Una lotta contro il già visto: questo è Pokémon, i Segreti della giungla

Analizzare un film dei Pokémon porta con sé un problema comune, a cui nemmeno i Segreti della Giungla, ventitreesimo lungometraggio del franchise, pare sfuggire. La sensazione di “già visto” che accompagna molto spesso questi prodotti. Intendiamoci: quando si decide di sfruttare un brand il più possibile, provando a produrre almeno un film l’anno, il risultato è spesso questo. Una serie di prodotti che finiscono per assomigliarsi un po’ tutti, che spesso lasciano l’amaro in bocca allo spettatore meno appassionato. Ne sa qualcosa chi ha provato a godersi i film de I Cavalieri dello Zodiaco. Con questo nuovo film di Pokémon il problema tuttavia non è solo legato al passato dei mostriciattoli di Satoshi Tajiri.

Prima di parlarne nello specifico però dobbiamo cercare di sgombrare il campo da possibili incomprensioni. Il film di Pokémon appena uscito su Netflix non è un brutto prodotto. Anzi, lo standard si mantiene abbastanza solido per tutta la narrazione. La pellicola intrattiene e lascia allo spettatore una miscela di buoni sentimenti, venati da una leggera malinconia. Insomma, quello che hanno sempre fatto i film di Pokémon, sin dal loro esordio in Mew Vs Mewtwo. Specie se siete fan della serie il film è da vedere, soprattutto perché offre anche qualche spunto di novità. Il risultato, tuttavia, è sempre lo stesso: un film che con facilità piacerà ai fan del franchise, ma che difficilmente scalderà il cuore degli spettatori occasionali.

Eppure quella sensazione di già visto non scompare. Anzi, sembra restare ancorata nella mente dello spettatore fino alla conclusione che, questo film, ricorda in buona misura un precedente hollywoodiano piuttosto famoso. Ma vi rimandiamo alla trama per maggiori dettagli al riguardo. Consapevoli che, a quanti amano i Pokémon e da venticinque anni giocano con Pikachu e compagni, tutto questo non farà scemare per nulla il piacere della visione.

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La voce della giungla: nuovi Pokémon leggendari e nuovi segreti

Per i film di Pokémon non è inusuale prendere la storia in maniera “larga”, iniziando a introdurre gli eventi principali senza per questo introdurre i due protagonisti, Ash e Pikachu. In effetti si potrebbe questionare che il duo più noto del mondo Pokémon non siano i veri protagonisti della vicenda narrata in I Segreti della Giungla.

La storia comincia mostrandoci un gruppo di Zarude, mostriciattoli leggendari che governano la giungla spadroneggiando sulle altre specie. La loro routine è quella di andare a raccogliere le bacche nelle varie zone della foresta, lasciando poco a quanti non fanno parte del branco. Il tutto dominando la zona dall’alto, da un gigantesco albero da cui sgorga una fonte miracolosa, capace di sanare ogni ferita.

Tutto questo cambia quando uno Zarude sente il pianto di un neonato nella foresta. Il Pokémon incontra così un bambino dai capelli rossi abbandonato presso un fiume e sceglie di portarlo all’albero sacro del suo branco. Sarà qui che prenderà la decisione di trovare i genitori del piccolo, lasciando i suoi simili e diventando un reietto. Non riuscendo a ricongiungere il piccolo alla famiglia sceglierà di allevare lui stesso il bambino, chiamandolo Koko.

Dieci anni dopo il ragazzo è ormai convinto di essere uno Zarude come il genitore, sviluppando la capacità di comunicare con i Pokémon e diventando una sorta di paciere tra le diverse specie di mostriciattoli. Nonostante il forte legame col padre adottivo, il giovane sente di volere qualcosa di più e non riesce a concepire fino in fondo lo strapotere degli Zarude sugli altri abitanti della giungla. La cosa lo pone in conflitto con il genitore, ma allo stesso tempo lo spronerà all’incontro che metterà in moto gli eventi del film, quello con Ash e Pikachu.

Il dinamico duo del mondo Pokémon vorrebbe attraversare la giungla in cerca di nuove aggiunte per il team, ma lo scontro con un Cramorant testardo li porterà a fare prima la conoscenza della Biotope Company, una misteriosa azienda che cerca la fonte curativa degli Zarude, e poi con Koko. Il ragazzo, ferito, verrà portato al centro Pokémon e rimesso in sesto. Il confronto con la civiltà gli farà capire di non essere uno Zarude, portandolo infine a voler cercare lui stesso le sue origini. Legate, in qualche modo, proprio alla Biotope Company.

