Drammi, amori e misteri

Dopo l’invasione cinematografica, i fumetti stanno saldamente colonizzando anche il mondo delle serie TV. A ricordarci che neanche gli americani vivono di soli supereroi, arriva Riverdale, serie CW che riprende i personaggi degli storici Archie Comics.

Riverdale sembra però discostarsi dall’atmosfera spensierata che contraddistingue l’opera di partenza e gli adattamenti finora arrivati da noi, come il cartone animato Zero in condotta che alcuni di voi ricorderanno per la sigla cantata dall’immancabile Cristina D’Avena. Distribuita da Netflix, la serie ambienta le tipiche vicende del teen drama in un contesto più cupo e disincantato rispetto alla sdolcinatezza del prodotto originale. Questo scenario malinconico e a tratti inquietante regala al pubblico un insolito e interessante pilot in cui, scomodando un pilastro della cultura seriale, ci domandiamo “Chi ha ucciso Jason Blossom?”.

Archie, ma non troppo

Chi conosce le avventure di Archie e dei suoi amici non potrà che rimanere sorpreso dal prologo. Diversamente dalle aspettative, la scena si apre con una morte misteriosa, filo conduttore delle vicende future, narrata da una voce fuori campo che strizza l’occhio ai contesti tipici del noir. Il plot mistery si intreccia con trame più adolescenziali, che introducono i personaggi e le loro relazioni.

Archie, Betty e Veronica sembrano saltare fuori dalle pagine del fumetto e, pur risultando decisamente più “umani” della loro versione cartacea, non riescono a scrollarsi di dosso gli stereotipi adolescenziali che insidiano questo tipo di prodotto dai tempi di Beverly Hills 90210, diventando a tratti parodia di sé stessi. Archie Andrews, il protagonista, si trova ad affrontare il secondo anno di High School senza saper scegliere tra la carriera nel football e la neonata passione per la musica. Betty Cooper è la tipica ragazza della porta accanto, studentessa modello, in perenne conflitto con la madre, amica da sempre di Archie e palesemente innamorata di lui. Veronica Lodge è una ragazza di buona famiglia costretta a rifugiarsi a Riverdale con la madre dopo uno scandalo e, pur decisa a diventare una persona migliore, scatenerà il panico nella vita dei due ragazzi.

Anche i personaggi secondari sono limitati dalla loro dimensione macchiettistica: l’odiosa cheerleader, l’amico gay, la professoressa avvenente, si presentano in questi primi 40 minuti di programmazione poco più che come semplici pedine da muovere sulla scena. Tuttavia possiamo sperare che nei dodici episodi che restano di questa prima stagione, anche loro riescano a uscire dagli schemi e guadagnare tridimensionalità.

Molte delle nostre aspettative sono riposte in Cheryl Blossom, deus ex machina delle sottotrame adolescenziali ma vero personaggio cardine del lato “Twin Peaks” della narrazione. Al momento, però, il premio per il personaggio più interessante lo conquista Jughead Jones, interpretato da Cole Sprouse, uno dei gemelli della serie Disney Zack & Cody al Grand Hotel. Schivo e solitario, suo è il ruolo di narratore della vicenda, oltre a essere decisamente uno dei personaggi che più si discostano dal proprio alter-ego di carta.

Al timone della serie troviamo Roberto Aguirre-Sacasa, attuale Chief Creative Officer di Archie Comics, che forse conoscerete come co-produttore e sceneggiatore di Glee. L’influenza della famosissima serie FOX è forte in Riverdale, la cui colonna sonora spicca positivamente, senza arrivare agli eccessi del musical.

Cosa ci piace?

La narrazione è dinamica e coinvolgente, i personaggi sono sorprendentemente carismatici e il cliffhanger finale invoglia ad andare avanti. La regia, pur non eccelsa, è pulita. Anche la fotografia fa il suo dovere: si passa dai colori brillanti delle situazioni ordinarie a una scala cromatica più spenta nelle situazioni particolarmente drammatiche. La scrittura di buon livello e la cura nel trattare il mistero senza risultare stucchevoli e irrealistici sono tutti punti a favore della serie.

Cosa non ci piace?

La storia non brilla certo per originalità, riprendendo i cliché dell’adolescenza, dai giochi di potere tra cheerleader al ballo della scuola, e presentando elementi visti e rivisti. Se siete amanti del teen drama potrebbe essere la vostra nuova serie preferita, ma in caso contrario potreste trovarlo piacevole come un calcio nelle rotule. Il fil rouge che collega questa serie ai vecchi fumetti Archie, inoltre, è molto sottile, operazione molto buona per le nuove generazioni, ma che potrebbe infastidire alcuni fan della prima ora.

Continueremo a guardarlo?

Sì, per ora. La serie sembra promettere bene: la storia è intrigante e i personaggi interessanti. Se non scivolerà definitivamente nei canonici stereotipi si prospetta una buona o addirittura ottima visione, a seconda dei vostri gusti. Insomma, i buoni propositi ci sono tutti, ma verranno rispettati? Lo scopriremo nelle prossime puntate.

 A cura di Erika Pezzato