Hey Ho! Let’s Go!

Il passaggio di un franchise da una console a un’altra è sempre un evento importante. I fan si domandano quanto le caratteristiche del nuovo dispositivo possano essere adatte al titolo amato, e spesso c’è chi parte con aspettative troppo alte e chi con pregiudizi radicati.

Pokémon, negli oltre vent’anni di vita, ha fatto più volte questo passaggio. Non ci troviamo di fronte al primo rodeo di Pikachu ed Eevee, ma qualcosa in questo cambiamento ha un qualcosa di epocale.

Eccoci allora arrivati a parlare di Pokémon Let’s Go con la sensazione che quanto abbiamo visto fin qui sia solo un preludio. Un bel preludio, con i suoi molti pregi e alcuni difetti, ma che sembra rassicurare i fan della saga sul futuro dei mostriciattoli di Satoshi Tajiri.

Come era stato ampiamente mostrato Pokémon Let’s Go si configura come un remake della prima generazione dei mostri tascabili. Ci ritroviamo così a vestire di nuovo i panni di un giovane allenatore di Biancavilla, nella regione di Kanto. Il giorno in cui dovremmo partire per il nostro viaggio alla scoperta del mondo Pokémon ci dirigiamo al laboratorio del Professor Oak, dove tuttavia non incontriamo il nostro mentore, il quale è impegnato in una ricerca sul Percorso 1.

Una volta raggiunto Oak ci troveremo di fronte alla nostra prima cattura, trovandoci davanti un Pikachu o un Eevee selvatico molto irrequieto e poco desideroso di rimanere nella Poké Ball. Dopo aver fatto amicizia con quello che sarà il nostro starter inizierà l’avventura, volta come sempre a diventare i migliori allenatori Pokémon di sempre e a completare il Pokédex, facendo attenzione agli assalti del Team Rocket, specie della sua avanguardia composta da Jesse e James.

Messa così il gioco sembra essere semplicemente una remake di Pokémon Giallo, il terzo titolo di prima generazione improntato sugli avvenimenti dell’anime. Esistono tuttavia alcune differenze che sembrano essere state inserite con lo scopo ben preciso di portare nuovi fan alla saga. Si tratta di un ritorno al passato al livello di trama, la quale sembra essere priva di quei guizzi a cui siamo stati abituati dalla terza generazione in poi.

Le similitudini ci sono, ma l’idea di fondo contenuta in questa nuova coppia di giochi Pokémon sembra completamente diversa da quella presente nei titoli principali della saga. Let’s Go Pikachu e Let’s Go Eevee sembrano configurarsi a tutti gli effetti come un titolo parallelo, destinato principalmente a quei giocatori che, prima di oggi, non avevano mai messo mano a Rosso, Oro, Rubino, Diamante, Bianco, X, Luna o ai loro corrispettivi generazionali.

Siamo di fronte a qualcosa di nuovo, pur con tante similitudini col gameplay originale.

Questione di evoluzione.

Il franchise di Pokémon si è sempre distinto per il suo cambiamento costante, con l’inserimento di dinamiche volte a rendere sempre più completo il gioco e migliorare l’esperienza degli allenatori. Le novità di Let’s Go sembrano tuttavia privilegiare quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un ritorno al passato della serie.

Le lotte con gli altri allenatori sembrano in buona sostanza rimaste le stesse, con le compatibilità tra tipi, i cambiamenti di stato e l’esperienza accumulata  rimangono tra i capisaldi del titolo. Si sono perse, come era stato preannunciato, le Abilità, cosa che difficilmente può trovare il favore dei fan di lungo corso. Se l’eliminazione di questa dinamica, capace di alterare pesantemente il corso di una lotta, può risultare ostica per i nuovi arrivati, per i giocatori più esperti può rappresentare a tutti gli effetti una grossa delusione. Stesso discorso per gli oggetti: i nostri mostri non potranno più tenere una bacca o uno strumento da utilizzare nel corso della lotta.

Ci sono anche alcune differenze legate alla presenza del nostro compagno starter, Pikachu o Eevee, il quale potrà intervenire all’interno del gioco per sostenere il proprio compagno Pokémon in lotta, “tifando” a tutti gli effetti per lui.

Nonostante questo le dinamiche della lotta restano invariate. I Pokémon affronteranno in singolo o in coppia gli avversari, avendo a disposizione quattro mosse che dovranno sfruttare per mandare KO la squadra avversaria. Vecchia scuola, insomma.