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Fatti sentire!

Il film, come detto, cerca di inserire nel contesto delle narrazioni del mondo Pokémon alcune novità poco sfruttate. La prima riguarda i protagonisti, con Ash e Pikachu che mantengono una posizione defilata rispetto a Koko e gli Zarude. Questi ultimi sono più numerosi e presenti di quanto non fossero altri Leggendari e Misteriosi presenti nei film. Ci vengono mostrati come una tribù, con tradizioni, gerarchie e un leader. In questo i Pokémon, per la prima volta, ci appaiono più umani che mai, sensazioni aumentata dalla scelta di farli parlare, senza usare i versi tipici dei mostri di Tajiri. Scelta coraggiosa, che ripaga con un maggiore immersione dello spettatore.

Dall’altra parte si trovano le tematiche inserite all’interno della pellicola. Pokémon: i Segreti della Giungla cerca di approfondire il tema dei legami familiari. Koko e Zarude sono una famiglia e cercano di sostenersi l’uno con l’altro. Ma, come in ogni nucleo familiare che si rispetti, esiste una conflittualità latente e difficile da risolvere. Koko, nel cercare il suo posto nel mondo, è spesso in contrasto con Zarude. Ma è interessante notare come Ash veda in loro padre e figlio proprio nel momento di maggiore discordia tra i due.

Il tema della famiglia, seppur in maniera differente, emerge in diverse parti del film. Persino Ash arriva a ricordare una conversazione con suo padre, cosa più unica che rara, considerato che i riferimenti al genitore del protagonista sono stati quasi nulli in venticinque anni di serie. Nel franchise questo tema era stato sempre preso molto alla larga. Emergeva spesso con la concezione di famiglia allargata, quella composta dai compagni di viaggio e dai Pokémon della squadra. Ma i legami familiari in senso stretto raramente sono il fulcro della vicenda, e che si scelga di dare loro risalto, anche attraverso la conflittualità, appare una scelta coraggiosa.

L’altro filone che emerge nel film è quello ecologista. Che Pokémon sia un brand da sempre improntato sulla simbiosi tra gli umani e la natura, rappresentati dai tantissimi mostriciattoli creati da Satoshi Tajiri, non è certo una novità. Sin dai suoi esordi il brand si è distinto proprio per questa sua idea di base. Pokémon ed esseri umani condividono un legame. Legame che esiste anche tra i Pokémon e il loro habitat.

Ed è qui che per gli spettatori scatta il déjà-vu. Ma potrebbe non riguardare tanto uno dei punti di forza del brand, quanto strizzate d’occhio ad altre produzioni.

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Lo spirito della giungla

Guardare Pokémon: i Segreti della Giungla vuol dire trovarsi di fronte alla sensazione che gli eventi visti sul film non siano molto originali. La tematica del bambino cresciuto dagli animali è un topos letterario vecchio quanto il mito. Basta chiedere lumi a Romolo e Remo, senza bisogno di scomodare Tarzan ed Edgar Rice Burroughs.

Ma non è nella letteratura che sembra consumarsi il “citazionismo del film”. Le fasi avanzate dell’avventura di Koko ci mostrano il ragazzo costretto a combattere contro degli invasori umani, desiderosi di appropriarsi dell’albero degli Zarude, sotto al quale si trova del materiale prezioso per la ricerca della Biotipe. Questo leitmotiv, unito ad alcune scene, come l’unione di tutti gli abitanti della giungla per abbattere il mecha di un invasore umano, finiscono per riportare alla mente degli spettatori altre produzioni. Che non fanno parte del brand dei Pokémon. Qualcosa con degli alieni blu.

Questo, lo ribadiamo ancora una volta, non pregiudica la visione del film in sé, che resta godibile soprattutto per i fan del brand. A tale proposito, è da notare come la scelta del character design e delle animazioni sia rimasta la stessa già vista nell’anime Pokémon Esplorazioni. Uno scoglio importante per chi si era abituato allo stile più maturo visto nel corso dell’ormai lontana Sesta Generazione.

Il vero problema, se vogliamo andare a vedere, è che difficilmente il brand Pokémon, all’interno dei suoi film, riesce ancora a trasmettere novità. I Segreti della Giungla ci prova, e spesso ci riesce. Tuttavia, alla fine, si tratta solo dell’ennesimo film di Pokémon dove troviamo come protagonista un leggendario. Se non siete fan difficilmente apprezzerete il risultato finale. Al contrario, il film potrebbe scatenare negli allenatori di vecchia data un moto di piacere per i passi in avanti fatti. Anche di fronte a qualche citazione di troppo.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.