Player One: in un mondo sull’orlo del collasso, l’unico rifugio è dentro la realtà virtuale

Ready-Player-One-Willy-Wonka-meets-Matrix-LLA0C5O-x-largeE’ di pochi giorni fa la notizia che Christopher Nolan, apprezzato regista dell’ottimo Interstellar, è stato contattato (e forse anche scritturato) per dirigere il film tratto da Ready Player One, un romanzo scritto da Ernest Cline che qualche anno fa ha ricevuto diversi consensi di critica e pubblico. Perché ne stiamo parlando qui a Stay Nerd? Beh, i motivi sono molteplici: ci piace il cinema e contemporaneamente ci piace anche come lavora Nolan, quindi un suo progetto ci fa automaticamente drizzare le orecchie. Poi, i romanzi di fantascienza sono sempre tra le nostre letture preferite. E per finire: abbiamo un po’ di cose da dire riguardo il romanzo e qualche commento riguardo la decisione di scegliere Nolan come regista. Iniziamo col dire che il romanzo l’ho letto, anzi, di più, l’ho divorato in meno di una settimana, pochi mesi fa, spinto soprattutto da una intervista fatta all’autore, Ernest Cline. Questo ragazzo quasi mio coetaneo ha confessato un interesse che rasenta il patologico per tutto ciò che riguarda la cultura pop degli anni 80, trasformandosi a tutti gli effetti in una vera e propria enciclopedia vivente per tutti i meme e le citazioni di quel periodo. In più (e questa è la cosa che mi ha fatto acquistare subito l’ebook) da bravo appassionato di Ritorno al Futuro, possiede una Delorean originale modificata per assomigliare come quella del film, più altri piccoli dettagli assolutamente incredibili…. A parte l’invidia totale, ho pensato che un tizio così folle non poteva che scrivere un romanzo altrettanto incredibile. E così ho iniziato l’avventura nel mondo di Ready Player One.

Carta Canta

9788466649179Il romanzo descrive le vicende di Wade, ragazzo appena diciottenne che vive in un lontano (e neanche tanto) 2044 in un’America devastata da una crisi energetica e sociale. Come unica valvola di sfogo esiste l’OASIS, un sistema di realtà virtuale venuto alla luce come gioco online massivo e poi cresciuto a dismisura fino a diventare un universo a parte, talmente grande da ospitare comunità, generare flussi continui di denaro, professioni nuove: una vera e propria realtà alternativa, governata dalle leggi scritte nel codice da parte del suo fondatore e creatore: James Halliday. Se state pensando a Second Life, potreste avere ragione solo se Secondo Life non fosse stato una cosa abietta e mangiasoldi… Wade nel gioco è conosciuto (più o meno) con lo pseudonimo di Parzival ed è un Gunter, con  una sola missione, condivisa con tutta la comunità di utenti OASIS: raggiungere e scovare l’easter egg finale nascosto da Halliday e annunciato in punto di morte. Chi troverà questo easter egg diventerà padrone assoluto (fisico e virtuale) dell’intero OASIS. E parliamo di una macchina che fa macinare miliardi di dollari al GIORNO, mica noccioline. Da questo antefatto, si snoda la vicenda, che vede i protagonisti (Wade/Parzifal, Heitch, Artemis) lottare contro gli squadroni dei Sixers (super tecnologici giocatori pagati da una multinazionale, la IOI) nelle mirabolanti avventure all’interno dell’OASIS. Effettivamente, vista da questa prospettiva, la storia sembra davvero accattivante. Le trovate dell’autore si susseguono senza tregua, scatenate dall’impostazione assolutamente anarchica dell’OASIS. In questo universo virtuale, tutto è davvero possibile, e quindi partiremo dal nostro pianeta scuola, LUDUS, per arrivare in una discoteca a gravità zero, a mondi interamente dedicati a ricostruzioni di alcuni momenti della vita di Halliday, a creazioni basate sui classici del passato (che siano videogiochi o film o telefilm).

