Tarantino, dopo una carriera memorabile intrisa di passione, sangue e film epici, ha ricevuto, nuovamente, l’affetto dei suoi numerosissimi fan italiani

Prime di ricevere un meritatissimo Premio alla carriera, Quentin Tarantino ha dedicato un po’ di tempo a curiosi, fan e addetti ai lavori, infiammando il palco del Festival del cinema di Roma con il suo umorismo, la sua forza e il suo dinamismo.

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(Riferendosi all’uscita del suo ultimo libro) Rispetto ad universi narrativi come Le Iene o Pulp Fiction, perché è tornato su C’era una volta a Hollywood, andando a rielaborare e approfondire questi personaggi?

In questo caso mi sono trovato nella seguente situazione io sono cresciuto leggendo libri che si basavano su film, erano molto diffusi negli anni 70/80, mi piacevano moltissimo.

Circa 3 anni fa ho iniziato a pensarci e mi sono detto è un genere divertente, mi sono detto “questa è veramente una gran figata, perché non faccio la stessa cosa?” Questo si ricollega a tutto il discorso che faccio all’arte alta e bassa. La mia idea era quella di scrivere i primi capitoli delle Iene, poi è cambiato.

Avevo tantissimo materiale. La ricerca dei personaggi, i loro fatti, notizie approfondite sulla storia, che poi anche se non l’avessi inserito nel film non sarebbe stato un problema. Avrei capito di più dei personaggi. Quel materiale, alla fine l’ho inserito in un libro.

I suoi film hanno fatto e fanno la storia del cinema. Tarantino, ormai, è un termine in questo mondo e il suo approccio è lontano dagli stereotipi del sistema. Sente che ora questa libertà è venuta un po’ meno? Pensa che sia possibile fare ancora film come i suoi in quest’epoca nonostante le numerose polemiche che accompagnano i film?

Credo che sia più difficile, ma non impossibile, basta volerlo e credere nei propri principi senza riflettere troppo se piacerà alla gente. Quando ho fatto Pulp Fiction abbiamo ricevuto grande attenzione dalla stampa, ma come sempre il riscontro dei critici che l’avevano recensito, senza apprezzarlo molto, era stato “è un film divertente sì, ma questo tizio non è nulla di speciale”.

Gesù Cristo! Ho fatto un film su dei gangster, che problema ti crea? Molti anni dopo rileggendo queste recensioni e questi pensieri, mi sono detto che non bisogna essere tristi riguardo ciò. Non bisogna pensarci troppo, basta che il film sia argomento di discussione, ma costruttiva. In un certo qual modo, se uno non se la prende, per quanto magari le critiche non siano lusinghiere, il tuo film deve valer la pena di parlarne. Pulp fiction è stato oggetto di grandi discussioni, e questo vuol dire animare una discussione.
Se ne parla un po’ meno nel tempo, ma arriva ad essere posto sullo scaffale perché è stato un lavoro vitale che è stato apprezzato. Si mette in conto che la gente non lo apprezzerà, una parte eh, ma fa parte del dibattito.

Pulp fiction faceva parte della società quando uscì, la stampa anche se fosse uscito 4 anni dopo, avrebbe avuto lo stesso da ridire. Non è un problema, basta che poi piaccia alla gente e a te.

Qualcuno dei suoi colleghi pensa che il cinema sia morto, è vero che lo streaming lo sta soppiantando? E poi, ci sarà mail il terzo capitolo di Kill Bill?

Dovremo aspettare, è impossibile rispondere ora. Ho una sala a Los Angeles dove ci sono film revival che hanno fatto la storia, e dopo la pandemia abbiamo avuto la sala piena tutte le sere. La gente aveva la voglia di ritornare al cinema dal vivo. Tant’è che ho dovuto comprare anche una seconda sala (ride). Poi magari è un fenomeno a parte.
Se parliamo di film con proiezioni in tremila sale dovremo vedere, ma so una cosa, che sono fortunato per aver fatto C’era una volta a Hollywood nel 2019, siamo stati come un uccello che prova a entrare in una finestra pochi secondi prima che si chiuda la finestra.
Riguardo a Kill Bill, non so quale sarà il mio prossimo film.