Il vero problema consiste nel bilanciamento del gioco: il nostro starter, anche grazie alle mosse imparate da alcuni PNG lungo il percorso, sarà semplicemente troppo forte per gli avversari, con un dislivello tale da ammazzare l’intera competizione. Se siete in cerca di un brivido, se volete un po’ di difficoltà, l’unica cosa da fare è mandare in campo i Pokémon catturati nel corso dell’ gioco, i quali cresceranno comunque a ritmo elevato, considerato che la condivisione dell’esperienza sarà sempre attiva.

Come sempre ci troveremo di fronte ad allenatori che, competendo contro di noi, si mostreranno di bassa livello; avremo invece dei nemici molto più forti nei capipalestra e nei coach, allenatori esperti che sembrano sostituire i “re del percorso” introdotti in Pokémon Sole e Luna.

I cambiamenti più radicali sono stati subiti dalla cattura e dall’allenamento, ovvero da due delle dinamiche di maggiore importanza del franchise. La cosa ha un impatto enorme nell’economia del gioco: il franchise Pokémon è andato a toccare due delle colonne portanti della sua storia.

Impossibile non partire da uno dei cambiamenti più radicali all’interno della serie, gli avatar dei Pokémon che gironzolano per il mondo di gioco. Il lavoro portato avanti dagli sviluppatori qui è qualcosa di raffinato e, al tempo stesso, un piccolo sogno che si avvera per tutti i fan della serie, vecchi e nuovi. Vedere ogni mostriciattolo andare in giro per l’erba alta, mostrando un comportamento particolare, tentando magari di fuggire, di mimetizzarsi o di attaccarci, è senza dubbio una delle cose che gli appassionati speravano di vedere da molto tempo. La cosa ha un che di epocale: Game Freak ha eliminato quasi del tutto il fattore fortuna nella ricerca dei Pokémon. Adesso gli allenatori potranno a tutti gli effetti scegliere quali creature catturare e aggiungere alla propria squadra. Spesso verremo messi sull’avviso dal verso di un Pokémon che resterà sulla mappa per un periodo di tempo determinato, che si concluderà in base ai passi fatti dal giocatore. Maggiore sarà la rarità del Pokémon, minori saranno i passi per riuscire a raggiungerlo e tentare la cattura.

Cattura che è stata enormemente semplificata. Se nella serie regolare del franchise siamo portati a indebolire un Pokémon prima di tentare il lancio della nostra Poké Ball, qui non ci sarà alcuna lotta col mostriciattolo selvatico: dovremo solo prendere la mira utilizzando il joy-con o il giroscopio della console in modalità portatile e lanciare la nostra Ball per riuscire a centrare il bersaglio, che mostrerà un indicatore di diversi colori, verde, giallo e rosso a indicare il tasso di difficoltà crescente per la cattura. Purtroppo bisogna riscontrare come non sia certo perfetta la modalità scelta per la cattura. Certo, l’uso dei joy-con rende maggiormente intuitivo il lancio e più divertente la progressione, ma a scapito della precisione (spesso le ball seguono una strada diversa da quella indicata dal giocatore); per contro giocare in modalità portatile renderà meno divertente la cattura, ma aumenterà le certezze di catturare il mostriciattolo desiderato.

La dinamica potrà far storcere il naso a molti giocatori, ma sembra essere perfetta per chi, desideroso di approcciarsi per la prima volta a Pokémon, si troverà di fronte a un sistema veloce, intuitivo e spesso divertente, quando per esempio il Pokémon nostro bersaglio rifiuterà categoricamente di essere catturato, saltellando da una parte all’altra dello schermo. Per tranquillizzarlo potremo tuttavia utilizzare alcune esche, delle bacche che potremo raccogliere nel corso della nostra avventura. E se i giocatori di vecchia data stanno pensando alla zona Safari di Kanto, non è un caso.

La presenza dei Pokémon nell’overworld, oltre a rendere molto più viva e “realistica” l’ambientazione, permetterà ai giocatori di scegliere quali Pokémon catturare: una catena di catture porterà un punteggio maggiore, il che consentirà alla nostra squadra di fare maggiore esperienza e a Pokémon più rari di comparire nell’erba alta. Oltre a questo ci sarà la possibilità di trovare anche creature di dimensioni diverse, rappresentate nel mondo di gioco con “aure” blu o rosse a seconda della grandezza, al fine di per poter arricchire le pagine del Pokédex dedicate a una singola specie con nuove informazioni. Dinamiche, insomma, che sembrano riprendere a viva forza alcune delle caratteristiche presenti in Pokémon GO, spingendo i giocatori a catturare un gran numero di Pokémon della stessa specie.

