L’universo di Spider-Man: vita, amori, nemici e comprimari del Ragno di casa Marvel

spider-man comprimari

uando parliamo dei numerosi comprimari di Spider-Man e della loro importanza nel panorama del fumetto dobbiamo compiere un’operazione non da poco. Quella di distinguere, nella trama del multiverso Marvel, il filo che compone le storie del nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere, per poi scoprire che si sta cercando di dipanare una complessa matassa di racconti, vite, personaggi, luoghi ed eventi con pochissimi eguali nella storia del comic americano. Certo potrebbe causare confusione l’utilizzo del termine Multiverso. Negli ultimi tempi il concetto è associato alle diverse realtà parallele che compongono le pubblicazioni di una casa editrice, siano esse gli Elseworld di DC Comics, o i tantissimi What If…? della Marvel.

Eppure, se ragioniamo attentamente, il concetto di Multiverso è in realtà molto più semplice e lineare. Se pensiamo alle pubblicazioni delle major del comic a stelle e strisce, vedremo che ogni singolo personaggio vive un universo parallelo rispetto a quello dei suoi “colleghi”. Batman ha le sue avventure, nelle quali occasionalmente fanno la propria comparsa altri eroi della Justice League, così come Iron Man si dedica da solo alla lotta per impedire che la propria tecnologia finisca in mani sbagliate e solo qualche volta Captain America smette di picchiare dei villain antipatriottici per ricordare a Tony i limiti dettati dalla morale.

Insomma, ogni testata fa storia a sé, per poi confluire in quelle pubblicazioni corali, come la JLA, gli Avengers o i diversi crossover. Universi narrativi diversi che diventano uno solo. Troppo spesso però gli universi narrativi finiscono per lasciarci delle lacune. Scarsa sembra essere l’attenzione degli sceneggiatori per la vita personale dei personaggi di contorno. Quanto è difficile immaginare la vita di Foggy Nelson distante dalle avventure di Daredevil? Ed è possibile per qualcuno di noi immaginare una vita privata per Alfred, una vita che non coinvolga la Bat-Caverna e l’assistenza a Bruce Wayne? L’eccezione, all’interno del fumetto, tuttavia esiste. Ed è proprio il nostro amichevole Spider-Man di quartiere che può contare su una nutrita galassia di comprimari su cui fare affidamento.

Tutto normale

Per meglio comprendere la realtà di questa affermazione è bene tornare al 1962, alla nascita del nostro Spidey. Quando Stan Lee affidò a Steve Ditko il soggetto (dopo aver scartato le idee di Kirby), Steve spiazzò l’intera redazione di Marvel Comics proponendo un personaggio decisamente diverso dagli standard dei supereroi presentati fino a quel momento. Peter Benjamin Parker, all’inizio della sua storia, è un ragazzo normale. Anzi, è a tutti gli effetti un nerd, un emarginato. La prima, famosissima vignetta disegnata da Ditko non ci presenta, come era comune per l’epoca, l’eroe che campeggia a tutta pagina col proprio costume. Vediamo un gruppo di giovani che organizza una festa, emarginando però un ragazzo che proietta alle proprie spalle la silhouette dell’eroe che diventerà. Una scena semplice, di (triste) vita quotidiana. Ma che racchiude in sé tutta la potenza dell’Uomo Ragno di Ditko.

In effetti l’autore non si limitò a dare corpo e china alle idee di Lee. Le trasformò in qualcosa di grandioso e accessibile a tutti, basandosi solo sulla realtà che lo circondava. I primi anni di Spider-Man furono segnati dal successo perché l’ispirazione era realistica, ispirata alla vita di tutti i giorni degli States in quella prima metà di anni Sessanta. Peter si muove in un mondo che i lettori potevano riconoscere e apprezzare, ma aveva anche qualcosa in più. Aveva dei personaggi di supporto veri e vivi come non mai. A iniziare dai suoi zii, May e Ben Parker.

