Sex Education 2 coinvolge anche gli adulti, ma non risolve i problemi della stagione precedente

Sex Education 2 è uno dei prodotti che hanno generato maggior attesa in questo inizio di 2020. La serie originale Netflix ha infatti colto nel segno con la prima stagione, raccogliendo ingenti consensi tra i critici e creando intorno a sé una fanbase solida e numerosa. Le (dis)avventure dello psicologo del sesso improvvisato Otis e della sua assistente/cotta Maeve riportano tutti i crismi dei teen drama di successo: amore impossibile tra i due protagonisti, personaggi di contorno simpatici e tutt’altro che complessi, relazioni variegate e momenti imbarazzanti.

L’elemento più importante di Sex Education 2, come del resto della sua prima stagione, è però il sesso, o meglio la sua scoperta. È intorno a esso che ruotano tutte le vicende vecchie e nuove. Purtroppo, però, combinare i teen drama nella loro veste più tradizionale con la trattazione di un argomento che per molti è ancora tabù non basta per fare di una serie televisiva un prodotto eccellente.

Sex Education 2: le nuove linee narrative

Sex Education 2 riparte esattamente da dove si era conclusa la prima stagione. Otis ha finalmente superato quello che scoprirà essere solo il primo dei suoi problemi in ambito sessuale: ora riesce a masturbarsi. L’intento degli sceneggiatori sembra però quello di allargare il focus narrativo includendo gli adulti in misura maggiore rispetto al passato, come dimostrano alcune delle nuove linee principali.

Le due cliniche

All’inizio della prima stagione Otis e Maeve erano due completi estranei che probabilmente non si sarebbero mai parlati, se non fosse stato per la clinica sessuale che hanno deciso di aprire insieme. In Sex Education 2 il ragazzo torna a dispensare consigli agli adolescenti in difficoltà, ma questa volta non è l’unico. Jean, che non disdegna mai un’entrata a gamba tesa nella vita del figlio, viene infatti scelta per rivoluzionare il fallimentare programma di educazione sessuale della Moordale. Inizia così una vera e propria lotta concorrenziale tra le due cliniche, caratterizzate da metodi molto diversi: da una parte quella a pagamento di Otis, che utilizza un approccio più incoraggiante e un linguaggio più vicino ai ragazzi; dall’altra quella gratuita della madre, più densa di termini tecnici e ansiosa di legittimare il proprio status di dottoressa. Jean, inoltre, si occupa anche dei problemi degli adulti.

Che cos’è la famiglia?

Una delle novità più importanti introdotte da Sex Education 2 sono le relazioni stabili di Otis e Jean. Il primo, nonostante continui a conoscere il sesso esclusivamente in teoria, ha deciso di impegnarsi seriamente con Ola. La seconda, dopo una lunga serie di partner occasionali, ha iniziato qualcosa di più con l’idraulico Jacob. L’unico problema è che Jacob e Ola siano padre e figlia, gettando tutta la situazione nel caos più totale. Jean fa quello che può per far sembrare normali i loro rapporti, ma Otis fatica a digerire il nuovo assetto familiare. Maeve, dopo il traumatico passaggio del fratello nella sua vita nella prima stagione, deve accogliere la madre Erin all’interno della propria roulotte. L’ex tossica porta con sé la figlia più piccola avuta da un altro uomo e giura di voler cambiare vita una volta per tutte. La convivenza familiare si prospetta quindi piena di difficoltà per entrambi i protagonisti.

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Sex Education 2: serie che vince NON si cambia

Il successo della prima stagione di Sex Education è stato determinato da elementi ben precisi e gli avvenimenti della seconda attestano chiaramente l’intento dell’ideatrice Laurie Nunn: non allontanarsi troppo dalla strada sicura. Sebbene uno dei capisaldi della terapia psicologica sia l’uscita dalla propria zona di comfort, Sex Education 2 vi rimane in tutto e per tutto, dalla struttura ai difetti.

