Scarlet Nexus: in un mondo dove il cervello è diventato il centro tutto, l’uomo si sarà davvero evoluto?

Quando si gioca a tantissimi videogiochi per lavoro può capitare di sviluppare qualche preconcetto e la presunzione di intuire fin da principio dove un gioco andrà a parare. È quindi fondamentale -quando qualcosa che ci si rende conto di aver inizialmente approcciato con pregiudizio riesce a smuovere le convinzioni che ci si era costruiti- capire l’errore inconscio che troppo spesso si compie. Scarlet Nexus si presta bene come caso di questo tipo perché presenta un po’ tutte le caratteristiche del solito ARPG anime fantascientifico. Una volta completato però ci si rende conto che, nonostante il gioco presenti una struttura e degli elementi già visti, il valore complessivo dell’opera è ben maggiore della somma delle singole parti, e che la mancanza innovazione non è necessariamente un male quando le carte a disposizione vengono giocate così bene.

Eppure Scarlet Nexus ha il variegato cast di protagonisti tipico degli anime shōnen e dei giochi che in questo tracciato si muovono, gli elementi dating sim, gli oggetti che modificano l’estetica dei personaggi, i costumini e quasi qualsiasi cosa abbiate già visto. Ha anche già una serie anime ancora in corso, che interagisce con il gioco con dei codici nascosti negli episodi che sbloccano side-quest.

Ma Scarlet Nexus ha anche dei personaggi ben scritti che instaurano rapporti interessanti tra loro, una storia piena di colpi di scena che tocca o suggerisce temi importanti e un ottimo sistema di combattimento che si appoggia come da tradizione di Persona sui rapporti costruiti sui personaggi. In prospettiva getta anche le basi per un universo narrativo con potenzialità enormi che sarebbe bellissimo vedere esplorato in futuri sequel o in altri media, cosa assolutamente prevedibile visto che Bandai Namco è un po’ la regina sotto questo ultimo punto di vista.

Scarlet Nexus recensione

Siamo nel futuro, e la terra ha a che fare da tempo con un gruppo di invasori sconosciuti chiamati Estranei. Gli esseri umani hanno nel frattempo raggiunto un nuovo stato evolutivo grazie al quale il cervello si è potenziato, sviluppando superpoteri. La società si è quindi adattata a questa nuova situazione, sviluppandosi per sfruttare appieno le nuove possibilità per affrontare la nuova minaccia.

Il mondo che conosciamo in Scarlet Nexus ha il sapore del cyberpunk, con le città controllate da super computer a cui gli umani sono tutti connessi, mentre gli ologrammi erogano pubblicità su ogni palazzo e i media sono onnipresenti per raccontare le gesta dei soldati, i nuovi eroi.

L’impianto estetico del gioco è potente e veicola un’atmosfera opprimente nonostante i grandi viali. Si sente la presenza di uno stato forte in cui tutti sono controllati. La città è rappresentata come una smart city in cui gli ologrammi funzionano anche da vincoli all’attraverso pedonale. La tecnologia che collega tutti, che permette di inviarsi messaggi con il pensiero, permette legami istantanei tra le persone ma le pone anche costantemente sotto lo sguardo vigile dello stato. I Corvi – così vengono chiamati i giornalisti nel gioco – controllano i droni e raccontano l’andamento dei combattimenti con gli Estranei in tempo reale sui megaschermi olografici che puntellano le città. L’eroismo dei giovani ragazzi che combattono è in streaming, ma lo è anche la morte delle persone coinvolte negli scontri.

Il cervello umano è al centro di tutto: oramai potenziato può fare cose incredibili, ed è anche connesso con “un internet” che pervade ogni aspetto della vita, ma la società non ha smesso di essere meschina per questo, e il Potere si comporta come si è sempre comportato. Il mondo di Scarlet Nexus ci appare infatti diviso nel peggiore dei modi, con delle famiglie facoltose ai vertici sia del potere che del sistema economico e il resto della società ai loro piedi.

Scarlet Nexus recensione

Su questo si innesta una riflessione sui rapporti sociali, espressi anche e soprattutto nelle fasi dating sim. Se è vero che tutti sono connessi a livello celebrale, che valore hanno queste relazioni? Sono le stesse che è possibile instaurare vis-a-vis? I nostri lo scopriranno, costretti a vivere a contatto e a contare solo gli uni sugli altri.

