Certe battaglie non finiscono mai (davvero!)

Sono oltre quaranta anni che si discute dell’enorme affresco spaziale inventato da George Lucas: per alcuni Star Wars è una specie di religione, per altri resta solo una bellissima produzione cinematografica, per altri ancora è un pretesto per inventare qualsiasi tipo di modo per divertirsi a tema. Si pensa subito ai videogame, ovviamente, con il buon Battlefront 2 in circolazione (al netto di tutte le polemiche che l’hanno attorniato), ma non esiste solo il gioco elettronico.

Asmodee porta sulle nostre tavole il bello e impossibile Star Wars: Rebellion, una versione da tavolo dell’enorme sfida e lotta tra l’Impero di Darth Vader e i Ribelli di Luke Skywalker.

star wars rebellion recensione

GIGANTESCO!

Prima di addentrarci nel gioco in quanto tale, dovete sapere una cosa, importantissima: Star Wars: Rebellion oltre ad essere un gran gioco è soprattutto un gioco grande. Già dalla scatola, imponente, si capisce che il pacco è estremamente ricco, potremmo dire sontuoso.

Da una parte il tabellone di gioco, che dovrebbe rappresentare l’intera Galassia Lontana Lontana, è così vasto che è stato diviso in due parti che vanno affiancate. Vi possiamo assicurare che solo il tabellone di gioco occupa quasi un intero tavolo per sei persone.

E poi, dalla scatola di Mary Poppins, vi ritroverete a tirare fuori decine e decine di Miniature, finemente realizzate, e, anche se di dimensioni ridotte, ricche di particolari e perfettamente caratterizzate.

Siccome è la guerra tra Ribelli e Impero quella che imperversa, le figurine sono divise in due gruppi, quelle chiare a rappresentare gli amici di Luke e Leia e quelle grigio scuro per i seguaci di Darth Vader. Per sottolineare ancora che per questo gioco sono state fatte le cose in grande, le figure che emergeranno dai meandri della scatola cono ben 153 (CENTOCINQUANTATRE!), divise in maniera impari tra Ribelli (64) e Impero (89), in una perfetta declinazione di plastica della disparità di mezzi con cui combattevano le due fazioni. Tra le fila imperiali ci sono ben due Morti Nere (ché una non basta!) e le loro versioni distrutte e degli Star Destroyer di dimensioni quasi pornografiche, che si affiancano agli AT&T e agli ST&T e alle truppe carne da cannone. Invece tra le fila della Resistenza, le dimensioni delle navi e la loro capacità offensiva sono decisamente più concentrate e meno imponenti, con gli X-Wing e gli Y-Wing a far da padrone.

Come se tutto questo non fosse abbastanza, il gioco mette a disposizione qualche mazzo di carte, CINQUE per la precisione, nutriti e carichi di meraviglie, divisi tra carte Obiettivo, Carte Progetti, Carte Sonda, Carte Azione, Carte Tattica, carte su carte, insomma. Le loro dimensioni sono diverse a seconda della categoria a cui appartengono e tutte finissimamente disegnate e lavorate. La loro rigidità e la loro resistenza assicura una lunga durata senza che l’usura ne danneggi i bordi e le renda troppo morbide.

La stessa cura è stata dedicata per la realizzazione e la stampa degli artwork su ciascuna faccia, in una grafica ben allineata con l’iconografia della Prima Trilogia di Star Wars. Alcune immagini richiamano gli stili quasi pittorici di Drew Struzan, l’autore delle locandine dei primi tre film.

Il piatto si arricchisce con dei segnalini di cartoncino che raffigurano i Leader delle due fazioni, che altro non sono se non alcuni dei personaggi iconici della trilogia classica di Star Wars, da Luke Skywalker a Obi One-Kenobi, fino a Darth Vader e l’Imperatore Palpatine. Ogni personaggio è caratterizzato da alcune abilità speciali e alcune abilità uniche, da sfruttare in sede di strategia di gioco.

Se pensate che il contenuto della scatola sia terminato, allora mettetevi comodi che dobbiamo ancora tirare fuori tutti i segnalini, un paio di indicatori di Sistema Distrutto (che te ne fai di una Morte Nera se non puoi sterminare almeno un pianeta?), e gli immancabili dadi, ben 10 di due colori diversi.

E finalmente con questo possiamo davvero dire di aver sparso il contenuto del gioco in giro per la stanza, perché lo spazio richiesto è davvero tanto, che spesso la soluzione migliore è lasciar perdere il tavolo e mettersi a terra, direttamente sul pavimento.

Analogamente, potrete capire come il set-up del gioco sia una procedura lenta e che porta via un discreto quantitativo di tempo, e se è la prima volta, allora mettete in conto che prima di iniziare a giocare, dovete passare un’oretta buona a sistemare il piano di gioco.