Parlando di ambientazione, non si può evitare di fare una menzione d’onore al lavoro svolto nel ricreare l’intera Kanto. I giocatori potranno rivedere ambientazioni che erano state parte delle loro prime avventure videoludiche ai tempi del Game Boy ricostruite più vive e colorate che mai. Lo stile dei personaggi sembra ricalcare molto quello dell’anime, contribuendo a dare una maggiore sensazione di familiarità all’intero ambiente, col mondo Pokémon che si fa più interattivo di quanto non fosse nei titoli originali della saga. Specie con gli interni il lavoro è stato importante: non ci troveremo più di fronte a una grotta spoglia, ma l’ambiente pullulerà di Pokémon e di dettagli; nel Pokémon Market potremo vedere gli scaffali pieni; le palestra avranno tutte una loro peculiarità e così via.

Parlando di interattività, non si può evitare di citare il rapporto coi vari Pokémon, specialmente coi nostri compagni di avventure, Pikachu ed Eevee, con cui avremo la possibilità di interagire in diversi modi, giocando con loro a seconda delle situazioni e degli eventi della trama, ora per festeggiare una vittoria, ora per consolarli da un brutto spavento. Il nostro starter avrà anche la possibilità di darci una mano sul percorso, apprendendo delle tecniche per permetterci di avanzare o di cercare nuovi strumenti. Oltre a questo sarà disponibile anche la possibilità di cavalcare alcune Pokémon, richiamando quanto visto con i Poképassaggio in settima generazione, ma la cosa assumerà un valore nuovo e decisamente più personale.

Arriviamo a questo punto alla nuova gestione della crescita dei Pokémon. Benché la dinamica delle statistiche sia rimasta la stessa, altrettanto non può dirsi per quella degli EVs (Effort Values), i quali costituivano il punteggio che un Pokémon poteva spendere per migliorare una certa caratteristica tra le sei presenti. Al loro posto sono stati inseriti gli AVs (Awekening Values), che possono essere potenziati grazie a delle speciali caramelle che consentono ai giocatori di migliorare le statistiche della propria squadra. Un altro cambiamento senza dubbio retaggio di Pokémon Go.

Il problema si ha quando, osservando i punteggi dei singoli Pokémon, ci si trova di fronte a casi strani di potenziamento, con mostriciattoli decisamente troppo forti per il loro livello. Una sorta di “doping” che nulla ha a che vedere con i valori originali della saga.

A questo punto è doverosa una riflessione: tutto quello che abbiamo visto all’interno di Pokémon Let’s Go verrà mostrato nelle future generazioni Pokémon? Ovviamente no.

Ci sembra quasi impossibile pensare a un Pikachu oppure a un Eevee con valori di attacco esageratamente forti mentre si affronta l’Ottava Generazione, così come difficilmente vedremo sparire l’uso degli strumenti nella lotta e le abilità.

L’impressione è che Pokémon Let’s Go possa costituire una sorta di brand parallelo all’interno del franchise, un titolo con forti richiami al gioco mobile di Niantic, allo scopo di richiamare quella fetta di giocatori e portarli dal cellulare alla Switch. Se alcune cose ci sembra debbano essere mantenute e potenziate, ovvero la presenza dei Pokémon nell’overworld oppure le interazioni con i Pokémon della nostra squadra, altrettanto non potrà dirsi per le caramelle e le modalità di cattura in “stile Go”.

Quello che è certo è che Pokémon Let’s Go rappresenta un gioco di per sé molto godibile, ma che poco ha a che fare con i titoli originali. Qualcosa per cui non abbiamo difficoltà a immaginare un’evoluzione parallela e che, d’altro canto, ci mostra quali potrebbero essere le potenzialità per l’Ottava Generazione del brand, il cui annuncio noi fan di vecchia data stiamo aspettando.

Verdetto

Pokémon Let’s Go Pikachu e Let’s Go Eevee sono buoni titoli tanto per i novizi quanto per i veterani. Pur configurandosi come qualcosa di molto diverso rispetto al brand originale dei Pokémon e privilegiando una semplificazione volta a favorire i nuovi fan, specie quelli provenienti da Pokémon Go, i titoli si mostrano sempre divertenti e dinamici, con la capacità di dare ai giocatori sfide e divertimenti, a patto di prendere i giusti accorgimenti. Alcune dinamiche, come i Pokémon visibili nel mondo di gioco, e alcuni dettagli, come gli interni, sembrano preannunciare un grande futuro per la saga. Il domani è alle porte e Pokémon saprà affrontarlo a testa alta. Per rendersene conto basta mettere mano a Pokémon Let’s Go.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.