Dopo essere stati trasportati nel mondo dei videogiochi di Ralph e Vanellope, il duo più casinista della Disney è tornato per creare scompiglio anche nel web, grazie ad un’avventura geniale e per tutte l’età.
Fortunatamente, dopo aver avuto il piacere di poter vedere in anteprima la pellicola (in Italia dal 1 Gennaio, e a breve potrete leggere la nostra recensione), siamo stati anche alla conferenza Disney nella meravigliosa cornice dell’Hotel De Russie a Roma, per poter parlare con alcuni dei doppiatori del film e con i registi Rich Moore e Phil Johnston.

ralph spacca internet

La prima parte dell’incontro ha visti protagonisti Favij, Serena RossiLaSabri gamer, Francesca Michielin, Nicoletta Romanoff, Melusine Ruspoli e Salvatore Aranzulla, tutte voci di “contorno” rispetto ai protagonisti, ma comunque fondamentali per dar vita ad una piccola meraviglia d’animazione.

Com’è stata questa esperienza e ritrovarsi tutte insieme, come principesse Disney, in questo nuovo mondo?

Serena Rossi: È stato bellissimo ritrovare la mia vecchia Anna (Frozen), che mi era mancata, ma probabilmente tornerà ancora, e poi è bello vederle tutte in una veste diversa. Il film mi ha fatto ridere molto, riflettere e commuovere. Ritrovare tutte le prenicipesse insieme è molto interessante, soprattutto vederle come ragazze indipendenti, autoironiche, che coinvolgono Vanellope nel loro mondo. È stato bello anche condividere questa esperienza con delle giovani colleghe.

Nicoletta Romanoff: Adoro la scena in cui invidiano il vestito di Vanellope e scoprono il vero amore per il pigiama e la tuta, ed è bello vederle offline, nella vita “vera” dove tolgono la maschera. La cosa bella è anche il fatto che queste principesse avranno un ruolo chiave nel film.

Melusine Ruspoli: Per me è stata un’esperienza pazzesca, perché non avevo mai fatto un doppiaggio in vita mia. Lo rifarei subito.

Francesca Michielin: Ho fatto questa nuova esperienza nel mondo del cinema, ed è stata divertente, ma anche molto tosta, perché curare un adattamento non è mai una cosa facile, bisogna rispettare il senso del brano. È bello quando si lavora con i film di animazione, mi sono sentita un po’ come la zia di tutti, perché voglio dare dei messaggi positivi.
La canzone riguarda il videogioco conosciuto da Vanellope e va a parlare del rapporto di amicizia tra Ralph e lei, e di come, delle volte, per dimostrare il bene che si vuole a qualcuno, lo si possa anche “lasciar andare”. Un messaggio bellissimo.

Andiamo agli “internauti”. Voi che conoscete molto di più questo mondo, vi siete ritrovati in questi nuovi ruoli, ma avete trovato una trasposizione realistica di quello che vivete quotidianamente?

Aranzulla: Assolutamente sì. Visto che è per la prima volta in un film si possono vedere chiaramente siti realmente esistenti come Ebay, Google, Amazon, ed è una cosa abbastanza sorprendente. Io ho avuto la possibilità di doppiare un pop-up, una pubblicità che disturba Ralph, ed è stata un’esperienza pazzesca, però tutto quello che viene mostrato è molto vicino al vero.

LaSabri: Noi doppiamo dei gamer, quindi è esattamente quello che facciamo noi. Spesso internet viene rappresentato come una realtà oscura, invece qui si mostra quello che realmente è, ed abbiamo anche trovato tanti messaggi belli. Per me i ragazzini che vedranno questo film riusciranno anche a comprendere degli insegnamenti, qualcosa che anche io sto provando a raccontare.

Favij: Sì, i nostri personaggi ci rispecchiano moltissimo, e ritrovarci a doppiare delle figure che sono esattamente cucite addosso a noi ci agevola, visto che parliamo di qualcosa che trattiamo ogni giorno. Quando abbiamo visto il doppiaggio finale, siamo stati veramente soddisfatti.

Durante la pellicola, dopo una serie di avventure, Ralph si ritrova davanti ad un po’ di commenti negativi, a testimonianza che ci sono tante possibilità positive in questo mondo, ma spesso, e purtroppo, si può incorrere anche nel fenomeno del cyberbullismo.

Aranzulla: Sì, purtroppo internet ha dato la possibilità a tutti quanti di pubblicare tutto, anche delle sciocchezze o delle cattiverie. Quando si posta qualcosa sui social spesso e volentieri, vicino ai commenti positivi trovi anche quelli negativi e di odio, e questa è una tematica vera che appare nel film. Io personalmente adotto la filosofia di cancellare e bannare le persone che pubblicano questo genere di commenti, e faccio da auto censore.

Domanda per Serena Rossi: Hai doppiato già delle principesse e volevo sapere di più della tua passione per questo mondo. Mentre da Salvatore vorrei sapere se quando è stato contattato ha googlato “come si fa a doppiare”.

Aranzulla: Certo, quando ho un problema con la tecnologia vado sempre su google e finisco puntualmente sul mio sito, e quando ho ricevuto questa proposta da Disney ho imparato a doppiare direttamente tramite ricerca su internet.

Rossi: Il doppiaggio è un mestiere difficile, spesso anche più dell’attore, ma quando sono andata a fare il provino per Anna mi sono ritrovata in un ambiente che mi affascina tantissimo. Doppiare l’animazione forse è più semplice di poter doppiare un attore in carne ed ossa, perché puoi dare vita al personaggio. Questo è bellissimo anche perché con il mio bimbo guardiamo i classici Disney, ed è incredibile vedere come da bambino ricevi determinati messaggi e da adulta ne percepisci altri.