ErnieClineBadAssMutherFuckerA questo punto dove rientra l’ossessione per gli anni 80 citata all’inizio? Ma è semplice: la gara alla ricerca dell’easter egg è disseminata di enigmi la cui risoluzione si annida proprio in quella sottocultura popolare e il gioco del citazionismo più spinto diventa quasi la regola. Non esiste quasi una pagina in cui non si faccia riferimento a qualcosa che riguardi la tv, il cinema, i videogames o la musica del periodo più buio che la moda abbia mai visto. A tutti gli effetti la gara per accaparrarsi il premio finale è un enorme videogioco ambientato in un mondo fittizio, virtuale, esattamente come i MMORPG di ora. I capitoli sono chiamati Livelli e il protagonista è un fottutissimo nerd di prima categoria, chiaro alter ego dell’autore. Però… C’è un però. Come sempre. Ricordiamo che questa è l’opera di fiction di esordio del buon Cline ed è un buon inizio davvero. Ma da lettori navigati di fantascienza, cyberpunk e da videogiocatori incalliti, cerchiamo sempre la perfezione. E Cline in questo caso ha peccato nel bilanciamento del romanzo. Ora, seguiteci un attimo nel nostro ragionamento: Ernest, hai creato un mondo virtuale uberfichissimo, un intero sconfinato universo di fantasia, dove la gente si incontra, si scontra, ci lavora, si manda a fanculo quando serve e ci spende una marea di soldi per farlo, e sei stato dannatamente bravo nel farlo. Ora, però, scusami, devi devi DEVI darmi una ragione per stare più in OASIS che in quello reale. E’ questo il problema principale che affligge (più un altro paio, che vedremo presto, ma di minore importanza). L’autore è troppo concentrato a mettere su carta le sue mirabolanti fantasie per pensare che esiste un mondo reale là fuori che reclama la sua fetta di notorietà. Certo, ogni tanto la violenza della società moribonda di Ready Player One emerge dalle pagine, un’intera sequenza del romanzo è ambientata là fuori, ma nonostante tutto si ha la sensazione (o almeno l’ho avuta io) che Cline abbia un po’ timore di sporcarsi le mani con i poveri creati da una società ormai in declino, con la puzza della gente senza lavoro che vive per strada. Vengono appena accennate le condizioni di devastazione delle grandi città americane, lo strapotere della multinazionali e la violenza generata dalla povertà. Il Dio Denaro e il Potere che smuovono un sacco di trame di tanti romanzi cyberpunk, qui sono dati per scontati, sintetizzati nel premio multimiliardario messo in palio da Halliday. Davvero, mai come adesso serviva una mamma qualunque che dicesse a Cline: ‘Stàccati da quel coso ed esci, che ti rincoglionisci!’ Magari, avrebbe capito che il suo mondo meraviglioso e virtuale doveva essere contrapposto a qualcosa di altrettanto tetro e spaventoso e, ancor di più, reale, tanto da far venir voglia anche al lettore di fuggire nell’OASIS!

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Veniamo alle altre due magagne di poco conto, davvero, ma le enunciamo perchè siamo dei gran rompipalle. In primis, il grandissimo lavoro citazionista del romanzo è contemporaneamente il suo pregio incontrastato e la sua maledizione, a seconda della persona che lo legge. Voi che ci seguite su Stay Nerd non avrete difficoltà a godervelo fino alla fine, a sorridere quando compare Casa Keaton o MegaloMan. Voi (così come noi) godrete a ogni citazione e ne vorrete ancora e ancora. Ma (purtroppo) non tutti sono dei Nerd incalliti che bramano aumentare il loro orizzonte nozionistico in materia. Le persone non vicine a questo tipo di cultura rimarranno quasi indifferenti davanti a quello che l’autore ha messo su carta, passando avanti-veloce in attesa di qualche twist della trama. Come secondo appunto, ma questo viene più dalla pancia che dal cervello, ci chiediamo: come è possibile che un ragazzo che non tocchi un videogame da un anno riesca a ricordarsi alla perfezione come sconfiggere un boss di fine livello senza neanche qualche partita di prova? E va bene la sospensione di incredulità, ma se stai scrivendo un romanzo dedicato ai videogiocatori, allora a queste cose pensaci, Ernest! Dai!

Dalla carta alla pellicola

Nonostante tutto quello che ti abbiamo detto finora, Ernest,  ti vogliamo bene lo stesso. E ti ringraziamo di averci regalato questo bel passatempo, veloce e leggero. Scritto come se fosse stato pensato per il cinema… E infatti, eccoci qui a sentire parlare di possibili papabili per la regia della conversione su celluloide (ma chi la usa più la celluloide, poi…) delle avventure di Wade e i suoi amici. Uno dei nomi che è saltato fuori recentemente è Nolan, forte della sua esperienza in campo fantascientifico e reduce da un successo planetario con il suo interstellar. E’ una scelta giusta? E’ una scelta sbagliata ? Chi può dirlo! Indubbiamente Nolan è uno che sa il fatto suo e si trova a suo agio in situazioni graficamente estreme.

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Ready Player One potrebbe esserre un buon banco di prova per sfoggiare tutte le sue doti registiche, per gestire intere folle di attori combattenti e contemporaneamente concentrarsi sulle disavventure di un manipoli di veri eroi… Secondo me, bisognerebbe invece preoccuparsi di chi il film lo scriverà. Perchè se lo script che ne tirano fuori farà cagare, possiamo metterci anche Kubrik dietro la macchina da presa, ma il film sarà sempre mediocre (ben girato, sì, ma mediocre…) Avevo intenzione di sparare frecciate sulla produzione e su eventuali pretese diciamo Disneyane, ma a ben vedere non ce n’è di bisogno. Il libro già così com’è è molto buonista e Disneyano a sufficienza… Speriamo bene…

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.