I due anziani sono una coppia amorevole che ha cresciuto il nipote con affetto. Forse proprio per la sua fragilità lo hanno protetto da un mondo difficile, non facendogli mai mancare nulla. E non è un caso che proprio a loro si rivolga il pensiero di Peter una volta divenuto superumano. Il desiderio è quello di andare in televisione, diventare celebre in modo da sostenerli nella vecchiaia come loro lo hanno sostenuto nell’infanzia. Un sentimento genuino, in cui chiunque può riconoscersi. Proprio questo sentimento, così elevato, nasconde al suo interno una piccola vena di egoismo. In fondo la celebrità ha anche altri vantaggi, oltre a quello di dare sicurezza alle persone amate. Un eccesso di hybris che il nostro protagonista pagherà con la morte dell’amatissimo zio.

Se la storia dell’assassinio di Ben è divenuta nel tempo oggetto di ironia (colpa delle troppe rappresentazioni che fumetti, televisione e cinema ne hanno fornito) all’epoca fu il primo tassello di una mitologia destinata a rendere grandioso Spider-Man. E se è vero che la morte di una persona amata non era un espediente narrativo nuovo per il mondo del fumetto (pensiamo alla scomparsa dei coniugi Wayne), quella di zio Ben ebbe un impatto molto più profondo per le storie del Ragno. La sua intera carriera da eroe, il desiderio di fare del bene, è motivato da un senso di colpa per non aver fatto abbastanza. Non c’è volontà di vendetta od ossessione come per Batman o Daredevil a guidare il giovane che diverrà l’eroe in costume più popolare del mondo. È solo la consapevolezza che, facendo la scelta giusta, avrebbe risparmiato a se stesso e zia May un dolore atroce.

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Into the Spider-Verse: mentori, amici e amori

Immergersi nel mondo di Peter Parker significa anche confrontarsi con vari personaggi che donano a quell’universo narrativo una profondità unica. Spider-Man non è solo le avventure di un ragazzo divenuto supereroe troppo presto. È anche e soprattutto la storia di un giovane uomo e del mondo che lo circonda. Non esiste un personaggio, per quanto marginale, che non contribuisca a dipingere qualcosa sulla tela del ragno, aggiungendo un colore, una sfumatura, una lezione di vita che renderà Peter un eroe. Spidey è un personaggio particolare nella produzione Marvel, proprio per la sua posizione di giovanissimo divenuto superumano. I suoi primi obblighi dovrebbero essere quelli verso la famiglia e lo studio. Ma in un modo o nell’altro i suoi doveri di Ragno lo obbligano a modificare questa vita.

In questo sono proprio i comprimari di Spider-Man ad aggiungere una dimensione unica alle sue storie. Sono diversi i supereroi costretti a convivere con la diffidenza della folla, basti pensare agli X-Men. Ma l’Uomo Ragno è l’unico a provare un sincero affetto per uno dei suoi maggiori detrattori, ovvero J. Jonah Jameson. Il lavoro da fotografo per il Daily Bugle di Peter è ciò che gli permette di curare l’anziana zia. Nel tempo ha imparato ad apprezzare il lato buono del burbero Jameson, il quale a sua volta non ha mai nascosto una certa simpatia per il giovane Parker. Eppure nessuno più del vecchio Jonah ha mostrato di essere una nemesi irriducibile dell’Uomo Ragno. Più del Camaleonte, più di Venom, è lui che continua una crociata verso Spidey sin dalla sua comparsa.

Ma Jameson è solo uno dei molti personaggi che animano l’universo del Ragno. Se restiamo nell’ambiente familiare del Bugle, troveremo Robbie Robertson, stimato caporedattore del giornale. Robbie, con la sua gentilezza e la sua pacatezza, ha saputo costituire una figura paterna per Peter. Anche a lui si deve buona parte della morale di Spider-Man, al suo modo integerrimo di condurre le inchieste e alla sua deontologia professionale. Un insegnamento circolare che si rifletterà sull’eroe, stimato in maniera profonda dallo stesso Robbie. E, sempre nella redazione del quotidiano newyorkese, lavora Betty Brant, il primo amore del nostro Spidey. Se è vero che la storia tra Betty e Peter non andrà a buon fine, è altrettanto vero che la donna sarà la prima ad amare l’Uomo dietro al Ragno per quello che è: un ragazzo dolce e sempre disposto a sacrificarsi per coloro che ama.

