Saturnalia ci porta in un piccolo paese della Sardegna su cui aleggia un’antica maledizione e molti destini si incrociano

rano un po’ di anni che aspettavamo Saturnalia. Avevamo già provato il gioco in anteprima un anno e mezzo fa, e con l’occasione avevamo avuto anche il piacere di intervistare il Director del gioco Pietro Righi Riva. L’aspettativa era tanta anche perché raramente dei giochi di produzione italiana riescono a portare con loro veramente un po’ della nostra cultura. Non è una questione di campanilismo o di attaccamento alle proprie radici, semplicemente sarebbe interessante vedere sullo schermo qualcosa di diverso dal semplice “essere ambientato in Italia”. Santa Ragione, lo studio responsabile di Saturnalia, c’era già riuscita con l’ottimo Wheels of Aurelia che raccontava gli Anni di Piombo attraverso un racconto on the road eccezionale, ed ecco spiegato perché una loro nuova opera ambientata in Sardegna aveva suscitato ottime aspettative.

Aspettative che, chiarisco subito, non sono state tradite. Saturnalia infatti riesce a unire suggestioni tipiche del folklore sardo con una struttura roguelite e le meccaniche del survival horror, in maniera naturalissima. C’è anche una spruzzata di gioco da tavola per come si comporta il paesino quando incontriamo il game over, ma ci arriveremo.

In Saturnalia veniamo messi in principio nei panni di Anita di ritorno a Gravoi, paese dove ha vissuto per anni per questioni lavorative e nel quale ha conosciuto Damiano, da cui aspetta un figlio. Il suo ritorno coincide proprio con la festa del paese, la festa di Santa Lucia, così al nostro arrivo Gravoi è deserto perché tutti si trovano alla messa dedicata alla patrona. Anita torna a casa, prepara le valige nell’attesa di poter andare a parlare con Damiano e nel frattempo scende la notte.

Quello che Anita i suoi compagni all’interno di un incubo non sanno è che Gravoi quella notte, come tante altre notti prima, si trasformerà nel terreno di caccia di una creatura. Fuggire dalla città sembra impossibile, e ancora più complesso sembra riuscire a sbrigare tutte le questioni rimaste in sospeso e, perché no, impedire alla creatura di tornare negli anni a venire.

Se l’incipit narrativo è piuttosto canonico, è molto interessante scoprire le vicissitudini dei vari personaggi che abitano Gravoi, siano essi residenti lì da una vita o tornati per questioni irrisolte. L’orrore di Saturnalia funziona perché si mescola alla tradizione sarda in maniera naturale, ma non solo, perché tocca tematiche importanti della storia della regione come la questione dei minatori.

È importante notare come – intelligentemente – Santa Ragione abbia deciso di non parlare di un paese specifico o di una tradizione specifica, ma abbia cercato di amalgamare diversi spunti; la Sardegna, infatti, ha usanze e costumi molto diversi anche tra paesi che distano pochi chilometri, e inquadrare tutto all’interno di una “sola tradizione” sarebbe stato problematico. D’altra parte, avanzando nella storia scopriremo in quale zona della Sardegna Gravoi si colloca, così da avere un riferimento almeno per quei costumi di più ampio utilizzo.  

Tra maschere, martelli da accabadora, statuette, icone religiose e architetture è veramente difficile non riconoscere un raffinato lavoro di ricerca in grado di restituire una costruzione verosimile di una Sardegna possibile, seppure non fedele in modo specifico.

Si è detto delle architetture: castello, miniere, chiesa e altri punti di interesse sono certamente l’aspetto più evidente della costruzione di Gravoi, che però diventa labirinto grazie alle sue stradine intricate. Anche a fine gioco non ero assolutamente in grado di orientarmi senza consultare le mappe sparse agli angoli delle strade (dalle quali i personaggi possono appuntarsi a mente il percorso da seguire), riuscendo sempre in qualche modo a perdermi soprattutto quando la creatura con il suo accogliente suono di campanelli decideva di inseguirmi.

Come se non bastasse la città, effettiva co-protagonista del gioco, cambia ossatura ogni volta che si incontra il game over. Grazie al supporto di Horrible Guild e del suo fondatore Lorenzo Silva Saturnalia ha un sistema mutuato dai giochi da tavola grazie al quale la città mischia le sue componenti a ogni morte dei personaggi, presentandosi quindi diversa.

Non si perdono gli oggetti raccolti o gli indizi sbloccati, vero core dell’esperienza, ma vedersi cambiate anche quelle poche stradine in cui si era in grado di orientarsi finalmente aggiunge un layer di tensione non indifferente.

Il fatto che gli altri elementi rimangano statici significa che il gioco non sfrutta la sua componente “rogue” per proporre una grandissima rigiocabilità, quanto per aumentare l’immersione e l’atmosfera surreale che permea l’avventura. Cionondimeno è possibile completare Saturnalia senza aver risolto tutte le quest, o senza aver salvato tutti i personaggi e quindi ricominciarlo cercando il completismo.

Data la staticità degli indizi e degli step da compiere per completare l’avventura, il mio consiglio è quello di disattivare il più possibile gli aiuti dal selettore di difficoltà in modo da essere il meno guidati possibile nell’esplorazione, così da dare ancora più spessore alla città che cambia continuamente e allo spirito investigativo dell’avventura.

Perché in fondo, tolta la scarsità di risorse tipica del survival horror che a un certo punto del gioco inizierà a farsi sentire in maniera piuttosto preponderante, lo spirito che ci muove nel giocare a Saturnalia è quello dell’investigatore (sovrannaturale) che cerca di scoprire segreti e misteri nascosti sotto il tappeto, siano essi relativi alla nostra famiglia o ad antichi rituali tipici di Gravoi.

A far da complemento a tutto questo c’è un’art direction eccezionale che rimanda al fumetto grazie a un particolare trattamento grafico e all’utilizzo di tecniche di animazione che riportano alla mente il rotoscoping, unita a una colonna sonora veramente efficace.

Mi rendo conto di essere stato un po’ parco di dettagli in questa analisi, ma volevo veramente evitare qualsiasi tipo di spoiler per un’avventura che ci vuole portare all’interno di un contesto culturale tutto da esplorare per risolvere un antico mistero.

Saturnalia è un gioco che in fondo mi sentirei di consigliare a tutti, soprattutto al lancio visto che nella prima settimana sarà gratuito su Epic Games Store (ma uscirà anche su console). Sono sicuro che dopo aver sentito i brani della colonna sonora supporterete il team almeno acquistando la soundtrack, anche avendo ricevuto gratuitamente il gioco.  

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.