Qual è il vostro rapporto con Disney e i film d’animazione? E per Salvatore, come ti sei rapportato con un personaggio che paradossalmente è un tuo nemico?

Aranzulla: Sì interpreto un personaggio che anziché aiutare, ti infastidisce ed è emozionante poter ascoltare la propria voce in un cartone animato. La pubblicità, vorrei fare una premessa, sul web non è sempre così, ci sono alcune che sono invasive attraverso pop-up, mentre altre sono sane e aiutano a finanziare l’editoria online e quindi rappresenta un “male” necessario.

Michielin: Ci sono dei film Disney che mi hanno segnato per sempre e uno di questi è Mulan, che va a sdoganare la figura classica della principessa. Lei è sempre stata cazzuta e ed è sempre stata un bell’esempio da seguire per me.

Romanoff: Il mio rapporto con Disney è sempre stato stretto, avendo quattro figli. Praticamente non appena ho smesso di vederli io, hanno iniziato loro, e ammetto che quando guardo Tarzan mi metto a piangere sin dalla sigla. Quando è nata la mia prima figlia femmina siamo andate poco dopo a Disneyland e probabilmente è stato un momento più emozionante per me che per lei.

Ruspoli: Da piccola i miei genitori me li facevano vedere sia per farmi imparare l’inglese che per insegnarmi i valori di amicizia ed amore che li caratterizzano, e li farò senza dubbio vedere anche ai miei figli in futuro. Io nel film ho interpretato la principessa Jasmine e in lei mi ci sono sempre rispecchiata. Sono una principessa moderna, per me tutte le ragazze sono principesse e come lei devono avere la forza ed il coraggio di portare avanti i propri sogni.

La parola è passata in seguito al premio Oscar Rich Moore e a Phil Johnston (entrambi autori e sceneggiatori di Zootropolis).

Nel momento in cui avete dovuto dare una personificazione di tutto ciò che esiste nel web, come avete reso “fisici” questi grandi “luoghi” come Amazon o Twitter?

Moore: L’idea di personificare internet nasce, in fondo, dal primo film. Certamente internet è stato molto più complesso perché è esageratamente astratto ma, parlando con degli esperti, abbiamo compreso che questo mondo è molto più tattile. Abbiamo pensato ad una città antica, come Roma, con il centro storico che ha palazzi come Google, mentre le cose più recenti si allargano pian piano.

Johnston: Abbiamo strutturato la città di Roma, e come una lasagna l’abbiamo posta a strati; nel fondo troviamo il deep web e i siti meno frequentati, e sulla superficie ciò che è più noto.

Rich Moore, partendo dai tuoi esordi avresti mai immaginato di arrivare ad livello di animazione simile? E secondo te dove si potrà arrivare in futuro?

Moore: Non era immaginabile in passato, il balzo in avanti è stato imprevedibile. Riusciamo a mettere milioni di personaggi e di veicoli in una singola sequenza, tant’è che non so minimamente dove potremo arrivare. Tra l’altro è sia eccitante da un lato, sia inquietante dall’altro, ma questo era il sogno di Walt Disney: voler dar vita ai suoi personaggi.

Qual è stata la cosa più difficile da realizzare?

Johnston: Tutto. Il mondo di Internet è talmente vasto ed in continua espansione, anche ora che stiamo parlando, che era una vera impresa. Siamo partiti da una storia semplice ed importante che si basa sull’amicizia, un tema che sarà sempre attuale ed universale, impossibile da sovrastare dalla grandezza del web. Se la storia avesse funzionato tutto avrebbe retto di conseguenza.

Osservando il modus operandi della Disney, quasi infallibile, come si fa a trovare lo spazio per potersi esprimere? È come giocare per il Real Madrid, bisogna vincere per forza. Come si gestisce questo stress?

Moore: Dovete capire che c’è un gruppo immenso, abbiamo gestito 600 persone durante la produzione di questo film, e può sembrare difficile poter mettere il proprio punto di vista, ma il fatto è che tutto arriva dopo. All’inizio io e Phil abbiamo un’idea, ci lavoriamo sopra per almeno un anno e questa idea diventa la preziosissima merce che cerchiamo di portare avanti fino ad arrivare a creare il film. Il prodotto finale è come un pacco con al proprio centro un cuore ideato da noi.

Johnston: Per quanto riguarda la pressione, noi cerchiamo sempre di non pensarci, ma è ovvio che lavorare per uno studio che porta in dote una serie di film leggendari non è facile. La cosa divertente è che spesso i personaggi dei nostri film sono degli outsider, e noi siamo come loro, due personaggi un po’ curiosi e strani che provano a realizzare quello che desiderano.

La scena delle principesse che ci ha affascinato profondamente. Come siete riusciti a crearla?

Moore: Sostanzialmente è una stanza piene di dive, che fortunatamente per loro hanno degli ottimi agenti. Era come tirare fuori personaggi grandissimi della storia del cinema ed unirli in un’unica scena. Per noi è stata una grande fortuna perché poter avere insieme tutte le principesse della storia è un privilegio che solo la Disney poteva permettersi, ed inizialmente era nato come uno scherzo, per poi farlo seriamente. All’inizio non capivamo quanto potesse essere importante, ma l’aver unito la principessa che vedeva mia madre, con quella che ho visto io e quella che ha visto mia figlia è una cosa speciale.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.