Il gioco vi richiederà molta dedizione, segnatevi queste parole, perché ritorneranno spesso in questa veloce review.

Che lo show abbia inizio!

Se siete sopravvissuti al setup, allora è tempo di iniziare a giocare.

Lo scopo di ogni partita, da affrontare uno contro uno, fidatevi (la modalità a quattro giocatori è una fregatura e non serve quasi a niente se non a coinvolgere le fidanzate o i fidanzati) è ricreare le battaglie galattiche tra i Ribelli e gli Imperiali. Da una parte della plancia ci sarà il Signore dell’Oscurità, dall’altra la Via Della Luce.

L’andamento del gioco segue un canonico sistema a turni, descritto in maniera estensiva nell’esaustivo e lunghissimo manuale delle istruzioni. Parliamoci chiaro una volta per tutte: questo gioco è complicato. Non è un titolo realizzato per i giocatori della domenica, ma racchiude in sé delle meccaniche estremamente profonde, molto articolate e che metteranno a dura prova la vostra capacità strategica. Se questo sia un bene o un male, lo vedremo tra un po’.

La partita si articola per turni, evidenziati da un segnalino che si muove progressivamente sullo schema-turni dal numero uno verso il 16. Per ogni turno nella prima fase, di pianificazione, alternativamente, gli Imperiali e i Ribelli compiono le medesime azioni: scelgono dei Leader iconici dalla loro riserva e li assegnano a delle missioni da svolgere nella galassia, avendo cura di studiare le abilità di ciascun personaggio. Questa prima fase si fa a carte coperte.

Le Missioni sono varie e sono perfettamente calate nella parte che state impersonando. Non vi aspettate di dover invadere Coruscant con Luke Skywalker in testa alle vostre truppe, non avverrà mai. Invece è molto più facile e redditizio portare a termine le missioni diplomatiche dei Ribelli per acquisire sempre più influenza. Sul versante imperiale, il discorso è esattamente opposto: siete una forza distruttrice e prevaricatrice, questo è il vostro lavoro e il vostro scopo è la conquista. Andate e distruggete.

Nella seconda fase, si risolvono le missioni, si lanciano i leader in giro per la Galassia e si organizzano i segnali di Influenza per i Ribelli e di Soggiogamento per gli Imperiali.

In questa fase si articolano anche le battaglie che sono un vero delirio, per la progressione di scontri via terra, spaziali via aria e gli sputi che inevitabilmente i giocatori si lanceranno. Purtroppo, se da una parte è interessante studiare i mezzi a disposizione e vedere come sono state ricreate le debolezze e i punti forza di ciascuna unità, dall’altra le battaglie sono lente e lunghe. Tra l’altro per concept, i combattimenti diretti vedranno sempre svantaggiato il giocatore Ribelle, che se la deve vedere con una forza di invasione cospicua e agguerrita come quella imperiale. Quindi alla fine, le battaglie sono sempre (o quasi) un susseguirsi di tentativi di abbattimento da parte del giocatore Imperiale e tentativi di fuga da parte del giocatore ribelle.

Per fortuna le missioni sono estremamente varie e diversificate per le due parti, lasciando quindi molta libertà di strategia, considerando anche che è possibile per l’Impero catturare leader nemici e estrarre informazioni con la forza e per i Ribelli sabotare i sistemi planetari. La guerriglia spaziale, in questo senso, dona un’ulteriore dimensione al già ricchissimo piatto che Star Wars Rebellion offre.

Dopo la fase di azione, risolti tutti i combattimenti, si passa alla fase di ripristino, cruciale per tre motivi. Il primo è che il segnalino di round viene spostato in avanti. Il secondo è che in base ai sistemi occupati, i due giocatori iniziano a costruire unità, rimpolpando le proprie file, secondo un ordine di costruzione prestabilito in base al tipo di unità (per uno Star Destroyer ci vorranno diversi lunghissimi turni, mentre per un fante basterà aspettare pochissimo). E il terzo: il giocatore ribelle risolve gli eventuali obiettivi che ha raggiunto, obiettivi segreti che variano dall’avere influenza o basi su un intera sistema, o altre attività di disturbo anti-imperiale. Questi obiettivi servono a far avanzare a ritroso lungo la linea temporale dei round il segnalino ribelle.

Gameplay Asimmetrico

Perché?, vi starete chiedendo.
Questo ci porta alle condizioni di vittoria del gioco.
Da una parte, il giocatore imperiale ha un solo compito: sgominare i ribelli, scovando la loro base nascosta in mezzo alla Galassia e distruggerla senza tanti complimenti. Per fare questo, ha a disposizione un numero limitato di turni.