La struttura

Sex Education 2 prosegue sulla falsariga della stagione precedente, strutturando ogni episodio come una piccola seduta di terapia. La prima scena è sempre appannaggio dell’atto sessuale, che si consuma tra gli elementi della coppia che poi esporrà i propri problemi a Otis. Durante il coito, infatti, vediamo l’avvenimento che porta i ragazzi ad affidarsi alla clinica. Nel corso dell’episodio Otis riesce a trovare il tempo per ascoltare i pazienti e dispensare qualche decisivo consiglio. Nel finale la coppia ha finalmente risolto il problema grazie a Otis, che però si trova sempre a rimandare l’analisi dei propri. Rispetto a ciò che accadeva nella prima stagione, nella seconda la clinica si vede molto meno, diventando a tutti gli effetti una trama secondaria. Non una grande idea, se pensiamo che inizialmente tutti gli avvenimenti della serie ruotavano intorno a essa.

Uno specialista non all’altezza

Sex Education 2 dedica meno spazio alla clinica di Otis e Maeve, ma si porta dietro gli stessi difetti della prima stagione. Molte serie tv di successo appassionano gli spettatori grazie all’estrema bravura del protagonista in ciò che fa. Scandal, Grey’s Anatomy ed Elementary sono alcuni esempi di come le capacità superiori di un personaggio rispetto alla media possano costituire da sole un motivo di interesse. Otis dovrebbe dare la stessa sensazione in veste di terapista sessuale, ma non vi riesce: i consigli che dà ai suoi giovani pazienti sono troppo spesso gli stessi che un amico sprovvisto di conoscenze specializzate potrebbe dare. In altre parole Otis non riesce mai a legittimare il proprio status di psicologo, anche se improvvisato. Se pensiamo che uno dei meccanismi narrativi portanti della serie è quello del “dottore che non riesce a curare se stesso”, possiamo capire quanto questa mancanza di credibilità sia un problema.

Occasioni perse

Sex Education 2 è, al pari della prima stagione, piena di avvenimenti potenzialmente interessanti, capaci di cambiare radicalmente la vita dei personaggi. Purtroppo, però, molto spesso tali situazioni vengono risolte troppo velocemente o con eccessiva facilità, perdendo l’occasione di far decollare la trama. Per intenderci la seconda stagione presenta diversi accadimenti gestiti in modo analogo all’aborto di Maeve in prima stagione: avrebbe potuto essere un turning point pazzesco, ma si è rivelato praticamente senza conseguenze. Questa paura di turbare eccessivamente lo spettatore, alla lunga, può diventare dannosa per la serie Netflix.

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Un nuovo inizio, oppure no?

Il problema delle scelte senza conseguenze è evidente nella primissima puntata di Sex Education 2. Tutti i personaggi sembrano aver cambiato vita: c’è chi ha superato problemi personali, chi si è allontanato dalla Moordale e chi prova a voltare pagina dopo un brutto periodo. Nel corso di quaranta minuti scarsi, però, tutti sembrano tornare ad avvicinarsi cancellando gli strascichi della prima stagione. Otis, per esempio, ha superato il proprio blocco con l’autoerotismo e intrattiene una relazione stabile con Ola, decidendo così di chiudere la clinica sessuale. Gli basta incontrare Maeve, però, per riaprirla subito.

La ragazza lavora al chiosco dei pretzel al centro commerciale e non vuole più avere a che fare con la scuola e la clinica, salvo tornarci immediatamente dopo aver parlato con la madre. Adam, dopo aver baciato Eric, è stato trasferito alla scuola militare, ma si fa espellere nei primi giorni e torna in città. Jean si è riproposta di non intromettersi più negli affari e nella vita del figlio,  ma accetta di sviluppare in prima persona il nuovo programma di educazione sessuale della scuola.

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Sex Education 2 si porta dietro i difetti che avevano già caratterizzato la prima stagione. Man mano che si prosegue la serie sembra non avere da offrire molto di più della classica storia d’amore tra i due protagonisti, contornata da un numero di ship sempre crescente, senza disdegnare cambiamenti frequenti e repentini di preferenza sessuale. L’aspetto più preoccupante, però, è che troppo spesso le azioni e le situazioni sembrano non generare conseguenze.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.