Ovviamente questi spunti e queste riflessioni non prendono mai il carattere e il peso di un’analisi sociale a tutto tondo, e nonostante servano a costruire (bene) sui cliché dell’animazione giapponese e di un certo tipo di fantascienza hanno anche la funzione di dare tridimensionalità e struttura a quello che altrimenti sarebbe stato l’ennesimo racconto di genere nel videogioco.

La struttura e il tono del racconto sono infatti quelli dello shōnen, dove il potere dell’amicizia vince su tutto e i colpi di scena sono assolutamente al centro assieme alle mazzate. È però necessario notare come Scarlet Nexus riesca a tenersi in piedi mantenendo un difficile equilibrio tra la necessità di raccontare a un pubblico specifico attraverso il linguaggio videogioco e la volontà di dire qualcosa di più rispetto a quanto non si fa solitamente in prodotti di questo tipo.

Infatti Scarlet Nexus è un Action RPG piuttosto canonico, con una struttura piuttosto canonica: si esplorano dei dungeon mediamente lineari, si picchiano gli estranei e si guardano le cutscene che danno corpo al racconto. Nel frattempo si raccoglie esperienza utile a fare level up e sbloccare snodi nello skill tree, si acquista equipaggiamento più forte e, nelle fasi di attesa tra un capitolo e l’altro, si esce con gli altri personaggi del team per approfondire il rapporto e la lore del gioco, sbloccando anche abilità utili in battaglia.

Se non possiamo non notare che le mappe da esplorare sono un po’ pochine e un po’ troppo lineari e che il design dei nemici è pazzesco, è impossibile non mettere l’accento sull’ottimo sistema di combattimento che prende corpo piano piano, esplodendo in tutte le sue potenzialità nelle ultime battute del gioco. Facciamo però prima un passo indietro.

Scarlet Nexus ha due protagonisti, a ognuno dei quali è dedicata una campagna separata che mostra le vicende da punti di vista diversi. Le due campagne hanno comprimari diversi, ognuno con il suo potere peculiare. Se affrontare il gioco due volte è consigliato per godere al meglio della trama, è vero anche che le reali potenzialità del combat system si vedono soltanto verso la fine, quindi si ha il roster completo di personaggi e quindi di abilità a disposizione.

Oltre alle classiche combo e alle capacità telecinetiche dei protagonisti infatti è possibile richiamare in ogni momento di gioco un compagno a compiere un attacco, oppure utilizzarne l’abilità. A seconda del tipo di nemici e di situazioni diventa così necessario sapere quali abilità utilizzare e in che modo, trasformando gli scontri in una serie di combo e abilità che rendono lo studio degli Estranei e del campo di battaglia assolutamente necessario per non venire uccisi anzitempo.

Una volta che tutte le carte sono sul tavolo quindi Scarlet Nexus fa uscire tutta la sua anima RPG, e se è vero che saper schivare e picchiare rimane assolutamente fondamentale, essere a conoscenza delle proprie possibilità e dei punti deboli dei nemici lo è ancora di più. La frenesia degli scontri infatti non diminuisce mentre le cose da tenere sotto controllo aumentano, restituendo in definitiva uno dei sistemi di combattimento più interessanti all’interno del genere negli ultimi anni.

Sbavature, come l’eccessiva ridondanza dei dungeon e alcune fasi eccessivamente diluite, e esagerazioni da anime a parte, Scarlet Nexus è un gioco che conosce il suo posto, le sue possibilità e i suoi punti di forza. Riesce a unire molto bene la sua anima Action RPG con una narrazione forte, scrivendo bei personaggi e un mondo di gioco con un potenziale molto grande, suggerendo infine temi certo non rivoluzionari ma ben accetti in una produzione di questo tipo. C’è poi un’art direction molto ispirata, con un design degli avversari di ottimo livello e una costruzione cyberpunk con un’identità orientale marcata e apprezzabile. Non di sole spadate si vive, e Scarlet Nexus ha trovato un buon equilibrio, risultando sicuramente uno dei prodotti Bandai Namco non su licenza migliori degli ultimi anni.

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Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.