Record of Lodoss War: Deedlit in Wonder Labyrinth è il nuovo metroidvania con protagonista Deedlit sviluppato da Ladybug, e non dovete perdervelo

Nel 2021 parlare di metroidvania sta un po’ diventando ridondante: ne escono talmente tanti che è difficile individuare cosa vale davvero la pena provare. Record of Lodoss War: Deedlit in Wonder Labyrinth era un cavallo su cui era file puntare dal momento che il team responsabile, Ladybug, si era già distinto per l’ottimo Touhou Luna Nights e che il materiale di partenza è notoriamente un classico tra gli anime fantasy. Inoltre, essendo stato già disponibile in accesso anticipato, avevamo già potuto vedere come Deedlit in Wonder Labyrinth stesse venendo su più che bene.

Ora che ho potuto provare il gioco completo non posso che confermare le prime impressioni e la stima nei confronti del team di sviluppo: Record of Lodoss War: Deedlit in Wonder Labyrinth è un metroidvania fantastico, che ha come unico neo una durata piuttosto risicata (ma è davvero un difetto?).

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La trama si inserisce nella continuity de Le Cronache della Guerra di Lodoss, ed è effettivamente difficile coglierne le sfumature se non ha dimestichezza con l’opera madre. Non che sia realmente un problema, perché l’aspetto narrativo rimane piuttosto marginale dell’economia del gioco se non gli si vuole prestare attenzione. Deedlit in Wonder Labyrinth è perfettamente godibile anche senza aver mai visto un episodio dell’anime, tanto è ben costruito il gameplay e affascinante l’ambientazione. D’altra parte è però è assolutamente impossibile capire cosa succede qualora non si conoscano già i personaggi che andremo a incontrare.

Si parte con Deedlit, l’elfa coprotagonista di Record of Lodoss War, che si sveglia in un posto sconosciuto. Non le è chiaro cosa succede, ma presto riesce a intravedere Parn e cerca di seguirlo. Tutto il racconto viene costruito attorno allo spaesamento della protagonista e il susseguirsi di personaggi già incontrati “nelle puntate precedenti”. Ma cosa succede? Dove si trova Deedlit, e perché incontra figure che si era lasciata alle spalle?

Se la narrazione è un ottimo plus per i conoscitori di Record of Lodoss War, il vero piatto forte del gioco è però il gameplay, in apparenza sovrapponibile a quello di Castlevania: Symphony of the Night, ma in realtà forte di un’identità propria e di meccaniche peculiari ben affinate e perfettamente sviluppate nelle sole 5-6 ore necessarie a completare il gioco.

La struttura di base è quella classica del platform action RPG: si esplora un’ampia mappa interconnessa, si uccidono i mostri che si incontrano, si scovano segreti, si abbattono boss, si trovano nuove abilità ed equipaggiamento e si continua ad avanzare. Il sistema di inventario anche è estremamente semplice: si può scegliere che arma bianca impugnare e che arco. Ognuna di queste ha diverse statistiche in velocità e potenza, ma non mancano armi con twist particolari, come archi che sparano tre frecce o spade che ricaricano la salute. Se qualche arma è trovabile per strada, la maggior parte di quelle migliori sono nascoste nei meandri della mappa o necessitano il completamento di sfide aggiuntive.

Le armi, le magie segrete e i pochi power up che è possibile trovare, sono anche fondamentalmente le uniche motivazioni di backtracking del gioco, che altrimenti procede in maniera piuttosto lineare mantenendo l’avventura snella e asciutta. Chiaramente non ci troviamo di fronte a un qualcosa di enorme e complesso come un Hollow Knight, ma a un metroidvania più piccolino che guarda ai classici del genere e restituisce un approccio più arcade. La maggior parte del tempo infatti la passeremo ad avanzare e ad abbattere mostri, con qualche puzzle ambientale nel mezzo e i classici boss, che meritano qualche riga a parte.