Per i Ribelli il gioco è completamente diverso: la loro priorità è sopravvivere, cercare di mantenere la base nascosta, eludere le ricerche nemiche, giocando di bluff e sviando con le proprie azioni la strategia imperiale. Nel frattempo, la risoluzione degli obiettivi fa sì che il segnalino Ribelle si muova a ritroso lungo la linea dei turni. Se il segnalino ribelle incontra l’indicatore dei turni, il giocatore imperiale è un giocatore morto e la partita se la aggiudicano i seguaci di Luke Skywalker.  

Questo approccio è un perfetto esempio di gameplay asimmetrico, costruito ad arte per generare due tipi completamente diversi di approccio al gioco. Star Wars Rebellion fa di tutto per caratterizzare le due fazioni. Se siete Imperiali vi sentirete potentissimi, pieni di miniature, con la capacità di invadere, soggiogare e distruggere interi pianeti con il solo schiocco delle dita. La vostra potenza distruttiva vi darà tutta la forza necessaria ad affrontare la logorante battaglia di nervi per la ricerca della base nemica.

I Ribelli sono di tutt’altra pasta. La sensazione a essere un ribelle è quella di essere perennemente svantaggiato, in inferiorità numerica, succube delle azioni militari di amplissima portata del proprio avversario. Ed è così effettivamente. Il gioco è sbilanciato, ma DEVE esserlo, perché nella realtà delle battaglie descritte nei film, i Ribelli non si lanciavano quasi mai in mischia e quando lo facevano perdevano inevitabilmente. Da questo punto di vista il gioco ricalca perfettamente l’atmosfera che si respira tra i fotogrammi della pellicola originale. Essere un ribelle significa agire di soppiatto, fare guerriglia e cercare il sostegno delle popolazioni locali, sempre comunque prone all’invasione imperiale.

Il ribelle gioca in fuga perenne, cercando di mettere quanti più anni luce possibile tra lui e le fregate imperiali, nascondendosi e sperando che il tempo scorra abbastanza velocemente da permettergli di essere vincitore.

Forse, l’asimmetria di questo gameplay per certi versi mina la gioia delle vittorie. Se da una parte, con gli Imperiali si vince con un bel po’ di fuochi d’artificio, esplosioni e almeno un pianeta distrutto, dal versante Ribelle è tutto molto smorzato. Non si ha la sensazione di vincere per davvero, ma solo di essere sopravvissuti più a lungo del previsto, e di aver gabbato l’Impero come un bravo ghost warrior. Non emerge quella corroborante felicità nell’abbattere per forza una Morte Nera qualsiasi, tra missili nei condotti e X-Wing in fiamme. Ma d’altronde anche questo fa parte della caratterizzazione del gioco: i Ribelli vinceranno probabilmente, ma su larga scala e in altre misure.

Verdetto

Star Wars Rebellion è un gioco tosto, lungo (ogni partita può durare dalle due alle quattro ore e spesso non riuscirete a farne più di una al giorno, tanto che la fine viene vista quasi come una liberazione, chiunque si porti a casa la vittoria), difficile, ma sicuramente è un gioco che vi darà delle enormi soddisfazioni una volta presa conoscenza e coscienza della pletora di regole e modificatori. Per fortuna il manuale in italiano è comprensibile e molto approfondito ed è affiancato dal piccolo vangelino che è il Compendio delle regole, che vi salverà in situazioni dove l’accoltellamento è sempre dietro l’angolo.
La creatura di Corey Konieczk metterà a dura prova la vostra pazienza e la vostra perseveranza, chiedendovi di giocare ancora e ancora, perché solo questa è la via per apprendere fino in fondo quanto è bello questo titolo. Purtroppo, la sua complessità è anche il suo tallone d’Achille: è sicuramente dedicato a tutti gli affezionati dell’Universo inventato da Lucas, imprescindibile per i fan di Skywalker e company, ma da prendere con una certa cautela per tutti coloro che si vogliono avvicinare per la prima volta a un gioco a tema. Indubbiamente, se avete tempo e siete molto motivati, il gioco vi offre una confezione estremamente ricca e realizzata alla perfezione che vale ogni singolo euro che spenderete. Le miniature sono tante e se come noi vi divertite a dipingerle, allora avrete a disposizione materiale per tantissime serate. Inoltre, e questo credo che sia una cosa quasi unica, le bustine di tutte le carte, dei dadi e della plancia di gioco sono corredate di cernierina di plastica. Insomma, fatevi bene i conti, perché se decidete di entrare in questo universo, allora c’è il rischio che ne veniate risucchiati e non ne usciate mai più.

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.