Le relazioni amorose di Spider-Man sono probabilmente ciò che spicca tra i tanti comprimari del suo mondo. Non esiste una donna che Peter non abbia amato e che non abbia trasformato il suo universo. Abbiamo parlato spesso del trauma subito da Peter per la scomparsa di Gwen Stacy, ma anche della sua relazione con Mary Jane, una delle storie d’amore più belle nella panorama del fumetto. Come solo una bella relazione può fare, tutte le fiamme di Spidey hanno lasciato in lui un ricordo e un sentimento che gli ha donato forza nel corso degli, permettendogli anche di diventare un eroe migliore. Nessuna delle donne di Peter resta mai troppo a lungo sullo sfondo. Ognuna di loro ha una personalità capace di farla emergere e apprezzare al lettore. Niente a che vedere con le tante avventure amorose avute da Iron Man.

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Da grandi poteri, derivano grandi villain

Nel parlare dei molti personaggi che compongono lo Spider-Verse, sarebbe deplorevole lasciare da parte i cattivi. Su Spider-Man la Marvel sembra aver concentrato i maggiori sforzi per creare una serie di villain memorabili, capaci di rimanere impressi nella memoria dei lettori. Non ce ne vogliano gli sparring-partner di Iron Man come il Laser Vivente, o quelli di Cap come il temuto Batroc il Saltatore e Gamecock (sic!). Ma da sempre è Spidey ad avere i cattivi migliori contro cui confrontarsi.

Non è solo una questione estetica. Vero, personaggi come Venom, Green Goblin e Mysterio hanno un colpo d’occhio eccezionale. Ma sono la storia e i poteri di questi villain e renderli unici, il modo in cui essi sono stati concepiti a partire dagli anni di Steve Ditko. Il primo grande disegnatore di Spider-Man volle infatti concentrarsi per prima cosa su personaggi che fossero realistici. Nemici come l’Avvoltoio, il Camaleonte, Dottor Octopus avevano caratteristiche che li rendevano a modo loro plausibili, perfettamente calati nel contesto di normalità vissuto dall’Uomo Ragno nei primi anni di pubblicazione.

Ma a rendere unici questi personaggi fu il gioco di specchi attuato dagli sceneggiatori sulla morale di Spider-Man, facendo di questi comprimari l’opposto morale del nostro Ragno. Ogni cattivo di Spidey funziona proprio per il suo essere una versione distorta dell’eroe e delle sue principali qualità. Mysterio è l’ossessione per la celebrità e il desiderio di essere riconosciuti, laddove Peter non desidera ricompense al di fuori dell’azione svolta. Octopus mostra una biografia del tutto simile a quella di Spidey, avendo vissuto una vita da emarginato e trovando nello studio e nella scienza la propria rivalsa personale, fallendo però al momento di focalizzare i propri obiettivi su qualcosa di buono. Norman Osborn e il Goblin sono un’estremizzazione di una doppia vita, esattamente come quella che vive Peter Parker quando indossa il costume.

Anche se non tutte le ciambelle sono uscite col buco (siamo certi che nessuno sia fan di Boomerang e Override) è innegabile che, nella galassia degli eroi Marvel, Spider-Man abbia potuto vantare i villain con maggiore spessore psicologico, capaci di emergere fino al rango di comprimari. Lati opposti della luminosa medaglia del Ragno che, da ormai ottant’anni, ci consentono di apprezzare maggiormente la semplicità con cui Peter ha scelto la via del bene, continuando a perseguirla nel corso di questi decenni.

Il più grande merito degli sceneggiatori è sempre stato quello di non separare mai il Ragno dell’uomo, nemmeno nel confronto con i cattivi. Nella vita di Peter si riflettono tutte le battaglie compiute da Spider-Man, così come trionfi e fallimenti di quest’ultimo andranno a cambiare la vita del giovane. Un cerchio, una storia senza inizio e senza fine, nel quale ruotano numerosi personaggi caratterizzati in maniera magistrale.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.