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Nonostante la complessiva facilità del gioco, e quindi anche delle boss fight, c’è da osservare come i combattimenti siano estremamente piacevoli e ben costruiti, soprattutto quando si tratta dei nemici più grandi. Record of Lodoss War: Deedlit in Wonder Labyrinth fa un ottimo lavoro nel differenziare il bestiario in così poche ore, e dà il meglio di sé durante gli scontri con boss, che soprattutto in alcuni casi di cui non vi parlerò lasciano quasi a bocca aperta per realizzazione tecnica (ci torneremo) e per moveset. Come da tradizione nel genere infatti ogni boss ha i suoi specifici movimenti da imparare per evitare di essere colpiti. Ladybug ha differenziato benissimo anche le battaglie per renderle di volta in volta uniche (e per strizzare l’occhio ai fan della serie madre), ma la difficoltà tarata verso il basso del gioco non spinge il giocatore a perfezionarsi più del necessario.

Sarebbe certamente stato utile un selettore di difficoltà per permettere a chi ha più familiarità con il genere di trovare pane per i suoi denti, ma non posso negare che le 5-6 ore che ho trascorso in compagnia di Deedlit sono corse via in maniera piacevolissima e scorrevole anche perché ho incontrato pochi blocchi, e l’unico picco di difficoltà vero mi ha anche fatto storcere la bocca (mi ero abituato “bene”…).

C’è però un elemento di novità che Record of Lodoss War: Deedlit in Wonder Labyrinth introduce, e che sembra mutuato da un altro classico giapponese: Ikaruga. Fin dai primi minuti entreremo in possesso di due spiriti – di aria e di fuoco – che potremo alternare in qualsiasi momento della partita. Rappresentati dal colore azzurro e dal colore rosso, lo spirito attivo ci permetterà di assorbire i colpi nemici del colore corrispondente, e infonderà l’arma dell’elemento relativo. Questo apre a scenari noti a chi ha giocato forse il miglior gioco di Treasure nei quali bisognerà valutare se assorbire i colpi avversari o rischiare di essere colpiti per infliggere danni maggiori, ma non solo, perché il sistema non si limita a questo: colpendo gli avversari si caricherà la barra dell’elemento opposto, che una volta raggiunto il livello massimo curerà lentamente Deedlit, fino a che non si viene colpiti. È così necessario pensare quando cambiare spirito per curarsi, e decidere con quale spirito attaccare per tenere sempre al massimo le barre in modo da avere qualche possibilità di cura.

Un sistema sulla carta semplice, che ha però diverse implicazioni di gameplay che incredibilmente vengono espresse benissimo in così poche ore, e fanno pensare a cosa potrebbe fare Ladybug se puntasse a opere più grandi. Non che sia necessario, perché il team a dimostrato di aver trovato una dimensione tutta sua in cui riesce ad esprimersi benissimo, ma da giocatore spesso quando una cosa mi esalta ne vorrei ancora di più.

L’ultimo punto di cui è necessario parlare è poi l’eccellente tratteggio del mondo di gioco, reso in una pixel art tra le più belle degli ultimi anni. Bellissimi gli scenari, le scelte cromatiche e l’utilizzo di elementi tridimensionali mescolati in modo praticamente indistinguibile con gli elementi 2D. Bello tutto, veramente, ma le sprite sono spesso di un altro mondo. Se l’animazione della camminata di Deedlit è quella di Alucard, ci sono tanti piccoli dettagli che stupiscono quando li si nota. Un esempio su tutti: ho trovato uno spadone che colpisce con una parabola. Quando il colpo atterrà e Deedlit segue la spada con il corpo finendo con il viso verso il suolo, i capelli seguono con una naturalezza inimmaginabile per una manciata di pixel il suo movimento, cadendole sulla fronte. Ci sarebbero tantissimi dettagli da notare, come il mantello che segue la forma della spada nel fodero o le frecce tenute nella mano destra mentre si mira con l’arco pronte ad essere incoccate, ma lascio a voi il piacere.

Record of Lodoss War: Deedlit in Wonder Labyrinth è quindi un metroidvania realizzato con una perizia incredibile, che non ha una virgola fuori posto e fondamentalmente eccelle in tutto quello che si prefige. Bellissimo da vedere e da ascoltare, ma soprattutto inappuntabile sotto il profilo del gameplay grazie a poche idee ben chiare ben sviluppate. La dinamica dei due spiriti à la Ikaruga è poi la ciliegina sulla torta, e aggiunge quel quid in più che rende il gioco irrinunciabile, anche se odiate l’opera originale.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.