peccato, perché non rende veramente giustizia ad un gioco che, mai come quest’anno, ha davvero qualcosa da dire, e che al netto di tutti i frustranti discorsi di cui sopra, si lascia giocare che è un piacere.

Tanto che stavo quasi per dimenticarmi di parlarvi dell’online (interessante la nuova modalità 3vs3, ed in generale pochissimo lag a fronte di un matchmaking che invece a volte ha difficoltà nel trovare avversari), della modalità Diventa un Mito, sempre uguale a se stessa, e del myClub, che pure sembra migliorato, ma che comunque non insidia il trono della blasonata controparte rivale di FUT, per rimettermi pad alla mano a continuare la mia Master League.

Perché PES è così. Lo si ama E lo si odia.

Verdetto

PES 2019 è un titolo a due facce: da un lato c’è quello che probabilmente è il gioco di calcio più bello mai apparso su console, sia visivamente (uno spettacolo senza pari) sia a livello di gameplay, veramente sontuoso. L’edizione di quest’anno diverte tantissimo e si lascia giocare davvero con piacere. Dall’altra però c’è l’annoso problema dei diritti, aggravato ulteriormente dalla perdita della licenza UEFA, che nel 2018 francamente non sopportiamo più, e qualche imperfezione a livello di audio e comportamento dell’IA (portieri, arbitri in primis) che ancora ci fa storcere il naso. Il voto finale insomma è alto, ma avrebbe potuto esserlo ancora di più.

Se vi stuzzica PES 2019…

L’alternativa non può che essere FIFA 19, con cui vige un feroce dualismo ormai da più di un decennio, oppure, se volete sedervi dietro alla scrivania, piuttosto che indossare parastinchi e scarpette, potete provare Football Manager. Il nuovo capitolo esce a novembre, nell’attesa potreste dare una chance all’edizione dell’anno scorso.

pes 2019

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.