Il cinema è una forma d’arte che esiste da così poco in termini di storia. C’è un film che per Tarantino ha più importanza di altri a livello storico?

Cerco di non pensare all’importanza di un film, lo capisco che ogni pellicola avrà una sua importanza, influenzerà, sarà importante, ma non lo so, non ragiono così.

Lei ha spesso cambiato i fatti realmente accaduti nei suoi film, riscrivere la storia, per lei, è consolatorio?
Come sono cambiate le sue priorità diventando padre?

Riscrivere la storia, beh (ride).
Questo avviene mentre scrivo la sceneggiatura. Con Bastardi senza gloria… amo dirlo in italiano, mi piace un sacco, comunque non avevo intenzione di fare questo dall’inizio “ecco voglio cambiare la storia”, ma mi ero messo in trappola da solo e così per uscirne ho deciso di uccidere Hitler (ride). Non ho rimpianti, all’epoca sembrava intelligente e credo sia piaciuto.

Durante alcune interviste mi è capitato di sentire “Lei usa il finale di Bastardi senza gloria in C’era una volta a Hollywood, secondo lei va bene?” se lo faccio io assolutamente! È il mio finale, non potete essere voi a dirmi se è giusto, io posso fare tutto quello che voglio e quante volte voglio perché è roba mia.

Per quanto riguarda essere padre, le mie priorità sono cambiate. Quando è nato mio figlio è stato come se fosse stato fatto apposta ad averlo per la fine della mia carriera e non 10,15 o 20 anni fa e questo va bene.

Per Quentin Tarantino che rapporto deve esistere tra qualità estetica e qualità narrativa?

Interessante. Credo che in fondo non ci abbia mai pensato in questi termini, ma quando scrivo un film, non è mai riguardo al film in sé, non penso allo script, solo al tavolo, il foglio e la penna.
Quello che conta è la qualità narrativa, i personaggi! Loro ad un certo punto prenderanno le redini della storia e loro svilupperanno la narrazione. Potrei ragionare in termini di molte cose, ma la cosa importante sono i personaggi. Quando giro il film le cose importanti sono altre come la fase di preproduzione, le scene, le sequenze di azione. Poi lì, una volta terminata questa fase, inizio ad aggiungere gli elementi cinematografici durante lo sviluppo.

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Tra i suoi personaggi qual è quello con cui andrebbe più d’accordo e quello che odierebbe?

Mi troverei a mio agio con Cliff Burton. Mi piace è simpatico.
Quello che odio è Calvin Candie, ma quello con il quale litigherei maggiormente è Rick Dalton perché è un piagnucolone, ha avuto tutto e non se ne accorge.
Leo scherzava sempre sul set perché tutti si dispiacciono per Rick e poi diceva “[…] non Tarantino, lui lo odia”.

Nei film di Tarantino, spesso, viene cambiata la storia e al pubblico piace. Se lei potesse uccidere qualcuno, sul serio, per migliorare il mondo, chi ucciderebbe, e se invece potesse cancellare un film?

Accidenti che domanda crudele!
Lei sta un po’ scherzando, farò lo stesso, ci giocherò con questa domanda. A me Nascita di una nazione crea tanti problemi, uno dei motivi principali, è che non ha a che fare solo con il razzismo insito, ma ha portato alla rinascita del KKK in America (per l’ennesima volta), dopo tanti anni, e avevano il controllo degli stati del sud. Ci sono tanti ebrei e neri morti in quei 50 anni di terrorismo. Non sarebbe rinato se non ci fosse stato questo film. Se avessimo messo Griffith a Norimberga l’avrebbero trovato colpevole e sarebbe stato processato secondo i principi di quel processo. Io non ucciderei nessuno, sono violenti solo i film di Tarantino, non il regista (ride), ma ci sono persone che se non ci fossero state nella vita non sarebbe stata una grande perdita.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.